Clima e sesta estinzione di massa, Wwf: «L’Orso polare è la punta dell’iceberg»

Alla vigilia di Earth Hour-Ora della Terra, il più grande evento globale per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sul cambiamento climatico e sull’urgenza di agire ora, il Wwf ha diffuso il rapporto “Cambiamenti climatici e sesta estinzione di massa”, secondo il quale  «L’effetto-clima sulle specie animali e vegetali è un amplificatore della “Sesta estinzione di massa” che l’uomo sta provocando nei confronti della ricchezza della vita sul pianeta. Ma, al contrario delle prime 5 estinzioni già avvenute, non è frutto di fenomeni geologici naturali ma avanza rapidissima ed è causata da una sola specie: l’uomo».

 

Il cambiamento climatico agisce  attraverso i cambiamenti nelle temperature terrestri e marine, le modificazioni nel regime delle precipitazioni, nel livello dei mari, nell’estensione e nella durata dei ghiacci terrestri e marini, nell’albedo,  nelle frequenza e nell’ intensità degli eventi meteorici estremi.

 

In alcune situazioni i cambiamenti climatici sono il principale fattore di degrado e distruzione degli ecosistemi come ad esempio le barriere coralline: questi ambienti stanno morendo a causa del fenomeno del bleaching dovuto alla scomparsa delle zooxantelle, alghe unicellulari capaci di fotosintesi che forniscono anche il colore ai polipi dei coralli che non sopportano incrementi della temperature del mare oltre un certo limite e causando quindi la morte dei polipi che formano le formazioni coralline che stanno ormai scomparendo a ritmi accelerati. I cambiamenti climatici  in altre situazioni aggravano e amplificano gli effetti di altre azioni causate dall’uomo come la deforestazione, l’inquinamento, il prelievo insostenibile di risorse naturali, la frammentazione e il consumo di suolo, la diffusione delle specie aliene, ecc. Molti studi confermano i cambiamenti nei cicli vitali di piante e animali (ad esempio la riproduzione, la migrazione), mentre altre analisi mettono in rilievo l’alterazione di importanti connessioni spaziali e temporali tra le specie frutto di milioni di anni di evoluzione: ad esempio le connessioni tra insetti impollinatori e le fioriture delle piante, o fra prede e predatori. Questo perché ogni specie reagisce in modo diverso a cambiamenti così repentini e in diversi casi purtroppo non riesce neanche a reagire e si estingue come e’ accaduto per esempio al rospo dorato.

 

Per gli ambientalisti del Panda il simbolo dell’effetto clima sulla fauna è senz’altro l’orso polare: «con la progressiva riduzione della banchisa polare rischiamo di perdere i due terzi degli orsi polari entro il 2050. E’ proprio di questi giorni la conferma della riduzione dell’estensione dei ghiacci marini più impressionante mai registrata in Artico, dove vive questa specie: il ghiaccio marino dell’Artico ha visto il livello minimo primaverile mai registrato in 38 anni di misurazioni satellitari. La sua estensione massima si è ridotta al ritmo del 3% ogni 10 anni. In aggiunta alle tante e complesse conseguenze per il sistema climatico,  per l’orso tutto diventa difficile in quanto hanno bisogno di superficie ghiacciata sia per scavare la propria tana sia per inseguire le prede».

 

Per quanto riguarda l’Antartide,  il Wwf dice che «Il 75% della popolazione dei pinguini di Adelia potrebbe scomparire se le temperature del globo cresceranno di 2°». Ma le cos non vanno meglio anche dove fa molto più caldo: «Stime pubblicate su Nature da autorevoli ecologi ci dicono che rischiamo di perdere fino al 70% delle specie di passeriformi migratori in Australia e ai tropici a causa del climate change, mentre lo stesso panda, pur se in lieve ripresa numerica è minacciato dal clima che cambia, in quanto dipende strettamente dalle foreste di bambù».

 

Comunque, gli ambienti più colpiti sono quelli freddi, dai poli alle montagne himalayane, dove a grande rischio è il leopardo delle nevi, alle Alpi, dove negli ultimi 40 anni la superficie dei ghiacciai si è ridotta del 40 e dove «L’aumento delle temperature e la conseguente riduzione dell’innevamento stanno mettendo letteralmente in ginocchio specie che si sono adattate agli ambienti estremi: lo stambecco, l’ermellino, il fringuello alpino la pernice bianca sono le specie simbolo del cambiamento climatico in Italia. La stagione vegetativa nelle aree montane dove vivono gli stambecchi è sempre più anticipata, cosicché i prati si sono impoveriti di proprietà nutritive e non offrono ai capretti il foraggio adatto alla loro nutrizione nel momento critico dello svezzamento. La loro sopravvivenza è scesa dal 50% negli anni ’80 al 25% di oggi».

 

Nel Mediterraneo si assiste ormai ad un vero e proprio processo di tropicalizzazione del bacino: con l’aumento delle temperature si assiste all’invasione inarrestabile di specie aliene (sia introdotte dall’uomo che in arrivo dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez) . In Mediterraneo orientale, nelle acque libanesi e siriane, le specie non indigene hanno già superato il 50% in peso nella cattura della pesca e in Mediterraneo si contano ormai oltre mille specie aliene, di cui un centinaio sono ritenute pericolose per la biodiversità del bacino, l’economia o la salute.

 

La classe animale più colpita dall’estinzione è però quella degli anfibi: «come l’ululone dal ventre giallo – dicono al Wwf – a causa dei loro complessi cicli vitali che si svolgono tra terra e acque dolci, dove si fanno sentire siccità o regime delle precipitazioni, il 33% di queste specie è inserito nella lista rossa Iucn».

 

Un’analisi dello stato delle specie di mammiferi e di uccelli monitorate dalla Lista Rossa delle specie minacciate dell’International union for conservation of nature (Iucn) indica che «quasi la metà (il 47%) delle specie di mammiferi monitorate e quasi un quarto delle specie di uccelli (24.4%) subiscono l’impatto negativo dovuto ai cambiamenti climatici. In totale si tratta di circa 700 specie». Il fragile ghepardo corre altri pericoli a causa dell’aumento della temperatura che sta provocato una netta riduzione della fertilità maschile.

 

In questo disastro climatico  creato dall’uomo c’è anche chi trare vantaggio dagli inverni più caldi, come alcune specie di zanzare, portatrici di malattie che aumenteranno, come la dengue, la febbre gialla e la malaria; in aumento. Il Wwf sottolinea che «Anche nel Mediterraneo le meduse, i parassiti degli alberi che sono anche, in diversi casi, specie aliene per i luoghi in cui dopo la colonizzazione le loro popolazioni esplodono, come alcuni coleotteri tra cui Dendroctonus ponderosae che vive alimentandosi sui pini nel Nord America o il punteruolo rosso, responsabile della moria di palme anche in Italia, o altri insetti come la vespa cinese Dryocosmus kuriphilusresponsabile della malattia di molti castagni».

 

La presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, conclude:«Ormai la scienza ci dice che i cambiamenti climatici ci stanno conducendo in un territorio ignoto, mai visto da quando esiste l’esperienza della civiltà umana. Questo territorio ignoto è drammaticamente collegato con quella che il Wwf ricorda essere la sesta estinzione di massa della ricchezza della vita sulla terra. Earth Hour, che si svolgerà sabato prossimo, è il nostro modo di chiedere a tutte le persone di mobilitarsi e diventare parte attiva del cambiamento: attraverso un piccolo gesto personale (quello di spegnere le luci per un’ora) un impegno concreto nei confronti del nostro Pianeta. Sabato prossimo il popolo di Earth Hour, fatto di  persone, comunità e organizzazioni farà sentire di nuovo la propria voce  per chiedere di accelerare gli impegni verso una rapida decarbonizzazione delle nostre economie e per limitare il riscaldamento secondo l’impegno assunto con l’Accordo di Parigi: agli accordi e agli impegni, ora, devono seguire i fatti, concreti e misurabili».

 

FONTE: http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/clima-sesta-estinzione-massa-wwf-lorso-polare-la-punta-delliceberg/

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