Cambiamenti climatici e povertà sono strettamente connessi

La povertà rende vulnerabili. Anche ai cambiamenti climatici. Ma se la prima correlazione è ormai assodata, il legame tra vulnerabilità e clima, soprattutto in relazione alla sicurezza alimentare, non è stato ancora sufficientemente analizzato. Lo sostiene il Consorzio dei centri internazionali di ricerca agricola (CGIAR), per bocca di Dhanush Dinesh, coordinatore del programma di ricerca sentito dalla FAO il 19 aprile.

Troppo pochi sono gli studi che indagano il rapporto tra povertà e cambiamenti climatici, spiega Dinesh, ma la scarsità di risorse potrebbe avere impatti su larga scala nei paesi più in difficoltà. Molte persone potrebbero non avere i mezzi per conseguire misure di adattamento necessarie alla loro sopravvivenza. I paesi poveri dipendono ancora dalla pioggia per l’irrigazione e di conseguenza per il loro sostentamento. Queste comunità sono quindi particolarmente vulnerabili in un mondo che si scalda. La frequenza e l’intensità crescente degli shock climatici incide sulla loro capacità di vendere un surplus agricolo, il che significa minore capacità di reinvestire gli utili nelle aziende agricole e in altre attività di sussistenza, e infine minore possibilità di rispettare una dieta nutriente. Il timore è che 100 milioni di persone possano essere spinte nel baratro della povertà estrema dal riscaldamento globale.

 

Il quadro internazionale della ricerca scientifica, sostiene il coordinatore delle ricerche del CGIAR, organismo finanziato da stati e organizzazioni internazionali, è inoltre a macchia di leopardo: se nel sud-est asiatico il tema della povertà è studiato spesso anche in relazione ai cambiamenti climatici, nella regione del Pacifico c’è un sostanziale buco nero. Ma per sviluppare politiche di adattamento servono dati, che al momento latitano. E anche lì dove sono stati raccolti, in ambito agricolo sono state prese poche precauzioni. Se da una parte sono stati fatti investimenti per modificare le pratiche agricole, dall’altra non si è creato un sistema di assicurazioni, né è stato varato un programma per garantire la sicurezza alimentare o si è investito in sistemi di allerta precoce per evitare i disastri.

Il consiglio di Dinesh è puntare sull’agricoltura intelligente in relazione al clima. Con le tecnologie attualmente disponibili, sostiene, si può soddisfare solo una parte del target di riduzione delle emissioni di gas serra in questo settore, che rappresenta circa un decimo di quelle globali.

 

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