A quanto ammonteranno i benefici economici della transizione energetica verso le fonti rinnovabili in Europa e in Italia in particolare? Quanti posti di lavoro ci saranno in più grazie alle tecnologie pulite nei vari settori industriali? E quali ostacoli andranno superati per sviluppare la green economy?
Sono alcune delle domande che si sono posti gli autori dello studio Just E-volution 2030 realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con Enel e Fondazione Centro Studi Enel, presentato in questi giorni durante il forum The European House-Ambrosetti che si è svolto a Cernobbio.
E le risposte sono arrivate impiegando un nuovo modello econometrico che ha permesso di misurare in dettaglio gli impatti socioeconomici delle diverse tendenze che stanno plasmando il graduale passaggio dai combustibili fossili alle risorse rinnovabili, soprattutto l’elettrificazione dei consumi finali e l’uso di tecnologie smart digitali.
Secondo lo studio, si legge in una nota di Enel, la crescita del valore economico del settore elettrico nei diversi scenari esaminati, produrrà un aumento netto della produzione industriale stimabile tra 113 e 145 miliardi di euro per l’Unione Europea, di cui 14-23 miliardi in Italia, 7-8 in Spagna e 2-3 in Romania (i tre paesi analizzati in modo più approfondito nell’ambito della ricerca).
Per quanto riguarda tecnologie e servizi digitali, si parla soprattutto di soluzioni basate sull’accumulo elettrico con batterie, gestione “intelligente” dell’energia con sistemi Vehicle-to-Grid (V2G, vedi anche qui), domotica e piattaforme per condividere l’energia autoprodotta; qui il valore economico è stimato in circa 65 miliardi di euro al 2030 in Europa, di cui circa 6 miliardi in Italia.
Allo stesso tempo, prosegue la nota, lo studio prevede che la transizione energetica avrà un effetto netto positivo sull’occupazione che potrà vedere fino a 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro al 2030 nell’Ue, in particolare fino a 173.000 nel nostro paese.
Inoltre, la ricerca fornisce una stima della riduzione dei costi legati all’inquinamento atmosferico: circa tre miliardi di euro al 2030 per l’Unione Europea.
L’analisi, chiarisce la nota, parte dall’osservazione del cambiamento che il settore energetico sta attraversando: alla diminuzione dei costi delle diverse tecnologie e alle nuove modalità di produzione, distribuzione e consumo, si aggiungono i nuovi comportamenti virtuosi dei cittadini, sempre più attenti alle tematiche ambientali.
La risposta a uno scenario di questo genere, che impone come priorità un’accelerazione del processo di decarbonizzazione, va ricercata, secondo The European House-Ambrosetti, nel vettore elettrico per almeno sette motivi.
Eccoli: l’elettricità, se generata da un mix bilanciato con una quota rilevante di rinnovabili, permette di ridurre le emissioni di CO2, rafforza la resilienza e la sicurezza di approvvigionamento del sistema energetico, offre livelli superiori di efficienza energetica, si integra facilmente con la digitalizzazione agevolando una migliore gestione dei consumi, stimola l’innovazione e la sostenibilità degli stili di vita e dei processi industriali, assicurando prodotti migliori, favorisce la crescita di soluzioni in ottica di economia circolare e, infine, riduce l’inquinamento acustico.