Secondo il rapporto “Fossil CO2 emissions of all world countries” pubblicato dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea, «Nel 2017 le emissioni globali di CO2 fossile antropogeniche sono aumentate dell’1,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 37,1 gigatonnellate (Gt) di CO2. L’aumento di 0,43 GT corrisponde alle emissioni annue totali di CO2 della Polonia e della Repubblica Ceca messe insieme. Nell’Ue, la forte performance economica ha comportato un lieve aumento delle emissioni di CO2 (1,1%). Questo aumento (38 megatonnellate (Mt)) corrisponde approssimativamente alle emissioni totali di CO2 della Slovacchia nel 2017 (37,855 Mt CO2/anno)».
Cifre che dimostrano che neanche l’Ue – che può vantare le migliori politiche di riduzione di gas serra del mondo – è in linea con quanto previsto dall’Accordo di Parigi, ma lo stesso studio evidenzia che «Nel 2017, le emissioni di CO2 dell’Ue sono state inferiori del 19,5% rispetto al 1990 e del 16,5% (o di 3,5 GT) inferiori rispetto al 2005. Si sono registrate forti riduzioni nei settori dell’industria, dell’energia e degli edifici, ma un aumento nel settore dei trasporti».
Il dato forse più clamoroso è che ormai «Le emissioni pro capite nell’Ue sono ora inferiori a quelle della Cina e metà di quelle negli Stati Uniti. L’intensità di CO2 dell’economia europea è di circa un terzo al di sotto di quella degli Stati Uniti e circa due terzi al di sotto della Cina».
Ma la frenata economica e l’effetto delle politiche climatiche e anti-smog si vedono anche in Cina dove nel 2017 le emissioni sono aumentate “solo” dello 0,9%, un aumento che comunque corrisponde all’incirca alle emissioni totali di CO2 del Belgio nel 2017 (104,221 Mt CO2/anno).
La crescita delle emissioni della Cina è stata molto forte dal 2000, sebbene si siano stabilizzate dal 2014. Nel 2017 le emissioni totali di CO2 della Cina sono state pari a 10,9 GT.
Nonostante le politiche pro-fossili del negazionista climatico Donald Trump, il rapporto Jrc evidenzia che «Negli Usa le emissioni sono rimaste stabili dal 1990, ma sono diminuite dello 0,8% tra il 2016 e il 2017, per un totale di 5,1 GT. Ciò è dovuto principalmente a una riduzione del 2,5% dell’energia da carbone e ad una diminuzione dell’1,4% del consumo di gas naturale».
Chi invece continua imperterrito nella sua politica fissile/nucleare è Vladimir Putin: in Russia le emissioni di CO2 sono aumentate dell’1,1% per un totale di circa 1,8 Gt nel 2017.
Il rapporto del Jrc, che fornisce i trend delle emissioni di CO2 per tutti i Paesi del mondo dal 1970 fino al 2017, si basa su un monitoraggio continuo delle emissioni e fornisce informazioni preziose a politici, stakeholder e i cittadini sulle cause degli aumenti delle emissioni, Un lavoro che si basa sull’Emissions Database for Global Atmospheric Research che riunisce, in modo trasparente e con una metodologia comune, le stime dei profili storici delle emissioni di gas serra di tutti i Paesi. Dal 1970 il database è un metro per la comunità scientifica, che ha bisogno di dati per esaminare i driver delle emissioni e le soluzioni per affrontarli.
A livello globale, le emissioni di CO2 sono calate in diversi Paesi che rappresentano una quota superiore all’1% delle emissioni globali di CO2: 0,1% in Australia, 0,3% in Germania, 2,8% in Messico e 1,9% in Sud Africa.
Oltre a Ue, Cina e Russia, si riscontrano aumenti delle emissioni di CO2 dello 0,2% in Brasile, dell’1,5% in Arabia Saudita, del 2,7% in Canada, del 3,5% in Corea del sud, del 4,7% in Indonesia, del 5,7% in Iran e di ben l11% in Turchia.
Al Jrc evidenziano che «Guardando al profilo globale delle emissioni, è chiaro che sono necessari sforzi continui per ridurre le emissioni» e ricorda che «Il 28 novembre 2018, la Commissione europea ha intensificato i suoi sforzi proponendo una strategia affinché l’Europa diventi la prima grande economia del mondo a diventare climate neutral entro il 2050».
Fonte: http://www.greenreport.it/news/energia/le-emissioni-di-co2-pro-capite-nellue-sono-inferiori-a-quelle-della-cina-e-meta-di-quelle-usa/