Gli acquisti verdi dei Comuni non decollano

Gli acquisti pubblici potrebbero – e anzi, dovrebbero – rappresentare una delle principali leve per lo sviluppo dell’economia verde nel nostro Paese: ogni anno lo Stato spende più di 100 miliardi di euro in appalti, una somma che se ben indirizzata potrebbe offrire un adeguato mercato di sbocco per i prodotti a più alto tasso di sostenibilità (quelli realizzati a partire da materiali riciclati, ad esempio) e contribuire così concretamente a cambiare il volto dell’intera economia. Tutto questo però non sta accadendo, nonostante le varie leggi in materia inanellate nel corso del tempo, come mostra l’indagine sul livello di applicazione dei Criteri ambientali minimi (Cam) – resi obbligatori dall’articolo 34 del Codice degli appalti, affidando il monitoraggio delle operazioni all’Anac – realizzato dall’Associazione comuni virtuosi e dalla società di consulenza Punto 3 Srl, con il supporto del Consorzio Ecopneus e Sumus Italia.

 

I risultati dell’indagine, illustrati alla Camera dei deputati, tracciano infatti un quadro scoraggiante: il 55% dei Comuni intervistati non applica i Cam in nessuna categoria merceologica, appena il 34% della spesa complessiva prevede l’applicazione dei Cam, e la percentuale di bandi contenenti Criteri ambientali minimi si ferma al 21%. E questo nonostante il focus si sia limitato a osservare un campione d’eccellenza.

 

L’indagine ha riguardato infatti le procedure di approvvigionamento (riferite all’anno 2017) di 40 Comuni (su un totale di 102) aderenti all’Associazione dei comuni virtuosi, nata nel 2005 per diffondere e promuovere buone pratiche di sostenibilità. «Affinché la legge sui Cam trovi effettiva applicazione – osserva Marco Boschini,  coordinatore dell’Associazione – occorre una visione di insieme. Serve senso di responsabilità e convergenza di vedute. Come Associazione siamo fortemente motivati a promuovere la formazione e a valorizzare le eccellenze dei nostri Comuni».

 

Più nel dettaglio, dall’indagine promossa dalla stessa Associazione emerge che le maggiori percentuali di bandi con Criteri ambientali minimi rispetto al totale dei bandi di settore risultano essere quelli relativi alle forniture di carta per ufficio (60%), al servizio di ristorazione (50%) ed alle forniture di apparecchiature elettriche ed elettroniche per ufficio (43%), unitamente alla fornitura di arredi (43%) ed al servizio di gestione dei rifiuti (42%). In valore assoluto, invece, il maggior numero di bandi aggiudicati nel 2017 con Cam si riscontra per le forniture di prodotti elettrici ed elettronici (26 bandi con Cam).  Molto bassa la percentuale di applicazione dei Cam relativi all’acquisizione di veicoli adibiti al trasporto su strada (6%), ai servizi di gestione del verde pubblico (6%) e all’edilizia (5%).

 

Risultati che, evidentemente, è necessario migliorare. «Per favorire uno sviluppo più equo e sostenibile – commenta Rossella Muroni, deputata di LeU ed ex presidente di Legambiente nazionale – servono politiche adeguate e coerenti, occorre orientare l’innovazione verso l’efficienza e il futuro, così come serve orientare la spesa pubblica verso la green economy. Per questo è importante che il nuovo Codice degli appalti abbia previsto l’obbligo dei Criteri ambientali minimi (Cam) negli approvvigionamenti degli enti pubblici. Un fronte strategico su cui, come testimonia questa indagine, stiamo facendo passi avanti ma sul quale c’è ancora molta strada da fare».

 

Come? Prevedere e applicare sanzioni per gli inadempienti all’obbligo di legge potrebbe essere un’idea, come anche quella di aiutare gli enti locali nel perseguimento dell’obiettivo: dall’indagine presentata alla Camera emerge che la soluzione più richiesta dai Comuni per rispettare l’obbligo di introduzione dei Cam nelle fasi di acquisto è quella di «avere a disposizione format di capitolati, di disciplinari e contratti che guidino la stazione appaltante nella corretta applicazione dei Cam relativi alle specifiche tecniche di base, clausole contrattuali e criteri premianti. Si ipotizza – osserva il rapporto – che questa esigenza nasca dalla necessità da un lato di velocizzare e guidare le procedure amministrative, e dall’altro di ottenere certezza sulle modalità di applicazione dei Cam nelle diverse fasi della procedura di approvvigionamento. Tale aspetto, pur andando incontro alle reali difficoltà di inserimento e di gestione dei Cam nelle procedure di gara, deve essere accompagnato da un quadro di attività volto ad analizzare i fabbisogni, pianificare gli acquisti e realizzare approvvigionamenti nei quali la qualità (ambientale, sociale e prestazionale) sia un elemento imprescindibili e correttamente valutabile».

 

di Luca Aterini

 

Fonte: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/gli-acquisti-verdi-dei-comuni-non-decollano-cam-presenti-solo-nel-21-dei-bandi/