Riscaldamento globale job killer: 80 milioni di posti persi

L’aumento dello stress termico legato ai cambiamenti climatici porterà ad una perdita di produttività, su scala mondiale, equivalente a 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel 2030. L’allarme è contenuto in un nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (International Labour Organization, ILO). E si basa su un’ipotesi di crescita della temperatura media globale di soli 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.

 

Agricoltura e costruzioni i settori più colpiti

Secondo l’ILO, infatti, a causa delle temperature elevate si perderà il 2,2% del totale delle ore lavorate nel mondo. Il che corrisponde ad una perdita economica di 2.400 miliardi di dollari. Lo scenario presente considerazione dall’agenzia delle Nazioni Unite, dunque, è il più ottimistico. Si basa infatti sull’ipotesi che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 siano totalmente rispettati. Mentre, in realtà, il trend attuale ci porterebbe a superare nettamente la soglia del 3 gradi centigradi.

 

 

L’aumento dello stress termico legato ai cambiamenti climatici porterà ad una perdita di produttività, su scala mondiale, equivalente a 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel 2030. L’allarme è contenuto in un nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (International Labour Organization, ILO). E si basa su un’ipotesi di crescita della temperatura media globale di soli 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.

 

 

 

Agricoltura e costruzioni i settori più colpiti

Secondo l’ILO, infatti, a causa delle temperature elevate si perderà il 2,2% del totale delle ore lavorate nel mondo. Il che corrisponde ad una perdita economica di 2.400 miliardi di dollari. Lo scenario presente considerazione dall’agenzia delle Nazioni Unite, dunque, è il più ottimistico. Si basa infatti sull’ipotesi che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 siano totalmente rispettati. Mentre, in realtà, il trend attuale ci porterebbe a superare nettamente la soglia del 3 gradi centigradi.

 

AMBIENTE

Clima, drammatico allarme IPCC: «Riscaldamento globale a +1,5 gradi già nel 2030»

Trapelate alcune delle conclusioni del rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sul climate change: il mondo è in una traiettoria che porterebbe alla catastrofe climatica

 

Inoltre, il rapporto precisa di considerare che la maggior parte dei lavori agricoli e nel settore delle costruzioni si svolgeranno all’ombra. In caso contrario, i dati sarebbero enormemente più allarmanti. Ciò dal momento che tali mestieri sono effettuati in larga parte all’aria aperta e dunque particolarmente esposti al problema del caldo.

 

In termini tecnici, l’ILO per “stress termico” fa riferimento ad un livello di calore superiore a quello che il corpo può tollerare senza subire danni fisiologici. Generalmente, al di là dei 35 gradi centigradi e con alti tassi di umidità. In tali casi le capacità dei lavoratori diminuiscono sensibilmente. E con esse la produttività.

 

In Asia meridionale e Africa occidentale i problemi maggiori

L’agenzia Onu ricorda che il settore agricolo impiega 940 milioni di persone in tutto il mondo. È qui che si concentrerà il 60% delle ore di lavoro perse. Mentre il comparto delle costruzioni toccherà il 19%. Altri settori particolarmente esposti sono quelli legati ai servizi ambientali, alla raccolta di rifiuti, ai servizi di pronto soccorso, ai lavori di riparazione. E ancora trasporti, turismo, sport e alcune lavorazioni industriali.

 

n termini geografici, l’impatto non sarà omogeneo nel mondo. Le regioni nelle quali si perderà il quantitativo maggiore di ore di lavoro saranno l’Asia meridionale e l’Africa occidentale. Qui i cali saranno approssimativamente del 5%, nel 2030. Pari, rispettivamente a 43 e 9 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.

 

«Inoltre – si legge nel rapporto – saranno i Paesi meno ricchi i più colpiti. In quanto avranno a disposizione meno risorse per adattarsi in modo efficace alle temperature in crescita. Le perdite economiche legate allo stress termico si andranno quindi a cumulare agli handicap strutturali già esistenti. In particolare tra i lavoratori poveri, in caso di lavori in nero e in assenza di forme di protezione sociale».

 

A rischio soprattutto i più poveri. L’Organizzazione internazionale del lavoro: «Moltiplicare gli sforzi»

«Si tratta di una grave conseguenza dei cambiamenti climatici in atto – ha spiegato Catherine Saget, dirigente del dipartimento di ricerca dell’ILO -. Possiamo aspettarci un aumento delle diseguaglianze nei Paesi a reddito elevato così come in quelli più poveri. E le condizioni di lavoro si degraderanno, soprattutto per i più vulnerabili».

 

Il rapporto sottolinea in questo senso che ci si attende anche un aumento delle migrazioni. In particolare a causa dei lavoratori che abbandoneranno le zone rurali per cercare di garantirsi un avvenire migliore. Inoltre, «sarà più difficile lottare contro la povertà e centrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite».

 

Per questo l’ILO ha chiesto di e «moltiplicare gli sforzi per elaborare, finanziare ed attuare politiche nazionali utili a combattere i rischi legati allo stress termico. Il che passa dalla creazione di infrastrutture adeguate e dal miglioramento dei sistemi di allerta in caso di ondate di caldo eccezionali. Ma occorre anche un miglioramento delle norme internazionali sul lavoro».

 

di Andrea Barolini

 

Fonte: https://valori.it/riscaldamento-globale-job-killer-80-milioni-di-posti-persi-gia-nel-2030/