Il Rapporto di Circle Economy sull’economia circolare, presentato al WEF di Davos, evidenzia l’insostenibile gap di circolarità delle risorse utilizzate, da colmare quanto prima se si vuole conseguire gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile e quelli dell’Accordo di Parigi per contrastare i cambiamenti climatici.
Il think-tank olandese Circle Economy la cui mission è di “accelerare nell’implementazione pratica e fattibile dell’economia circolare”, ha presentato al World Economic Forum di Davos (23-26 gennaio 2018) il suo primo Rapporto sull’economia circolare da cui si evince che oltre il 90% delle materie prime non viene riciclato, sottoponendo la Terra ad un massiccio sfruttamento delle sue risorse naturali, e determinando, al contempo, un notevole impatto sul clima.
Prendendo spunto dal Rapporto sulle emissioni delle Nazioni Unite (Emissions Gap Report) che l’UNEP pubblica ogni anno alla vigilia dell’annuale Conferenza sui Cambiamenti Climatici per monitorare i progressi dell’Accordo di Parigi, il “Circularity Gap Report” si pone l’obiettivo è di prevenire un ulteriore e accelerato degrado ambientale e disuguaglianza sociale: la transizione verso la circolarità è, quindi, un mezzo per un fine.
“Il vero valore di una metrica globale della circolarità consiste nel poter tracciare i cambiamenti nel tempo e misurare i progressi, nel mettere le principali tendenze nel loro contesto, nell’impegnarsi in un obiettivo comune e nel guidare l’azione futura nel modo più efficace – ha dichiarato Marc de Wit, Direttore di Alleanze Strategiche di Circle Economy e principale autore dello Studio – Per capire come passare a un’economia circolare a livello globale, dobbiamo apprendere quel che non è circolare nella nostra attuale economia”. Ovvero, quasi tutto: uno spreco sotto ogni punto di vista.
“Chiudere il gap di circolarità ridurrà le disuguaglianze di reddito e migliorerà l’accesso a i beni di base e alle opportunità – ha proseguito de Wit – In altri termini, perseguire l’economia circolare è la strada per dar vita ad un’economia che funzioni per tutti. L’economia circolare è una cornice entro la quale si collocano soluzioni positive, dinamiche e interconnesse, mettendo insieme le qualità migliori del genere umano, come la creatività, la collaborazione e l’imprenditorialità; al contempo, è la roadmap per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e un potente strumento per combattere i cambiamenti climatici di origine antropica”.
Secondo gli autori, l’estrazione di risorse per produrre beni come cibo, energia e minerali è aumentata di 12 volte dal 1900 e 2015 e si prevede che raddoppierà entro il 2050. Delle 92,8 Gt di risorse entrate nell’economia globale, solo 8,5 Gt sono state effettivamente riutilizzate in qualche modo (9,16%), principalmente tramite compostaggio, riciclo o trattamento delle acque. Ma anche quando si interviene sul recupero dei materiali da rifiuti, secondo il Rapporto, solo il 46% viene riciclato.
Questo spreco è contrario agli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi. In fatti, il 67% dei gas ad effetto serra immessi in atmosfera sono dovuti allo sfruttamento delle risorse naturali, mentre un’economia completamente circolare ridurrebbe la pressione sulle risorse naturali del 28%.
Il Rapporto ha identificato 4 misure in grado di colmare il divario di circolarità attraverso la leadership e l’azione.
1. Dar vita ad una coalizione globale per l’azione, composta da, governi, ONG e accademici, che rediga un autorevole rapporto annuale sullo stato dell’economia circolare globale e misurerà i progressi verso la sua attuazione.
2. Sviluppare un obiettivo globale e un’agenda di azione, collaborando con tutte le parti interessate per concordare una chiara definizione degli obiettivi in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
3.Tradurre gli obiettivi globali in percorsi locali per il cambiamento circolare, assumendo le linee guida generali, interpretandolo a livello di Stati nazionali, di singoli settori e catene di approvvigionamento, di regioni e città per integrare le strategie nel loro contesto specifico e in linea con gli incentivi e gli incarichi.
4. Migliorare la nostra comprensione di come differenti leve per il cambiamento circolare influenzino aspetti come il risparmio di materiale, la conservazione del valore e la mitigazione del clima, considerando pienamente le dinamiche del commercio internazionale e dell’occupazione, oltre alle implicazioni con l’istruzione, la formazione e le abilità future, sia per i giovani di oggi che per le prossime generazioni di domani.
Nel tentativo di identificare un linguaggio comune per l’economia circolare, Circle Economy ha mappato i vari termini e le definizioni usate da oltre 20 organizzazioni (Ong, agenzie governative, università e società di consulentza), selezionando 7 strategie chiave che includono la maggior parte delle idee espresse:
1. dare priorità alle risorse rinnovabili;
2. preservare risorse e beni esistenti;
3. riutilizzare e riciclare i rifiuti;
4. favorire l’economia funzionale;
5. ottimizzare e integrare l’uso della tecnologia digitale;
6. progettare con materiali di lunga durata (ecodesign);
7. promuovere la collaborazione per creare valore comune.
Tuttavia, l’enfasi posta su ciascuna strategia dovrebbe anche tenere conto della specificità dei bisogni che la risorsa soddisfa, in quanto tale se il riciclaggio è fondamentale quando si tratta di nutrizione e materiali di consumo, non è così importante nell’assistenza sanitaria, dove la digitalizzazione è la chiave . Di conseguenza, saranno necessari finanziamenti pubblici per spingere tale cambiamento.
Per compiere passi significativi in questo senso, è necessario formare una coalizione globale che includa Imprese, Governi e Ong per sviluppare un obiettivo globale ed esaminare i progressi compiuti.
Una bozza di massima di una simile coalizione è stata presentata il 24 gennaio 2018, sempre a Davos (già annunciata al World Circular Economy Forum di Helsinki) da uno dei partner di Circle Economy, il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), una rete di 200 grandi aziende che lavorano per raggiungere l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica.
Si tratta dell’iniziativa Factor10, con 30 membri dell’organizzazione attivi in 16 settori (tra cui Enel), che accumulano collettivamente 1.300 miliardi di dollari, che si propongono per intraprendere volta ad intraprendere soluzioni di economia circolare.
“Factor10 rappresenta la massa critica di supporto del settore privato necessario per implementare l’economia circolare su scala globale – ha sottolineato Peter Bakker, Presidente e Ceo di WBSCD – Non vediamo l’ora di vedere le aziende coinvolte modellare la transizione verso un futuro sostenibile“.
FONTE: http://www.regionieambiente.it/rapporto_solo_9_attuale_economia_circolare/