Aziende USA sempre più green, nonostante Trump

Se pensate che gli USA governati da Donald Trump abbiano preso una strada in direzione opposta alla lotta ai cambiamenti climatici, vi sbagliate. Nonostante il supporto al carbone e ai combustibili fossili, l’abbandono dei trattati per il clima e il molto rumore ogni volta che se ne presenta l’occasione, quello eco-sostenibile è anche in America uno dei business più vitali, il mondo corporate ci investe e la politica non lo intralcia. Lo sa bene Enel Green Power, maggior produttore di rinnovabili al mondo che, con 4.3 GW nel solo Nord America, genera quattro volte l’energia necessaria allo stato del Massachusetts, quasi sette milioni di abitanti. E ha in quello statunitense uno dei suoi mercati più importanti.  

 

Sono infatti numerose le maggiori compagnie d’Oltreoceano che, sia per motivi di necessità che di immagine, si stanno convertendo al green. Se ne è parlato presso l’università di Harvard, nei pressi di Boston, durante l’ultimo #EnelFocusOn, talk globale giunto alla sua decima edizione proprio nel prestigioso ateneo americano. Il tema: “How corporate America is going green”; gli ospiti: personaggi di spicco nel mondo aziendale statunitense, ma anche nella lotta al cambiamento climatico.  

 

Come Amy Davidsen, Direttore Esecutivo della ONG The Climate Group-North America e keynote speaker dell’evento, per cui l’unica strada è quella di unire le grosse corporation, le ONG, le utility e i governi per realizzare insieme un cambio di paradigma nelle politiche e nei mercati. Il tutto, ovviamente, attraverso l’innovazione tecnologica, e indipendentemente da ciò che viene detto dal presidente americano quando si parla di climate change. “Anche se l’amministrazione USA volta le spalle alla green economy e si focalizza sulla promozione dei combustibili fossili, non è in grado di contrastare lo sviluppo della prima”, spiega a La Stampa Tuttogreen il Direttore del Climate Group: “Quello che vediamo è che le aziende stanno comunque procedendo verso una maggiore sostenibilità e innovazione”. Attraverso una massiccia adozione delle rinnovabili come fonte di energia, appunto, ma parallelamente anche la progressiva elettrificazione delle proprie flotte di mezzi. “L’amministrazione USA al momento sta abbassando gli standard di efficienza nei consumi di carburante, e questo è un problema – puntualizza l’esperta americana – Ma su base volontaria molte compagnie stanno decidendo di convertirsi all’e-mobility e altre soluzioni sostenibili a livello di mobilità. Il che è importantissimo, visto che le emissioni legate al settore dei trasporti sono in crescita e creano enormi problemi a livello di inquinamento e di danni alla salute”.  

 

Ma al di là di inquinamento e salute, negli Stati Uniti il mondo corporate si fa sempre più verde per un semplice motivo: è molto redditizio. Ne è convinta Angie Slaughter, Vicepresidente del settore sostenibilità di Anheuser-Busch-North America, maxi produttore di birra che lo scorso settembre ha a sua volta annunciato un accordo con Enel Green Power per l’acquisto di oltre 152 MW di energia pulita, la metà del consumo annuale dell’azienda (per produrre 20 miliardi di bottiglie l’anno). Un bel cambiamento, se si pensa che solo nel 2017 il 98% dell’energia usata da Anheuser-Busch proveniva da fonti fossili. “Per noi la conversione alle rinnovabili presenta solo vantaggi”, afferma Slaughter: “A partire dal prezzo, ormai al pari o minore di quello delle energie tradizionali. Ma anche per motivi di immagine, visto che la maggioranza della popolazione, e soprattutto i millennial, ha molto a cuore questi temi e vuole investire solo in aziende sostenibili”.  

 

Della stessa opinione Peter Freed, Energy Strategy Manager di Facebook, altro colosso americano (nato proprio nelle aule di Harvard) che già dal 2011 punta al 100% di energia rinnovabile per i suoi consumi energetici entro pochi anni. Primo obiettivo in questo senso, per l’azienda di Menlo Park, raggiungere entro la fine del 2018 il 50% di energia da fonti rinnovabili per i suoi Data Center. Al momento sono 8, cinque negli USA e gli altri collocati in Irlanda, Svezia e Danimarca. Il prossimo, quello di Papillion, verrà costruito in prossimità del parco eolico di Enel Green Power a Rattlesnake Creek, in Nebraska, proprio per essere completamente “carbon neutral”. Solo da questo impianto Enel, con cui Facebook collabora ormai da qualche anno, la compagnia di Mark Zuckerberg acquisterà 320 MW di energia. “Siamo molto lieti dei progressi e molto orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto. Del resto, siamo un’azienda globale, e vogliamo trovare soluzioni per quello che è un problema globale”, spiega Freed: “Finché non saremo al 100% di energia da fonti rinnovabili, una delle nostre priorità è di reimmettere nella rete energie rinnovabili per compensare ciò che ancora consumiamo da fonti tradizionali.” 

 

“Make America green again!”: si può riassumere con questo slogan quanto sta succedendo negli USA. “La percezione da fuori gli Stati Uniti è che l’amministrazione Trump sia in qualche modo contro il movimento per combattere il climate change. Una percezione che si ha in tutto il mondo sottolineata anche dal ritiro degli USA dagli accordi sul clima di Parigi”, spiega Ryan O’Keeffee, Responsabile della Comunicazione di Enel Group: “Quello che però noi vediamo sul campo è un supporto molto forte, soprattutto da parte dei singoli Stati con i rispettivi governatori e regolatori.”  

 

E se negli USA la situazione si fa sempre più green, anche in Italia l’impegno di Enel per una progressiva decarbonizzazione è a buon punto. Soprattutto se si parla di abbandono del carbone, fonte di energia, ha ricordato O’Keeffee durante lo stesso FocusOn americano, che non ha più senso né a livello ambientale, né finanziario. “Con il progetto Futur-e stiamo chiudendo solo in Italia 23 impianti a carbone che hanno una capacità complessiva di 13mila megawatt”, sottolinea O’Keeffee: “È la capacità del Belgio, che abbiamo tolto dal sistema energetico e stiamo convertendo in altre attività”. 

 

“Let’s make Italy green again!”, allora. Se lo può fare l’America di Donald Trump, di sicuro si può fare anche da noi. Tenendo presente un punto fondamentale, forse il più importante emerso durante l’evento di Boston: non basta l’impegno delle grandi aziende, neppure se supportato dalla politica. È necessaria una vera e propria rivoluzione culturale a livello globale, un cambiamento profondo del modo in cui concepiamo l’energia, la mobilità, ma anche il business. Come dimostra il caso americano, è anche il modo più efficace per risollevare anche l’economia.  

 

di Andrea Bertaglio

 

FONTE: http://www.lastampa.it/2018/07/11/scienza/aziende-usa-sempre-pi-green-nonostante-trump-GNQz4CkBbjvPnlKPfFH5lJ/pagina.html