Il dibattito finale Trump-Biden è uno scontro su tutti i fronti

«Tra circa 90 minuti non dovrete mai più assistere a un dibattito con Trump. Aggrappatevi a questo». Cosi avvertiva Jennifer Rubin, commentatrice Never Trumper del Washington Post. Non si sa ancora se sarà così. Stavolta, al netto delle balle dette, non è stato un delirio come il primo. Donald Trump ha avuto toni più normali, non ha interrotto perché quando parlava Joe Biden il microfono era muto, almeno fino a un certo punto. 

 

Chi ha vinto

La maggior parte dei commentatori dice che in questo dibattito a Nashville ha vinto Krister Welker, la moderatrice che ha tenuto a bada Trump e non ha fatto domande compiacenti a Biden.  Trump ha mentito senza urlare, e ne è uscito meglio del primo dibattito, già passato alla storia come “the shitshow”. Biden ha tenuto, e dovrebbe bastare. L’instant poll della Cnn lo dà vincitore col 53 per cento contro il 39 per cento di Trump (nel dibattito-shitshow aveva vinto col 60, ma Trump aveva lavorato per lui).

 

Trump e il coronavirus

Ha esordito con una bugia. Non è vero che «ci si aspettava che morissero 2 milioni e 200 mila persone» e che due milioni si sono salvate grazie a Trump; e non arriveranno «in poche settimane» vaccini «che distribuirà l’esercito» (a Trump piace far fare cose all’esercito).

 

Biden ha replicato: «È la stessa persona che ci diceva sarebbe finita a Pasqua, che sarebbe finita per l’estate. Stiamo per attraversare un inverno cupo».

 

Trump ha preso in giro Biden che stava a lavorare dal seminterrato, lui invece ha preso il virus perché vede gente ed è guarito. Biden ha detto che a volte servono chiusure e che l’amministrazione non da’ un cent, Trump ha detto che il figlio Barron è guarito benissimo.

 

La sicurezza nazionale

In uno scambio che a Roma verrebbe classificato come “bue che dice cornuto all’asino”, Trump non ne ha parlato, e ha accusato Biden & figlio di corruzione. Si è parlato di Hunter Biden e degli affari di Trump che c’entrano con la sicurezza nazionale. Russia e Iran stanno hackerando database elettorali. Biden ha detto «pagheranno un prezzo». Trump ha detto che «Joe era amico dell’ex sindaco di Mosca, la sua famiglia ha preso tre milioni e mezzo di dollari.» Mentre pare che Putin voglia la sconfitta di Trump, perché «nessuno è stato duro con la Russia come Donald Trump» e ha attaccato Biden sul figlio Hunter e le sue emails.

 

Biden ha replicato «non ho mai preso un penny » e «lui ha conti in Cina» e «i soldi li ha presi lui»: Trump ha insistito, tirando in mezzo anche i fratelli di Biden e dicendo «succhi soldi come un aspirapolvere», che è anche un’allusione a  Hunter perché pippava. E «vacuum cleaner» riferito ai Biden è subito diventato parola frequente sui social, grazie agli account trumpiani, russo-trumpiani, ecc. (intanto il Wall Street Journal ha pubblicato un commento sui traffici di Biden e figlio  e un’inchiesta che scagiona Biden padre).

 

Le facce di Biden, la calma di Trump

Joe Biden ha cercato di fare quello che si divertiva alle assurdità di Trump. Forse ormai ride veramente. Aveva un’aria calma, ma ha balbettato un po’ (Biden è balbuziente). Trump era più sedato all’inizio, poi ha fatto il Trump ma non troppo.

 

L’Obamacare

Trump la vuole cancellare a sostituire «con un’assistenza sanitaria più bella».  Biden rilancia con la Bidencare, con public option e premi più bassi per le assicurazioni sanitarie. Trump si è messo a fare smorfie. Ha concluso «se lui sarà eletto, la Borsa crollerà». Biden ha parlato di cosa conta a Scranton, Pennsylvania, e dei miliardari sempre più ricchi, che alla fine era argomento principe di Bernie Sanders, che due minuti prima si era vantato di aver battuto. Trump ha accusato Biden di avere lasciato Scranton a 13 anni. Non potendo interrompere Biden, Trump si è messo a interrompere la moderatrice.

 

I bambini nelle gabbie

545 dei migliaia di bambini separati dai genitori che avevano passato il confine col Messico -dal 2018- non possono essere ridati alle famiglie perché i genitori sono stati deportati e non si riescono a rintracciare. Trump ha detto che erano stati «portati dai coyote, dai cartelli, delle gang», che «sono trattati benissimo», che ora non succederà, ci sono «400 miglia di muro nuovo». Poi ha detto che le gabbie le ha costruite Biden nel 2014. Biden ha fatto presente che i bambini erano con i genitori. E che Trump è il primo presidente contro il diritto d’asilo. Trump ha detto che così arrivano brutte persone e stupratori, e che solo i migranti con un basso quoziente intellettivo vanno alle udienze per il permesso di soggiorno.

 

Il razzismo in America

Trump ha detto che nessuno ha fatto per la comunità afroamericana più di Donald Trump, forse con l’eccezione di Abraham Lincoln. Biden ha citato esempi di razzismo trumpiano. Poi Trump ha detto di essersi candidato dopo aver visto  Obama e lui Biden, che è un politico corrotto. Poi hanno discusso del computer di Hunter Biden.

 

La moderatrice ha tentato di parlare di Black Lives Matter, chiedendo se il linguaggio di Trump ha peggiorato la situazione. Trump ha negato, sostenendo di essere la persona meno razzista dell’auditorium. Biden ha citato sue cose razziste. È continuato il paragone con Lincoln.

 

La moderatrice ha chiesto a Biden come fa a chiedere il voto alle famiglie di quegli afroamericani vittime dell’incarcerazione di massa, grazie al Crime Bill che lui aiutò a passare (stavolta Trump ha avuto gioco facile a maltrattarlo).

 

Il clima

«Non sacrificherò decine di milioni di posti di lavoro» per l’accordo di Parigi, ha detto Trump, e si sapeva. Poi ha riferito di aver fatto cose pazzesche per l’ambiente. Biden ha detto cose ambientaliste generiche, e che secondo Wall Street (l’ha detto due volte, come quando Piero Fassino diceva «gli imprenditori») il suo piano creerebbe 6 milioni di posti e mille miliardi di crescita economica. Trump ha detto che ne sa più di lui delle pale eoliche che ammazzano un sacco di uccelli. Biden ha parlato di superamento del petrolio, e ha così perso lo stato del Texas.

 

Fonzie per Biden

Quattro anni fa, le celebrità a pioggia per Hillary Clinton non avevano reso più simpatica la candidata. Questa volta, la campagna democratica ha lavorato più seriamente, mobilitando non divi ma figure di culto delle sitcom tv. Venerdì sera, due di notte ora italiana, gli attori di “Seinfeld” terranno un evento online, un Fundraiser About Something (“Seinfeld” era la «sitcom che non parlava di nulla»). Ci saranno il creatore Larry David, Jason Alexander, e Julia Louis-Dreyfus di “Veep”. Con Seth Meyers discuteranno i loro episodi preferiti, le offerte andranno ai democratici del Texas (che ha 38 voti, secondo alcuni sondaggi Trump e Biden sono quasi alla pari, e il senatore repubblicano John Coryn è incalzato dalla sfidante M.J. Hegar). Poi domenica c’è l’endorsement di Fonzie.

 

All’una di notte di lunedì ora italiana (chiunque potrà vedere in streaming donando almeno un dollaro) i veterani di “Happy Days” raccolgono fondi per uno Stato in bilico, il Wisconsin, la serie si svolgeva a Milwaukee. Ci saranno Henry Winkler-Fonzie, Ron Howard-Richie, Don Most e Anson Williams che erano Ralph Malph e Potsie, e Marion Ross, la mamma di Richie e Joanie Cunningham (manca Scott Baio-Chachi, raro attore per Trump).

 

Guai postelettorali per Biden

Biden si prepara, in caso di vittoria, a «una transizione accidentata», un passaggio dei poteri in cui Trump e i suoi faranno di tutto, e pare realistico. Secondo una fonte del Wall Street Journal «la transition team di Biden ha discusso le sue opzioni legali se l’amministrazione Trump non dovesse rispettare i suoi obblighi».

 

Una volta riuscita a insediarsi, un’amministrazione Biden e un eventuale Congresso democratico (i democratici hanno discrete chance di fare una triplette, Camera Senato e Casa Bianca) avranno altri problemi. Dopo tutto quel parlare di Franklin Delano Roosevelt, proveranno a lanciare qualcosa che somigli a un Green New Deal? Faranno riforme strutturali economiche e sanitarie? Aumenteranno i seggi alla Corte Suprema? Faranno diventare stati il District of Columbia cioè Washington e Puerto Rico, e avranno quattro nuovi senatori democratici? O si farà melina per due anni per poi magari perdere il Senato nel 2022?

 

Al momento, la situazione pare troppo complicata per un «big structural change». Le trattative per la nuova amministrazione sono complicate. I legislatori neri vogliono un afroamericano al Tesoro. I progressisti non vogliono i lobbisti. I “Never Trumpers”, i repubblicani responsabili, vogliono, pure loro, qualcosa (e nella transition team, che dovrà abbinare cariche e persone, c’è anche Cindy McCain, vedova di John). La “donor class”, la classe dei donatori straricchi, le grandi banche, le corporazioni chiede nomi affidabili, per loro.

 

E «la finanza ha così tanto potere e influenza, non solo per via dei soldi, ma perché sono intelligenti, sono persuasivi, e hanno sarti bravissimi», dice l’economista Paul Krugman, e quindi probabilmente il segretario al Tesoro sarà una banchiera, centrale o no, donna.

 

Poi, ricorda Five Thirty Eight, «ci sono svariati “piani Biden” e “agende Biden”: per gli americani rurali, per la comunità latina, per comunità indiano-americana, per gli americani anziani, per gli ebrei americani, i musulmani americani, gli studenti, i cattolici, gli asiatici americani, gli isolani del Pacifico, e altri». E molti politologi prevedono immediate spaccature nella coalizione anti-Trump.

 

Meno seggi per tutti

Due giornalisti di Vice, Cameron Joseph e Ron Arthur, sono andati a vedere i dati sui seggi elettorali nei 50 stati, e li hanno paragonati a quelli del 2016. Scoprendo, anzi confermando, che quest’anno sono stati eliminati 21 mila seggi, il 20 per cento rispetto a quattro anni fa. Per rendere più difficile il voto ai più poveri e più di colore che tendono a votare democratico, vien da pensare. Ma non solo.

 

Tra i sei stati che hanno eliminato almeno metà dei seggi c’è il Kentucky di Mitch McConnell che non vuole problemi, ma pure la California dove, in città come San Francisco, Trump non è arrivato al 10 per cento dei voti. Però alcuni, come la California, hanno potenziato il voto per posta, mentre altri non hanno potenziato niente (e ci sono casi tragici come il North Dakota, sempre meno seggi soprattutto per i nativi americani, e una pandemia molto peggio che altrove).

 

Florida Men, presidenti che trollano

Per le donne che non amano Trump, è come aspettare una scena di “Mean Girls” in cui Lindsey Lohan-Cady prende in giro Rachel McAdams-Regina George, ape regina cattiva del liceo. Per chi vive e parla come sui social è uno dei migliori episodi di trolling di sempre: un presidente in carica sfruculiato dal suo predecessore, di persona poi, a non troppa distanza.

 

Trump ha fatto sapere che voterà sabato, in Florida, vicino a Mar-a-Lago, probabilmente alla biblioteca di West Palm Beach, di fronte al suo campo da golf. Obama ha annunciato per sabato un comizio a Miami, drive in, come quello di mercoledì a Philadelphia. Gli obiettivi sembrano essere: a) mobilitare gli elettori ispanici, e b) mandare in bestia Trump ricevendo più attenzione mediatica (quindi Trump al seggio dirà qualcosa di pazzesco, chissà).

 

di Maria Laura Rodotà

 

Fonte: https://www.linkiesta.it/2020/10/biden-trump-obama-fonzie/