L’inquinamento atmosferico affligge l’Italia

Qualche contromisura, a partire dalle città del Nord, si inizia a vedere. Ma l’inquinamento atmosferico, lungo tutta l’Italia, continua a essere una piaga sempre più estesa, nei confronti della quale a poco servono i limiti posti al traffico. Se nel 2017 erano state 39 le città a sforare il limite delle polveri sottili per più di 35 giorni in un anno, nel 2018 sono stati ben 55 i capoluoghi di provincia a fregiarsi del triste primato. Un dato dunque ancora più preoccupante rispetto all’imminente passato, che ha portato Legambiente, nel commentare il proprio rapporto «Mal’aria 2019», a definire il 2018 «un anno da codice rosso per la qualità dell’aria»: segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria, che costerà multe salate alla Penisola. Città soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate e dove l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato.a qui la sfida della mobilità sostenibile, che consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini. «Muoversi in maniera sostenibile deve diventare il motore del cambiamento – si legge nel rapporto -. Per far uscire l’Italia dall’emergenza cronica dello smog, occorre realizzare in primis un piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro, aumentare le aree a pedaggio nei centri delle città, potenziare i trasporti pubblici e le piste ciclabili e redigere piani urbani di mobilità sostenibile (Pums) ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani. «Servirebbe un incentivo per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova».  Questo perché un altro dei punti critici è il tasso di motorizzazione che si registra nel nostro Paese: con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti. Valori enormi se confrontati con quelli di alcune capitali europee: a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti come a Londra e a Berlino, a Barcellona 41, a Stoccolma e Vienna 38.

 

BRESCIA CITTÀ PIÙ INQUINATA D’ITALIA – A parlare chiaro sono i numeri. Nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa quattro mesi nell’anno. La città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni complessivi, seguita da Lodi (149), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (a eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento: seguita da Genova (103), Avellino (89) e Terni (86). Entrando nello specifico dell’indagine, nel 2018 sono state 26 le città (circa un capoluogo su quattro) a oltrepassare il limite quotidiano del Pm10 fissato per legge a 50 microgrammi per metro cubo, come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni l’anno. A guidare la «top ten» delle città più critiche per le polveri sottili Torino (87 giorni), seguita da Frosinone (83) e Lodi (78). A seguire Milano (74), Venezia (63) e Padova (60). Per quanto riguarda l’ozono, nel 2018 sono stati ben 53 capoluoghi di provincia hanno superato il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore a 120 microgrammi per metro cubo. Genova e Brescia le città peggiori per questo inquinante con 103 giorni, seguite da Monza (89), Lecco (88), Bergamo (85), Piacenza (80), Varese (78), Alessandria (77) e Venezia (76).

 

LA MOBILITÀ (SOSTENIBILE) FA LA DIFFERENZA – Un quadro preoccupante che per Legambiente indica l’urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili. Misure che spesso oggi mancano, dimenticando così che ogni anno in Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico. Triste il primato che accompagna l’Italia, tra i Paesi europei peggiori, nel rapporto tra decessi e popolazione (61mila soltanto nel 2015). I trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane.

 

di Fabio di Todaro

 

FONTE: https://wisesociety.it/ambiente-e-scienza/inquinamento-atmosferico-malaria-legambiente-italia/