Perché serve più fotovoltaico in agricoltura: le proposte di Legambiente

Accelerare la diffusione del fotovoltaico in Italia, con soluzioni che rendano le aziende agricole protagoniste, integrando gli impianti fotovoltaici con le colture agricole: è la richiesta di Legambiente al governo e al parlamento.

 

L’agrivoltaico, spiega l’associazione ambientalista in una nota, è una forma di “convivenza” particolarmente interessante non solo per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ma anche per la sostenibilità del sistema agricolo e la redditività a lungo termine di piccole e medie aziende del settore, come evidenzia il documento Agrivoltaico, le sfide per un’Italia agricola e solare presentato da Legambiente (si veda anche questo articolo).

 

Il punto chiave, spiega Legambiente, è la ricerca di equilibrio tra redditività dell’installazione fotovoltaica e produzione agricola, che deve collocarsi all’interno di un piano aziendale di coltivazione, che assicuri e vincoli l’azienda agricola a non disperdere la sua base produttiva. Al contempo, l’integrazione del reddito aziendale con quello prodotto dalle installazioni solari, permette di prevenire l’abbandono dell’attività produttiva agricola.

 

Per Legambiente, è il momento di spingere il modello agrivoltaico attraverso specifiche misure e per questo bisogna rivedere le Linee guida per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, fissando nuove regole capaci di tutelare il paesaggio, il suolo e la biodiversità.

 

“Siamo in una nuova fase, serve un nuovo scenario di programmazione che superi gli attuali vincoli normativi – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – perché le leggi vigenti vietano la realizzazione di nuovi impianti in area agricola che accedono agli incentivi, mentre quelli senza incentivi possono essere realizzati: di fatto, si limitano le possibilità per piccoli operatori e aziende agricole, ma si deregolamenta l’impiantistica di grandi dimensioni delle grandi utility e delle compagnie internazionali, che richiede grandi investimenti di capitale ma non necessita di incentivi per essere remunerativa […]”.

 

Un fattore limitante delle installazioni fotovoltaiche, si legge nella nota, è la disponibilità di superfici, ma l’agrivoltaico è un modello in cui la produzione elettrica, la manutenzione del suolo e della vegetazione risultano integrate e concorrenti al raggiungimento degli obiettivi produttivi, economici e ambientali dei terreni.

 

Le rinnovabili soddisfano oggi quasi il 40% del fabbisogno elettrico. Il fotovoltaico rappresenta poco più dell’8% della generazione elettrica e, nella transizione energetica che Legambiente auspica, deve arrivare entro il 2030 a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti termiche fossili, arrivando a una produzione di 100 TWh. Ciò è ottenibile solo moltiplicando per 5 l’attuale potenza installata e realizzando nuove superfici di pannelli per una potenza di oltre 75 GW, che corrisponde a una superficie di pannelli di oltre 50.000 ettari (500 milioni di metri quadri) da collocare il più possibile su coperture.

 

Tuttavia è evidente che, in Italia come negli altri Paesi europei, il raggiungimento di un obiettivo così sfidante di produzione fotovoltaica richieda il reperimento di superfici a terra che possano accogliere una quota significativa dello stock produttivo fotovoltaico.

 

Sul fronte paesaggistico, la revisione delle Linee guida, a dieci anni dalla loro emanazione, deve portare a individuare con maggiore efficacia le aree escluse dalla possibilità di installazione, superando le contraddizioni tra le diverse Linee guida regionali e le regole per garantire progetti compatibili sotto il profilo paesaggistico, ecologico e colturale, introducendo tetti massimi di concentrazione nei territori e all’interno della superficie aziendale. Inoltre, a prescindere dai requisiti più stringenti che derivino da considerazioni di natura paesaggistica e territoriale, occorre definire condizioni minime di compatibilità ecologica per qualunque impianto si candidi a collocarsi al suolo.

 

La Politica agricola comune, spiega infine Legambiente, può rappresentare una spinta a integrazioni virtuose di produzione agrivoltaiche. Con l’agrivoltaico, infatti, il fotovoltaico diventa un alleato ecologico non solo delle colture ma anche della tenuta reddituale e dell’osservanza delle regole e degli strumenti dei programmi agricoli sostenuti dalla Pac. Nel caso di installazioni in grado di convivere con le infrastrutture verdi aziendali (vegetazioni a prato e per le specie impollinatrici, fasce tampone, pascolo, e così via), il vincolo di mantenimento dell’impiantistica fotovoltaica al termine delle annualità di sostegno dovrebbe essere automaticamente garantito dalla redditività propria dell’impianto e non decadere, come avviene ora, con la scadenza degli incentivi dei Programmi di sviluppo rurali, mentre deve essere formalizzato il vincolo che associa l’installazione impiantistica a una o più buone pratiche agricole.

 

Fonte: https://www.qualenergia.it/articoli/perche-serve-piu-fotovoltaico-in-agricoltura-le-proposte-di-legambiente/