La prima data ci porta indietro nel tempo fino al 68 d.C, l’ultima abbraccia l’anno appena trascorso. Il Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana appena aggiornato al 2016 dal Cnr ripercorre a ritroso la storia di un Paese belle quanto fragile, a difesa del quale è stato fatto troppo poco.
«In Italia, le frane e le inondazioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi», sottolineano dal Centro nazionale delle ricerche, dove ogni anno raccolgono e analizzano le informazioni sull’impatto che gli eventi di frana (si trova in Italia il 70% di tutte le frane registrate in Europa) e d’inondazione hanno su tutti i cittadini italiani.
Sono riportati sia il rischio individuale, ovvero quello «posto da un pericolo (una frana, un’inondazione) a un singolo individuo», espresso dall’indice di mortalità, sia il tasso di mortalità legato a questi eventi, ovvero «il rapporto tra il numero dei morti in una popolazione in un periodo di tempo, e la quantità della popolazione media nello stesso periodo». Nel documento troviamo poi «mappe e statistiche sugli eventi di frana e di inondazione con danni alla popolazione verificatisi nel quinquennio 2011-2015, e nel cinquantennio 1966-2015».
Una sorta di Spoon River del rischio climatico e idrogeologico che è ora aggiornata con «le informazioni di sintesi sugli eventi meteoclimatici più intensi, in termini di danni diretti alla popolazione, occorsi in Italia fra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2016». Solo nell’ultimo anno «hanno dovuto abbandonare temporaneamente le proprie abitazioni a causa di tali eventi sono state oltre 8.900, di cui la maggior parte dovute alle inondazioni del novembre 2016 che hanno interessato il Piemonte e la Liguria». Frane e inondazioni hanno causato inoltre 4 morti, 3 dispersi, 12 feriti, provocando ingenti danni in 69 comuni e 19 regioni. Per sua natura il rapporto del Cnr non contempla il rischio sismico, e dunque non v’è cenno delle scosse di terremoto che hanno falcidiato un’ampia fetta dell’Italia centrale, ancora oggi coperta di macerie e dolente per le centinaia di morti e le migliaia di sfollati.
Anche in quest’ultima tragedia l’Italia non ha smentito sé stessa. Pronta e vigorosa nella gestione dell’emergenza, fiacca e carente nell’opera di prevenzione. Dal Dopoguerra ad oggi l’Italia ha subito 240 miliardi di euro in danni derivanti da frane, alluvioni e terremoti; l’esecutivo Renzi, che più di altri ha fatto per invertire la rotta istituendo la Struttura di missione Italia Sicura, ha predisposto interventi pari a 1,3 miliardi di euro contro il rischio idrogeologico. Sappiamo che ne occorrerebbero 40. Attendere ancora non farà che aumentare il conto per il Paese, in termini economici quanto di vite umane: il rischio idrogeologico è aumentato sensibilmente nel corso degli ultimi anni, e i cambiamenti climatici in atto non faranno che aggravare il problema. Il momento di agire è ora.
di Luca Aterini
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