Climate Change, il 50% dei cittadini Ue sacrificherebbe la crescita per il clima

Il vertice sull'azione per il clima voluto dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres a New York - previsto per il 23 settembre - è alle porte, e l'Unione europea è chiamata all'appello a proporre fatti e non parole. Del resto, secondo uno studio del Consiglio europeo per le relazioni internazionali, sono gli stessi cittadini Ue a chiedere risposte sempre più chiare sul tema, tanto che sarebbero disposti a sacrificare la crescita economica pur di proteggere il pianeta.

 

Il sondaggio, commissionato dal prestigioso think-tank European Council on Foreign Relations (ECFR), ha coinvolto 60mila cittadini europei in quattordici Paesi per capire cosa si aspettano da appuntamenti come l'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) e il summit di New York, concentrandosi su temi che vanno dal clima al disarmo nucleare in Iran, fino ai rapporti commerciali tra Cina e Stati Uniti e alle interferenze russe nelle elezioni di altri Paesi. Stando all'indagine, il 74% degli italiani è pronto "a rendere il cambiamento climatico una priorità assoluta della propria politica" e, il 50% dei cittadini Ue sacrificherebbe la crescita economica per proteggere il clima.

 

Intanto, il conto alla rovescia per la settimana di sciopero mondiale, Global #WeekForFuture e del #GlobalClimateStrike, è cominciato, e da oggi al 27 settembre per le strade di tutto il mondo milioni di persone sfileranno chiedendo la possibilità di un futuro su questo pianeta.

 

Le preoccupazioni sul destino della Terra sembrano condivise anche dai maggiori rappresentanti delle istituzioni, a partire dallo stesso Guterres che, incalzato dai giornalisti Mark Hertsgaard del The Nation e Mark Phillips di CBS News, ha dichiarato che "Madre Natura è arrabbiata". Ecco perché "la società civile, le imprese, le città, le regioni sempre più frequentemente premono sui governi centrali affinché adottino nuove misure di contrasto al cambiamento climatico - lo abbiamo visto alle ultime elezioni europee - e sempre più frequentemente assumono loro stessi la responsabilità di cambiare".

 

L'Europa, insomma, lo ha capito: il tempo è scaduto. In vista dell'appuntamento nella Grande Mela, la Commissione ha adottato una comunicazione indirizzata al Parlamento e al Consiglio, che ribadisce i punti dell'impegno dell'Ue a favore dell'azione per il clima e spiega che la strategia prevede di superare gli obiettivi dell'accordi di Parigi per il 2030 e rendere l'Europa neutrale in quanto a emissioni entro il 2050.

 

Peccato però che non ci sia ancora un accordo tra i Paesi sulla questione degli investimenti fossili: durante recente riunione del Cda della Banca europea per gli investimenti (Bei) dedicato allo stop ai finanziamenti ai fossili, il Cda ha infatti deciso di non decidere, e una nota della Banca ha annunciato che “le deliberazioni dettagliate sulla nuova bozza di politica di finanziamento nel settore energetico dovrebbero riprendere in occasione della prossima riunione che si terrà a Lussemburgo il 15 ottobre prossimo”. Secondo indiscrezioni, il Cda non sarebbe stato in grado di arrivare a una decisione definitiva stante i contrasti tra i 29 rappresentanti dell’organismo (uno per ciascun Paese Ue più uno della Commissione).

 

A livello politico invece è tutta da decidere la partita del computo degli investimenti finalizzati alla lotta al climate change nei parametri del deficit pubblico fissato dal Patto di stabilità e crescita. Sul tavolo della nuova Commissione europea, la proposta italiana di svincolare gli investimenti verdi dal patto di stabilità - che piace sia a M5s che a Pd e che rilancia in chiave ecologista la golden rule che il ministro dell'Economia Gualtieri provò a introdurre già nel 2012. Oltre ai progetti di decarbonizzazione, per l'Italia sono fondamentali anche quelli dello sviluppo di nuove tecnologie, la sensibilizzazione collettiva, la multimodalità e l'elettrificazione dei veicoli. "Occorre poi porre maggiore attenzione su quelle misure che mirano all'innovazione nello sviluppo delle infrastrutture digitali e della mobilità sostenibile, nonché l'incentivazione, la sperimentazione e la messa in esercizio di veicoli a guida automatica e connessa", ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli. ma per ora una riforma strutturale del Patto non è in agenda. la partita a Bruxelles è appena cominciata.

 

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Fonte: https://www.repubblica.it/dossier/esteri/fondi-strutturali-europei-progetti-italia/2019/09/20/news/climate_change_e_il_clima_la_priorita_della_politica_ue-236494585/