Il 67% delle acque superficiali italiane conterrebbe pesticidi e, nel 24% dei casi, questi supererebbero i valori limite fissati dalla legge. Il dato emerge dal nuovo rapporto Ispra dal titolo "Pesticidi nelle acque", relativo al biennio 2015-2016 e presentato al ministero dell'Ambiente a Roma. Nelle falde sotterranee, i pesticidi sono stati trovati nel 33,5% dei punti di rilevazione e superano i limiti nell'8,3% dei casi. Tra le sostanze rilevate, l'erbicida glifosato è il prodotto con il maggior numero di sforamenti dei valori di legge. Dal rapporto è emersa anche una differenza territoriale per quanto riguarda i rilevamenti dell'inquinamento: si fanno soprattutto al Nord, mentre al Sud sarebbero molto carenti, con la Calabria che non avrebbe comunicato alcun dato.
Pesticidi nel 67% delle acque monitorate
Sono stati 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee monitorate in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di circa due milioni di misurazioni e 259 sostanze rilevate, 35 in più rispetto al 2014. Nel 2016 sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3129 punti delle acque sotterranee. Sono stati riscontrati valori superiori ai limiti di legge nel 23,9% delle acque superficiali e nell'8,3% delle acque sotterranee. Dal rapporto emerge, inoltre, che gli erbicidi restano le sostanze riscontrate con maggior frequenza, a causa delle modalità e il periodo di utilizzo che ne facilita la circolazione nei bacini idrici.
Rischi ancora ignoti
L'erbicida che ha fatto registrare il maggior numero di sforamenti dei valori di legge nelle acque superficiali è stato il glisofato, insieme al suo metabolita - il prodotto del processo di metabolizzazione - Ampa. Nel 2016, entrambe le sostanze sono risultate superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (Sqa) previsti dalla norma rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali. "Nessuno - ha spiegato Pietro Parisi, responsabile sezione sostanze pericolose Ispra - è in grado di tenere conto degli effetti cumulativi di queste miscele che per caso si formano nell'ambiente". Secondo l'esperto, il rischio complessivo sarebbe sottostimato poiché, oltre alle 400 sostanze ricercate, che sono quelle autorizzate sul mercato, ce ne sarebbero anche altre. "Tutt'oggi - ha aggiunto Parisi - troviamo sostanze che non si usano più da 10-20 anni perché specialmente nelle acque sotterranee la contaminazione persiste. Questo perché quando le sostanze finiscono in profondità non ci sono più meccanismi di degradazione".
Differenze territoriali
La presenza dei pesticidi interessa oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterrane è particolarmente elevata in Friuli (81%), in Piemonte (66%) e in Sicilia (60%). Tuttavia, dal rapporto sono emerse rilevanti differenze tra Nord e Sud nella ricerca dei prodotti fitosanitari presenti nell'ambiente. Più del 50% dei punti di rilevazione si trova, infatti, nel Nord Italia. L'Ispra ha sottolineato che occorrerebbe uniformare le rilevazioni in tutto il paese, dove la situazione resta ancora abbastanza disomogenea. Non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato il numero delle sostanze ricercate.
FONTE: https://tg24.sky.it/ambiente/2018/05/11/rapporto-ispra-pesticidi-acque-superficiali.html