«Il lavoro è carente in larghe aree del Paese. E le conseguenze di questa condizione sono gravi». Il presidente Mattarella, nelle parole spese ieri per onorare il 1 maggio, è ben consapevole che festeggiare il lavoro senza promuoverne il concreto sviluppo è solo stanca retorica da parte delle istituzioni, e dal Palazzo del Quirinale ha posto l’accento sulla rotta da seguire. «Non mancano difficoltà; e problemi, alcuni dei quali richiedono il coraggio di interventi strutturali, ma l’Italia ha anche enormi potenzialità e risorse, che ci sollecitano ad affrontare le sfide a testa alta e con fiducia. A cominciare dalla sfida della sostenibilità dello sviluppo – rimarca Mattarella – Sfida globale nella quale il nostro Paese può e deve assumere un ruolo di avanguardia. Trasformazioni digitali ed eco-sostenibilità sono già decisivi vettori di sviluppo, di occupazione, di benessere. Lo saranno ancor più nei prossimi anni. Si prevede che, nei prossimi cinque anni, le imprese italiane avranno bisogno di un gran numero di lavoratori con competenze “verdi”».
Non si tratta solo di un auspicio, ma di una testimonianza che affonda le sue radici in solidi studi. Secondo l’International labour organization (Ilo) delle Nazioni Unite «l’azione volta a limitare a 2 gradi Celsius il riscaldamento globale» permetterà la creazione di 24 milioni di posti di lavoro a livello mondiale entro il 2030 rispetto allo scenario business-as-usual, ai quali si potrebbero aggiungere «6 milioni di posti di lavoro attraverso la transizione ad una economia circolare». Un orizzonte nel quale anche per l’Italia ci sono grandi opportunità da cogliere: come testimonia la Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, realizzando 5 importanti obiettivi ambientali si potrebbero creare su suolo nazionale 800mila posti di lavoro entro il 2025, con il contributo più sostanzioso offerto dai comparti dell’energia rinnovabile e dell’economia circolare.
Non si tratta certo però di un risultato acquisito, ma da conquistare. Per questo è determinante che la mano pubblica sappia sostenere e guidare lo sviluppo del Paese in questi anni di grandi mutamenti, in modo da non perdere il treno dello sviluppo sostenibile (e i posti di lavoro che porta con sé).
«Non ci sarà sostenibilità senza un’attenzione particolare alla tutela della popolazione più fragile, dal punto di vista del lavoro e dei diritti: la transizione ecologica deve produrre occupazione e migliorare la qualità della vita», commenta Michele Fina, direttore di Tes – Transizione ecologica e solidale, l’associazione presieduta da Andrea Orlando che si è costituita due mesi fa per sostenere proprio il dibattito sulla nuova economia al servizio della persona, della società e della tutela dell’ambiente. «Lo stesso presidente Mattarella ha chiarito che il lavoro sta cambiando e si sta trasformando, e che questo può avvenire solo se correttamente sostenuto dall’azione di una politica che sappia guidare la transizione facendone un fattore di sviluppo e di lavoro. Insomma, la transizione ecologica necessaria deve essere eguale e non caricata sulle spalle degli ultimi. Solo così sarà, come deve essere, popolare e tempestiva».
di Luca Aterini
Fonte: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/il-futuro-del-lavoro-italiano-e-green-il-1-maggio-visto-dal-presidente-mattarella/#www.blog-news.it/metapost/il-futuro-del-lavoro-italiano-e-green-il-1-maggio-visto-dal-presidente-mattarella