Escono i risultati del Rapporto Eco Media 2024 (https://www.osa-ecomedia.it/research/), giunto alla sua undicesima edizione, promosso da Pentapolis Institute ETS e dal web magazine Eco in Città, curato insieme a Volocom, e presentato oggi a Roma nella sede del Parlamento Europeo intitolata a ‘David Sassoli’ nell’ambito degli Stati Generali dell’Informazione Ambientale, evento che ha visto la partecipazione di circa 40 speaker tra cui autorevoli esponenti della politica italiana ed europea, del giornalismo, dell’economia, della ricerca, del mondo accademico e della società civile.
Crisi climatica e crisi ambientale. Sono questi i temi green più trattati dalla stampa italiana nel 2024 con oltre 1 milione di citazioni complessive apparse su web, carta stampata, radio e tv. Seguono “economia circolare” (881mila apparizioni), “biodiversità” (667mila), “risorse” (intese come risorse idriche, agricoltura, parchi che totalizzano 639mila citazioni) e “energia” (con poco più di 630mila citazioni).
Seguono ancora il tema “Istituzioni e società” (tra cui voci come Ministero dell’Ambiente e iniziative dell’associazionismo ambientale) con 357mila citazioni e infine “Trasporti” (tra cui trasporto pubblico locale) che come nel precedente report si colloca all’ultimo posto con 187mila frequenze. Il 68% delle citazioni compare sul web (più di 810mila articoli), il 19% sulla stampa (229mila articoli), il 10% sulle emittenti televisive, il 3% su quelle radiofoniche.
Nel periodo di analisi (1 gennaio – 31 dicembre 2024) la tematica crisi prevale su tutti i palinsesti, ad eccezione di quello radio, nel quale è il tema della “biodiversità” a ottenere il maggior numero di citazioni. Una notazione importante riguarda il palinsesto web che mostra un interesse maggiore per i temi economici legati all’ambiente rispetto alla tematica energia, fra le prime tre posizioni nei palinsesti stampa, radio e TV. Sulla carta stampata e all’interno del palinsesto televisivo sono le fonti locali a diffondere in misura maggiore l’informazione ambientale, mentre osservando il palinsesto radio si nota la prevalenza di radio nazionali.
Le fonti nazionali e locali più prolifiche sono risultate, per il web: ilrestodelcarlino.it, agenparl.it, adessonews.it; per la carta stampata: Il Resto del Carlino, Adige, La Gazzetta del Mezzogiorno; per la tv: TGcom24, RTTR, Telelombardia; per la radio: Radio 24 e Radio City.
Sui social, nel periodo d’analisi specifico sulla COP29 (Conference of Parties), si rilevano quasi 2mila contenuti su X, TikTok, Facebook e Instagram. L’engagement prodotto dai post – indice del coinvolgimento degli utenti social rispetto all’oggetto dei contenuti – è di circa 960mila interazioni complessive. Il 71% delle citazioni compare su X.
Nel 2024 abbiamo osservato un’attenzione crescente dei media mainstream per l’ambiente e la sostenibilità, ancorchè non sufficiente – commenta Massimiliano Pontillo, Presidente Pentapolis Institute – Registriamo un maggiore interesse soprattutto nei confronti di temi come l’economia circolare e l’energia rinnovabile che possono senz’altro aiutare la transizione ecologica. La stampa ha un ruolo fondamentale nel centrare gli obiettivi dettati dal Green Deal (EU) e dall’Agenda 2030 (ONU). Sono certamente necessarie strategie condivise, un approccio sistemico, politiche integrate e azioni concrete e misurabili, ma anche un’informazione all’altezza del compito.
Nel corso dell’evento è stato assegnato l’XI Premio Pentapolis Giornalisti per la Sostenibilità, un riconoscimento simbolico a quei professionisti che si sono particolarmente distinti nella divulgazione, non solo scientifica, dei temi ambientali:
WEB: Premio assoluto a Tommaso Perrone – LifeGate; Menzione per Agnese Cecchini – Canale Energia. TV: Premio assoluto a Massimiliano Ossini – RAI 1; Menzione per Maria Luisa Cocozza – CANALE 5. CARTA STAMPATA: Premio assoluto a Stefano Arduini – Vita; Menzione per Chiara Bussi – Il Sole 24 Ore. RADIO: Premio assoluto a Chiara Albicocco – Radio 24; Menzione per Gabriele Bertacchini – Radio Pianeta 3. AGENZIA STAMPA: Premio assoluto a Roberto Antonini – Agenzia Dire; Menzione per Gianni Todini – Askanews.
L’evento è stato realizzato con l’adesione del Presidente della Repubblica; in collaborazione con il Parlamento Europeo Ufficio in Italia; con il supporto tecnico di Volocom; con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Roma Capitale; con l’adesione del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti e Ordine Giornalisti Lazio; con la partecipazione di: Assobenefit, ASviS, Conoe, ENEA, Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), FERPI Lazio, Fondazione Communia, Fondazione Global Compact Network Italia, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Fondazione Symbola, Fondazione UniVerde, GoodCom SB, Greenaccord ONLUS, ISPRA, Koinetica, Nativa SB, PA Social, Pontificia Università Antonianum, Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, Silverback, Università della Pace; con il contributo di: Adriatica Oli; Esri Italia; Officine Sostenibili SB; Terravision Electric; con il sostegno di Corepla; grazie a: Sky Tg24, TeleAmbiente, Ultima Bozza. Event supporter: Ecomondo, Educational Goal Festival, Salone della CSR.
Siamo lieti di aver potuto ospitare a Esperienza Europa gli Stati Generali dell’Informazione Ambientale – ha detto Carlo Corazza, Direttore Parlamento Europeo Ufficio in Italia – Collaborare a questa iniziativa significa riaffermare il ruolo strategico dell’informazione ambientale nel sensibilizzare i cittadini sulle sfide della transizione ecologica e della competitività. Promuovere un dibattito qualificato, che coinvolga giornalisti, istituzioni e società civile, è essenziale per costruire una coscienza collettiva orientata alla prosperità sostenibile.
L’informazione professionale – commenta Paola Spadari, Segretario Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti – sta vivendo una tumultuosa trasformazione con la rivoluzione digitale, ormai siamo tutti inondati da un mare di notizie e di stimoli, anche da fonti non qualificate. Anche l’informazione ambientale deve fare i conti con queste dinamiche: pensiamo al negazionismo sui mutamenti climatici o quello sulla crisi della biodiversità, alle fake news per ostacolare uno sviluppo sostenibile. In questo quadro il Rapporto Eco Media aiuta a comprendere le traiettorie necessarie per una informazione corretta, equilibrata e verificata. Un approccio fondamentale per offrire ai cittadini il diritto ad essere informati: vale per i temi dell’ambiente, vale per tutto.
L’informazione ambientale nei quotidiani e periodici – ha affermato Fabrizio Carotti, Direttore Generale FIEG (Federazione italiana editori giornali) – riveste un ruolo fondamentale nell’educare e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi ecologici. In un’epoca segnata da cambiamenti climatici, degrado ambientale e sfide globali come la perdita di biodiversità, la qualità dell’informazione riguardante l’ambiente è di primaria importanza per orientare politiche pubbliche, scelte individuali e azioni collettive. Un ruolo che ogni giorno sfida la complessità degli argomenti trattati e la diffusione di informazioni errate o fuorvianti, spesso amplificate dalla rete, provenienti da fonti non autorevoli o da opinioni che minano la credibilità scientifica.
L’informazione sui temi ambientali e climatici – ha commentato Enrico Giovannini, Direttore scientifico ASviS – soprattutto sui social media, purtroppo è fortemente influenzata dalle fake news e dalla disinformazione. Per questo è fondamentale che la stampa indipendente fornisca informazioni basate sulla scienza, in grado di consentire ai lettori una valutazione corretta sui fenomeni sempre più gravi che accadono intorno a noi e sull’adeguatezza delle politiche.
Nell'immagine Antontio Cianciullo, Enrico Giovannini e Ermete Realacci
Gli Stati Generali dell’Informazione Ambientale, che si terranno a Roma mercoledì 18 giugno 2025 dalle ore 9:30 alle 18:30 presso la sala Esperienza Europa “David Sassoli”, sono il più importante appuntamento tematico annuale in Italia. Saranno coinvolti alcuni tra i maggiori esperti e rappresentanti del mondo istituzionale, politico italiano ed europeo, imprenditoriale, accademico, della società civile con l’obiettivo di fare un’ampia analisi, confronto, dialogo e indirizzo su tematiche prioritarie per il Paese.
Il Rapporto Eco Media 2024, unica e indipendente ricerca italiana, fotografa dal 2014 quanto e come lo sviluppo sostenibile è raccontato sui mezzi d’informazione, soprattutto
mainstream.
L'XI Premio Pentapolis Giornalisti per la Sostenibilità è un riconoscimento simbolico assegnato a quei professionisti che si sono particolarmente distinti nella divulgazione, non solo
scientifica, dei temi d’interesse ambientale.
Il Forum nazionale, nel suo insieme, permette di avere un quadro completo ed esaustivo sull’Agenda 2030 (ONU) e sul Green Deal (EU) e sulla loro narrazione nei media, fornendo una più ampia formazione culturale sulla sostenibilità e alimentando una maggiore sensibilità e consapevolezza sui temi green.
A presiedere i lavori della giornata, che vedrà la partecipazione di circa 40 speaker, sarà Massimiliano Pontillo, Presidente Pentapolis Institute ETS:
I media hanno un ruolo fondamentale nel finalizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono certamente necessarie strategie condivise, un approccio sistemico, politiche integrate e azioni concrete e misurabili, ma anche un’informazione all’altezza del compito.
I supporter degli Stati Generali dell'Informazione Ambientale
L’evento è realizzato con l’adesione del Presidente della Repubblica, in collaborazione con il Parlamento Europeo in Italia, con il supporto tecnico di Volocom, e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Roma Capitale; con l’adesione del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti e Ordine Giornalisti Lazio, con la partecipazione di: Assobenefit, ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Koinetica, Educational Goal Festival, ENEA, FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, Fondazione Communia - Rete Permanente dei Beni Comuni, UN Global Compact Network Italia, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Fondazione UniVerde, Greenaccord ONLUS, Nativa, PA Social, Pontificia Università Antonianum, Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Silverback, Università della Pace. Con il contributo di: Adriatica Oli; Esri Italia; Officine Sostenibili SB; Terravision Electric.E il sostegno di Corepla. Grazie a: Rai Isoradio, Sky Tg24, TeleAmbiente, Ultima Bozza.
Rilascia 8 crediti formativi ai giornalisti e sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook di Eco in Città.
E' promosso e organizzato da Pentapolis Institute ETS.
Pentapolis svolge attività editoriale, di ricerca, formazione, disseminazione e advocacy. E' socio fondatore della Fondazione Global Compact Network Italia (ONU), socio aderente di ASviS (Alleanza per lo sviluppo sostenibile), socio di Assobenefit (Associazione Nazionale per le Società Benefit), membro di CNESA 2030 (Unesco Italia).
Nell'ambito della Biennale del mare, ARPAT ha proposto una giornata di riflessione sul monitoraggio e gestione degli impatti sull'ambiente marino; dopo la sessione della mattina dedicata agli inquinanti e ai contaminanti emergenti, il pomeriggio è stato dedicato all’individuazione dei possibili impatti di opere, infrastrutture ed interventi realizzati sulla fascia costiera attraverso la modellistica previsionale e seguirne l’evoluzione con il monitoraggio, così da fornire informazioni su normativa e strumenti tecnici alla luce delle esperienze esistenti.
La modellistica marino-costiera a supporto dei sistemi di allertamento della Regione Emilia-Romagna
Tra i vari compiti dell’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna vi è anche lo sviluppo di sistemi e modelli di previsione meteorologica, idrologica e dello stato del mare all’interno del Sistema Nazionale di Protezione Civile e Luis Biolchi della struttura tematica Idro-Meteo-Clima ha illustrato la parte relativa all’oceanografia costiera dell’Alto Adriatico. Le previsioni marino costiere vengono sviluppate sull’integrazione di modelli numerici operativi osservazioni locali e misure in situ. I modelli fondamentalmente utilizzati sono di 3 tipi: idrodinamici per velocità delle correnti, livelli del mare, distribuzioni di temperatura e salinità, ecc; ondametrici che riproducono parametri come altezza significativa dell’onda, periodo, distribuzione, ecc..; morfodinamici per simulare cambiamenti della profondità e della morfologia del fondale nel tempo.
Strumenti modellistici per la previsione di eventi di inquinamento a breve termine per le acque di balneazione
Roberta De Angelis e Iolanda Lisi di ISPRA hanno presentato le attività di messa a punto di modelli per gestire l’inquinamento di breve durata nelle acque di balneazione, in corso di svolgimento nell’ambito di un progetto PNRR partito a febbraio 2025 di cui fanno parte Ispra, Arpae, Università, CNR, DHI, Arpa Liguria. In particolare, l’attenzione si è focalizzata sulla previsione di eventi di inquinamento da particellato sospeso e batteri fecali in 3 aree diverse dove sono presenti impianti di acquacoltura e aree di balneazione: Golfo del Tigullio (Liguria), Golfo di Follonica (Toscana) e Sacca di Goro (Emilia Romagna). In questo momento si sta definendo l’architettura del sistema modellistico (tutto con risorse open-source e/o già in possesso di Enti pubblici), che dovrà integrare modelli atmosferici, idrologici, idraulici ed idrodinamici con la caratterizzazione delle sorgenti di contaminazione (scarichi a mare e impianti di acquacoltura), per verificare come il materiale immesso dalle diverse sorgenti si comporta una volta che è entrato nel corpo idrico recettore. Il suo utilizzo in modalità operativa lo renderà adattato a supportare un’analisi preventiva degli impatti e la pianificazione tempestiva di strategie di gestione e controllo mirate e potrà essere adattato alle diverse realtà territoriali, utilizzando diverse tipologie di dati per la sua implementazione, calibrazione e validazione.
La valutazione delle opere a mare
Le opere a mare, come le altre opere, sono soggette alle norme di valutazione ambientale, con alcune specificità, come ha ricordato nel suo intervento Luca Ranfagni, del Settore VIA/VAS di ARPAT. La normativa (statale e regionale) stabilisce quali opere sono sottoposte alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in base a tipo e dimensioni: fra le opere a mare, ad esempio, sono sottoposte a VIA la realizzazione o ampliamento di porti oltre certe dimensioni, la perforazione di pozzi per estrazione idrocarburi, impianti eolici in mare, condotte sottomarine per idrocarburi, ecc. Per queste opere è sempre previsto un monitoraggio ambientale prima, durante e dopo la realizzazione dell’opera, per verificarne la corretta realizzazione e gestione, secondo specifiche linee guida. Al termine della procedura di Valutazione, l’“Autorità competente” (a seconda dei casi: Ministero dell’Ambiente, Regione, Comune) emette un apposito atto, che quasi sempre contiene anche delle prescrizioni (“condizioni ambientali”), che si aggiungono agli accorgimenti già previsti dal proponente l’opera nei propri studi. Di queste condizioni ambientali viene via via verificata l’ottemperanza, spesso ricorrendo all’istituzione di appositi Osservatori Ambientali.
Processi autorizzativi per opere a mare: Terminale di rigassificazione FSRU Toscana e Piattaforma Europa
Durante il convegno sono stati presentati ed illustrati due esempi di opere a mare e la loro esperienza in termini di riduzione dell’impatto ambientale: il terminale galleggiante di rigassificazione FSRU Toscana a largo delle coste toscane tra Livorno e Pisa e il progetto del nuovo porto di Livorno. Il rigassificatore, come raccontato da Veronica Bianchi di OLT Offshore LNG Toscana, è stato sottoposto a tutte le procedure di valutazione ed autorizzazione ambientali, con un percorso lungo e partecipato. Il Piano di Monitoraggio dell’Ambiente Marino (PMA), messo a punto con la collaborazione degli organi di controllo (ISPRA e ARPAT), è svolto regolarmente da oltre 10 anni ed i risultati non hanno rilevato effetti negativi dovuti alla presenza e all’esercizio dell’opera sugli ecosistemi marini. I soli cambiamenti osservati, infatti, sono riconducibili alla naturale variabilità stagionale ed ai gradienti naturali dei fondali. Questi risultati rassicuranti hanno consentito di apportare recentemente delle modifiche al PMA per valutare potenziali effetti cronici, con il raddoppio dei controlli per la colonna d'acqua, per il biota e per i sedimenti. Una particolare attenzione, inoltre, è stata posta al rumore sottomarino ed al possibile disturbo per i cetacei, introducendo nuovi idrofoni posizionati sul fondale marino.
Per la realizzazione della Piattaforma Europa a Livorno, come raccontato da Enrico Pribaz dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, il progetto preliminare è stato modificato a seguito di una campagna di indagini ambientali marine che hanno permesso di rilevare criticità, optando per soluzioni progettuali che, seppur anti-economiche, tutelano e salvaguardano maggiormente l’ambiente. Per gestire i possibili impatti del progetto, l'Autorità ha redatto, a fianco del Piano di monitoraggio ambientale, il suo strumento attuativo di dettaglio, ovvero il Piano di monitoraggio operativo, con l’obiettivo di:
- verificare l'efficacia delle misure di mitigazione;
- individuare eventuali impatti non previsti o di entità superiore rispetto alle previsioni e programmare le opportune misure correttive per la loro gestione e risoluzione;
- permettere l’aggiornamento continuo delle informazioni acquisite e valutare l’evoluzione della situazione in relazione all’avanzamento dell’opera, in totale trasparenza con gli enti di controllo e con il pubblico.
Il controllo sulla molluschicoltura per tutelare l’ambiente e la salute
Il controllo sanitario sulla molluschicoltura risulta di estrema importanza, poiché i molluschi, se da una parte ripuliscono l'acqua, con un effetto positivo sull’ambiente marino, allo stesso tempo trattengono e accumulano i contaminanti, con possibili rischi - microbiologici, biotossicologici e chimici - per il consumo umano. Tutte le aree di produzione – come ha rappresentato Francesca Susini, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) - devono quindi essere sottoposte necessariamente ad una preventiva classificazione e poi ad un successivo monitoraggio. Si parte da uno studio ed una valutazione principalmente delle fonti inquinanti di origine umana o animale dell'area, attraverso informazioni prodotte da enti come ARPAT e ISPRA; successivamente ASL e IZSLT effettuano un sopralluogo e producono una relazione alla Regione Toscana con una proposta di classificazione (su base essenzialmente microbiologica). Con l’atto finale regionale viene predisposto anche un piano di monitoraggio, eseguito da IZSLT, con analisi microbiologiche, di biotossine algali e chimiche nella polpa dei molluschi e di ricerca di fitoplancton potenzialmente tossico nelle acque. Sulla base dei risultati del monitoraggio si determina se i molluschi raccolti possono andare direttamente al consumo umano, o se invece debbano essere sottoposti a depurazione o trattamento termico prima del consumo.
Lo studio dell’inquinamento marino attraverso l’uso di modelli
E’ sempre più necessario, come ha ricordato Carlo Brandini, dell’Istituto di scienze marine del CNR, sviluppare una modellistica previsionale sul mare, anche per supportare molte procedure autorizzative come quelle viste oggi, ma l’ambiente marino è un sistema molto complesso e non sufficientemente conosciuto. Mentre, infatti, per l'atmosfera si può contare su una rete di osservazioni molto ricca ed il telerilevamento offre strumenti ed informazioni affidabili e complete, per il mare la rete di misure non è ancora così presente e diffusa e penetrare la colonna d’acqua oltre i primi metri non è possibile.
Oltretutto quando si parla di contaminanti, aumenta l’incertezza, poiché spesso non se ne conosce la provenienza ed è difficile anche la loro esatta determinazione. Ad esempio, nel caso di una eventuale sversamento di idrocarburi in mare (oil spill), sono tanti i processi da modellare: l’azione diretta del vento, delle onde e delle correnti sulla dispersione ed il trasporto degli inquinanti, l’effetto della luce solare sulla composizione chimica ed altri effetti fisici legati alla viscosità e alla corrente superficiale, con la variabilità legata alle diverse miscele di idrocarburi. Nonostante le incertezze, l’attività di modellistica in questi casi ha raggiunto buoni livelli di precisione e risulta molto utile per la Guardia costiera e chi si occupa di fare previsioni.
Andrea Cucco, dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del CNR, ha approfondito il tema dei modelli per simulare i processi di trasporto e di variazione chimico-fisiche delle masse di idrocarburi dispersi in mare, che permettono di prevedere le traiettorie e le aree costiere più a rischio di impatti. Questi strumenti possono essere usati sia con finalità operative predittive che in modo preventivo: l’utilizzo operativo predittivo è legato ad incidenti o per esercitazioni anti-inquinamento e consente di stimare dove e quando gli idrocarburi si sposteranno per individuare le aree più a rischio e programmare un intervento di contrasto all’emergenza, così come di risalire alla probabile sorgente dello sversamento. La modalità di utilizzo preventivo è rivolta alla pianificazione di misure preventive, come il posizionamento di mezzi antinquinamento o la definizione di una regolamentazione della navigazione in zone ad alta sensibilità ambientale, attraverso la creazione di mappe per individuare aree costiere potenzialmente a rischio di impatto di idrocarburi derivanti da attività marittime.
Fonte: https://www.greenreport.it/news/scienza-e-tecnologie/56054-come-prevenire-e-valutare-gli-impatti-ambientali-in-mare-lo-spiega-arpat
Nonostante il 78% degli italiani abbia dichiarato che evitare gli sprechi alimentari è una priorità, nella pattumiera nazionale finisce ancora troppo cibo. Too Good To Go, azienda a impatto sociale attiva nel contrasto allo spreco, ha stilato la classifica delle città italiane più virtuose nell’utilizzo della sua app per salvare pasti invenduti nel 2024:
città oltre i 300.000 abitanti: Roma si posiziona al primo posto, seguita da Milano, Torino, Genova e Bologna. In questi centri urbani si registra una continua crescita nella consapevolezza e nell’adozione di soluzioni antispreco;
città oltre i 100.000–300.000 abitanti: Reggio Emilia guida la classifica, davanti a Modena, Verona, Cagliari e Padova. Qui si distingue l’attiva partecipazione dei cittadini, supportata da una rete solida di esercenti aderenti;
comuni con meno di 100.000 abitanti: anche le realtà più contenute giocano un ruolo cruciale. In testa Pesaro, seguita da Cuneo, Pavia, Pisa e Lecce. Pur con numeri assoluti inferiori, queste città mostrano una forte sensibilità locale e un’alta adesione all’iniziativa.
Il contrasto dello spreco alimentare sta diventando una sfida condivisa da grandi città, centri medi e piccoli comuni. Nel corso del 2024 abbiamo registrato una crescita nel numero di pasti salvati grazie alla nostra app rispetto all’anno precedente, con una crescente richiesta da parte di negozi e cittadini di essere più attivi nel ridurre lo spreco. Sono sicuramente segnali incoraggianti, anche se sappiamo che c’è ancora molta strada da fare per fermare lo spreco alimentare. Ma siamo convinti che tutto inizi adottando quotidianamente nuove abitudini di consumo più attente e consapevoli – commenta Mirco Cerisola, Country Director Italia di Too Good To Go.
Sprechi alimentari: 1 italiano su 3 getta cibo ogni settimana, in particolare al Sud
A completare il quadro, una ricerca condotta in collaborazione con YouGov che indaga l’atteggiamento degli italiani nei confronti dello spreco alimentare. Se da un lato il tema è sentito dall’altro un italiano su tre (31%) ammette di buttare cibo almeno una volta a settimana. Questa percentuale sale al 38% nel Sud Italia e arriva al 44% tra i genitori con figli minorenni. Al contrario, gli over 55 sembrano essere i più virtuosi, con il 34% che dichiara di non sprecare mai cibo.
I motivi? Il 41% degli intervistati ammette di dimenticare prodotti in frigorifero o sugli scaffali della dispensa, con un picco nel Nord-Ovest (47%). Seguono le scadenze superate (37%), particolarmente frequenti nel Nord-Est (44%), e le porzioni eccessive cucinate in casa (21%), un comportamento più diffuso nelle Isole (32%) e nel Sud (25%).
Quando si tratta di fare la spesa, il 72% degli italiani controlla regolarmente le date di scadenza dei prodotti ma l’attenzione cala tra i più giovani con solo il 60% dei 18-24enni che dichiara di farlo. La pianificazione resta limitata: solo il 27% organizza i pasti settimanali in anticipo, e il 55% utilizza una lista della spesa. Segnali positivi emergono dall’attenzione ai prodotti prossimi alla scadenza: il 32% li sceglie volontariamente per ridurre gli sprechi.
Avanzi: si consumano il giorno dopo o si congelano. In alcuni casi si condividono con gli altri. La buona notizia è che, una volta cucinato, la maggior parte degli italiani cerca di non sprecare il cibo: il 78% dichiara di consumarlo nei giorni successivi, pratica particolarmente diffusa al Centro (82%). Il 53% lo congela, specie nel Nord Ovest (60%). Il 43% trasforma gli avanzi in nuove ricette, mentre il 16% li condivide con parenti, amici e conoscenti, soprattutto al Sud (20%) e nelle Isole (22%).
App e soluzioni antispreco
Quasi la metà degli italiani (46%) conosce o utilizza app e servizi per contrastare lo spreco alimentare. A guidare questo cambiamento sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni: il 58% ha familiarità con questi strumenti digitali antispreco- e le famiglie con figli minori, che mostrano un interesse marcato, con il 55% che li conosce o li utilizza.
Cresce la consapevolezza sul tema, ma ciò che abbiamo imparato è che le persone ancora non sanno abbastanza su come ridurre gli sprechi. Che si tratti della spesa quotidiana, dell’uso di un’app o di un cambio nelle abitudini di consumo in casa, molto può essere fatto. Dobbiamo aiutare le persone a risparmiare denaro e a proteggere il pianeta riducendo lo spreco alimentare, tenendo conto delle differenze regionali e culturali – conclude Mirco Cerisola.
Fonte: https://www.ecoincitta.it/sprechi-alimentari-una-priorita-sulla-carta-ma-i-numeri-non-tornano/
L'inquinamento da plastica permea ogni angolo del pianeta, persino nei nostri corpi sotto forma di microplastiche. La Giornata mondiale dell'Ambiente 2025, che dal 1974 si celebra ogni anno il 5 giugno, invita all'azione collettiva.
Lo ricorda l'Onu che ha proclamato questa giornata nel 1972 in occasione dell'istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente con lo slogan 'Only One Earth' (solo una Terra).
La Giornata mondiale dell'Ambiente di quest'anno cade due mesi prima che i paesi si riuniscano a Ginevra per continuare a negoziare un trattato globale per porre fine all'inquinamento da plastica. L'Onu afferma che la plastica porta innegabili benefici, dal risparmio energetico alla conservazione dei materiali, tuttavia il crescente inquinamento minaccia il benessere sia del pianeta che dell'uomo contaminando l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo e l'aria che respiriamo. Le microplastiche sono ormai presenti persino nei nostri corpi, ricordano le Nazioni Unite. "Le scelte che facciamo possono plasmare le industrie, cambiare i mercati e ridefinire il nostro futuro collettivo" spiega l'Onu. Un'economia circolare per la plastica offre un percorso sostenibile. L'inquinamento da plastica è presente ovunque, dalla Fossa delle Marianne (il punto più profondo dell'oceano) al Monte Everest (la vetta più alta). Si stima che ogni anno 11 milioni di tonnellate di plastica si riversino negli ecosistemi acquatici. Circa 13 milioni di tonnellate di plastica si accumulano nel suolo ogni anno.
La plastica si scompone in microplastiche e nanoplastiche che possono entrare nella catena alimentare e causare effetti negativi sulla salute. Si stima che solo il 21% della plastica oggi sia economicamente riciclabile e solo il 9% di tutta la plastica prodotta viene effettivamente riciclata a livello globale. Un approccio completo all'economia circolare potrebbe ridurre il volume di plastica che entra nei nostri oceani di oltre l'80% e far risparmiare ai governi 70 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2040. Nel 2025, si prevede che il mondo consumerà 516 milioni di tonnellate di plastica. Entro il 2060, si stima che il consumo globale annuo di plastica raggiungerà oltre 1,2 miliardi di tonnellate.
Fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2025/06/04/giornata-dellambiente-lotta-allinquinamento-da-plastica_36b9ccff-d1b7-4937-97db-5366fbea62e3.html
Nel cuore della transizione ecologica italiana nasce il Transport Poverty Lab, primo osservatorio nazionale sulla povertà nei trasporti. È stato lanciato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con la Fondazione Transform Transport ETS, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, del Ministero dei Trasporti e della Commissione Europea. L’obiettivo è portare alla luce un fenomeno che, pur colpendo milioni di persone, rimane largamente ignorato dalle politiche pubbliche. Perché se non puoi permetterti di spostarti, anche i tuoi diritti fondamentali – lavoro, salute, istruzione, partecipazione sociale – diventano inaccessibili.
La “transport poverty”, come definita dalla Commissione Europea, non riguarda solo chi non ha un’auto. Colpisce chi vive lontano da una fermata di autobus, chi non può permettersi un abbonamento mensile, chi ha disabilità non considerate nei trasporti pubblici, chi lavora con orari che i mezzi non coprono.
In Italia, sei famiglie su dieci spendono meno della media nazionale per spostarsi: non per virtù ecologica, ma per necessità. Il costo medio di trasporto si aggira intorno ai 262 euro mensili, ma per milioni di famiglie quella cifra è fuori portata. Il risultato? Isolamento, difficoltà ad accedere ai servizi, esclusione silenziosa.
“Un problema nascosto ma urgente”
A guidare l’iniziativa è la consapevolezza che la povertà nei trasporti sia un ostacolo sistemico alla sostenibilità. Come ha dichiarato Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Attraverso la raccolta e l’analisi di dati, lo studio delle politiche e il dialogo con le comunità, il Transport Poverty Lab vuole fornire strumenti utili per comprendere e affrontare la povertà dei trasporti nel contesto della transizione verde dell’economia e della società europea. Il Social Climate Fund, istituito dall’Unione Europea, è un’applicazione del principio della just transition e indica la direzione giusta”. Non si tratta, dunque, solo di garantire più autobus o piste ciclabili, ma di rendere la mobilità una leva di inclusione sociale e ambientale.
I tre pilastri del Transport Poverty Lab
Il nuovo osservatorio si muoverà lungo tre direttrici operative:
Considerare: raccogliere dati, definire indicatori, dare dignità statistica e politica al fenomeno.
Comprendere: analizzare cause, contesti, impatti. Per esempio, quanto influisce la distanza da un centro abitato sul tasso di abbandono scolastico?
Contrastare: proporre misure concrete, come tariffe agevolate, servizi a chiamata, incentivi per la mobilità condivisa.
Il Lab si configura come una piattaforma aperta, in grado di coinvolgere amministrazioni locali, esperti, associazioni, imprese e cittadini in un lavoro condiviso di ricerca, progettazione e sperimentazione.
Strumenti già in campo e nuove sfide
Alcune soluzioni sono già note, ma sottoutilizzate: abbonamenti a prezzo calmierato, mobility wallet per integrare trasporto pubblico e sharing, servizi on-demand nelle aree interne. Il Transport Poverty Lab vuole verificarne l’impatto e la replicabilità, adattandoli alle diverse realtà del Paese.
Nei prossimi mesi sarà pubblicato un primo rapporto con mappature territoriali, analisi socioeconomiche e proposte operative. L’ambizione è farne un punto di riferimento per politiche nazionali e locali, spingendo il tema della mobilità equa al centro dell’agenda green.
Il Transport Poverty Lab nasce in un momento in cui l’accesso alla mobilità è sempre più una linea di faglia tra chi può permettersi la transizione e chi rischia di restarne fuori. Questa iniziativa segna un cambio di passo: perché non basta parlare di mobilità sostenibile se non è anche giusta. E oggi, finalmente, c’è qualcuno che comincia a contarla.
Fonte: https://ultimabozza.it/nasce-losservatorio-sulla-poverta-nei-trasporti/