Un precedente importante, che arriva dopo l’udienza del 7 novembre scorso. I 469 cervi che vivono in Abruzzo, considerati «in soprannumero», sono (per ora) salvi: il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di animalisti e ambientalisti per la sospensione della caccia e rimandato al Tar un nuovo pronunciamento. «Restiamo fiduciosi in attesa del giudizio di merito, per il quale sarà fissata un’apposita udienza», dichiarano in una nota il presidente
della giunta regionale Marco Marsilio e il vicepresidente e assessore all'agricoltura, alla caccia e all'ambiente Emanuele Imprudente. «Abbiamo chiarito in ogni occasione che l'azione intrapresa dalla giunta regionale
nasce dalla necessità di procedere a un riequilibrio ambientale». La sicurezza stradale e i danni all’agricoltura citati nella delibera 509 dell'8 agosto 2024 (e confutati dati alla mano dalle associazioni) non sono stati ritenuti sufficienti dai giudici per giustificare il prelievo selettivo di quasi 500 ungulati, compresi i piccoli di età inferiore ai 12 mesi, autorizzato dalla Regione. Alla quale è stato contestato anche «l’omesso monitoraggio» relativo al numero di animali. A scatenare la polemica era stata anche la messa a punto di un tariffario per la caccia degli esemplari, compresi mamme e cuccioli (qui il tariffario delle polemiche).
BRAMBILLA: «UN PRECEDENTE PER ALTRE REGIONI»
«Una bellissima giornata per i cervi dell’Abruzzo e per tutti coloro che amano gli animali e la natura», afferma Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la tutela dell’ambiente e della Leidaa. «I magistrati amministrativi di secondo grado — aggiunge — hanno riconosciuto la fondatezza del ricorso respinto in primo grado e ricordato che la Regione potrebbe adottare misure per la prevenzione degli incidenti, come l’apposizione di recinzioni e la realizzazione di attraversamenti faunistici», come previsto in uno degli emendamenti proposti dalla deputata alla legge di Bilancio. Dietro il piano di contenimento «c’è un programma venatorio a vantaggio dei cacciatori, del loro divertimento e delle loro casse. Ma il conto vero lo pagherebbe Bambi». E al Corriere della Sera ricorda: «Per chi come Leidaa ogni giorno salva la vita a cervi e caprioli, è intollerabile pensare che ancora qualcuno si diverta a togliere loro la vita. L’approccio è cambiato: questa pronuncia potrà essere seguita da altre Regioni e per altri animali».
L'APPOGGIO DELLA SOCIETA' CIVILE
La decisione del Consiglio di Stato «ci riempie di soddisfazione perché è la dimostrazione che eravamo e siamo nel giusto. Dedichiamo questa vittoria alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno sostenuto le nostre iniziative a favore dei cervi abruzzesi e ai milioni di turisti che ogni anno affollano la Regione, attratti dalla natura e dagli animali selvatici che la abitano», sottolineano Lav, Lndc animal protection e Wwf Italia, ricordando anche il danno di immagine di un simile provvedimento. «Si tratta di un precedente importante per chiarire che la programmazione venatoria deve essere fondata su dati certi, raccolti nelle modalità previste dalla legge. Cosa che in questo caso non è avvenuta», conclude l’avvocato Michele Pezone, che ha curato il ricorso di Lav, Lndc e Wwf Italia. Una battaglia che ha ricevuto in questi mesi l’appoggio di politici di diversi schieramenti e personalità della cultura e dello spettacolo, dal regista Riccardo Milani alla scrittrice Premio Strega Donatella Di Pietrantonio, da Al Bano a Di Cioccio (Pfm). Raccolti in un’unica voce: fermare la «strage dei cervi» e ribadire che «la caccia non può essere la soluzione».
LA REPLICA DELLE OPPOSIZIONI
«Il Consiglio di Stato mette nero su bianco alcune condizioni, sottolineando la mancanza di un monitoraggio dettagliato della popolazione di cervi da parte della Regione, che rende di conseguenza discutibile la scelta di autorizzare l’abbattimento massivo, e proponendo misure alternative per mitigare i rischi associati ai cervi», scrivono in una nota le parlamentari
abruzzesi del Movimento 5 Stelle Gabriella Di Girolamo e Daniela
Torto. «Se Marsilio ci avesse ascoltato e avesse condiviso con il territorio la
ricerca di soluzioni, avrebbe evitato l'ennesima figuraccia nazionale e
risolto il problema», è la reazione che arriva dal consigliere regionale del
Pd, Antonio Di Marco. La giunta «non ha voluto valutare alternative incruente al massacro dei cervi, mostrandosi sorda a tutti i richiami che pure sono arrivati sia dagli abruzzesi che da residenti in altre regioni, oltre che da maggior parte della comunità scientifica. È un modo autoritario e arrogante di governare il territorio, chiusi in una torre d'avorio», aggiunge Daniele Marinelli, segretario regionale dei dem. Per Maurizio Acerdo del Partito della Rifondazione Comunista , «è una simpatica coincidenza che la sentenza del Consiglio di Stato arrivi proprio nel giorno di San Martino». Una vittoria «che premia la determinazione di tutte le associazioni e di tutti i cittadini che si sono spesi per evitare il massacro degli animali», le parole della presidente del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, Alessio Monaco. «Questo ennesimo fallimento della giunta regionale conferma la sciatteria e superficialità nelle procedure amministrative, oltre che una totale mancanza di visione politica rispetto alla gestione del nostro territorio», concludono Daniele Licheri ed Enrico Perilli di Sinistra italiana.
di Silvia Morosi
Fonte: https://www.corriere.it/animali/24_novembre_11/salvi-i-469-cervi-dell-abruzzo-il-consiglio-di-stato-conferma-la-sospensione-della-caccia-e5e92e29-d2fd-4fe4-a10c-06e503263xlk.shtml?refresh_ce