Biodiversità: la CBD Onu chiede di proteggere il 30% della Terra

L’Open-Ended Working Group on the Post-2020 Global Biodiversity Framework (WG2020) è stato incaricato di curare i preparativi per lo “zero draft text of the post-2020 global biodiversity framework” e si prevede che questo processo terminerà con l’adozione del post-2020 global biodiversity framework, alla Conferenza della parti della Convention on biological diversity (CBD) che si terrà all’UN Biodiversity Conference del 2020 a Kunming, in Cina, che dovrebbe essere il trampolino di lancio verso il raggiungimento della visione 2050 “Vivere in armonia con la natura”.

 

La bozza è stata presentata e il WG2020 chiede ai governi mondiali di proteggere il 30% del pianeta entro il 2030 per «fermare la rapida perdita di biodiversità, ripristinare le funzioni degli ecosistemi e aiutare a evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici» e almeno il 10% di questa area, sia terrestre che oceanica, dovrebbe essere posto sotto «protezione rigorosa».

 

Inoltre, la proposta della CBD prevede una riduzione dell’inquinamento da nutrienti e plastica di almeno la metà nel prossimo decennio.

 

Secondo Enric Sala, explorer-in-residence a National Geographic e coautore di “Global Deal for Nature”, «Se adottato, questo obiettivo potrebbe realizzare ciò che i nostri ragazzi hanno chiesto ai governi di fare: ascoltare la scienza. Ma questo è il pavimento, non il soffitto. Ora ogni governo sulla terra deve affrontare questa audace missione e portarci quest’anno a un accordo globale per la natura».

 

Attualmente, è protetto solo il 15% delle terre emerse e il 7% di mari e oceani, mentre gli obiettivi della CBD per il 2020 erano del 17% per i parchi terrestri e del 10% per le aree marine protette.  Secondo Brian O’Donnell, direttore di Campaign for Nature, gli obiettivi per il 20220 della CBD per il 2020 sono ancora a portata di mano: «Penso che siamo molto vicini e che la cosa tenderà a succedere, man mano che ci avviciniamo alla scadenza, che tende a smuovere le nazioni, e spesso porta a ricevere alcuni annunci audaci».

 

Dal 1992 la CBD è stata ratificata da 187 Paesi, ma gli Usa hanno firmato l’accordo e non lo hanno ancora ratificato e sarà difficile che lo faccia Donald Trump che negli ultimi 3 anni si è dedicato a smantellare i parchi e le leggi statunitensi in difesa della natura.

 

Per scienziati e ambientalisti arrivare al 30% di aree protette in tutto il mondo sarà una grossa sfida, ma secondo Sala, con questa proposta «Riusciremo a prevenire l’estinzione massiccia di specie e il collasso del nostro sistema vitale che ci sostiene, ma non è abbastanza. Abbiamo bisogno che metà del pianeta sia in uno stato naturale».

 

Sala faceva parte del team internazionale di ricercatori che nell’aprile 2019 ha pubblicato su Science Advances lo studio “ A Global Deal For Nature: Guiding principles, milestones, and targets” nel quale si chiede alla comunità internazionale di darsi obiettivi ancora più ambizioni di quelli della CBD e che un altro 20% della superficie del pianeta venga destinata ad “aree di stabilizzazione climatica”, dove salvaguardare alberi, praterie e altra vegetazione per prevenire ulteriori emissioni di CO2.

 

Il principale autore di quello studio, Eric Dinerstein, direttore delle soluzioni per la biodiversità e la fauna selvatica dell’ONG Resolve, evidenzia che «I nuovi modelli climatici e le analisi sulla biodiversità condotte nell’ultimo anno hanno sottolineato la necessità di proteggere più del 30% del pianeta nel futuro prossimo. Se non conserveremo queste ulteriori aree tra oggi e il 2030 o il 2035, non potremmo mai far funzionare un approccio basato sulla natura per rimanere al di sotto degli 1,5 gradi Celsius, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo sul clima di Parigi»

 

Il quadro proposto dal WG2020 della CBD applica un approccio basato sulla “teoria del cambiamento”, un framework di pianificazione strategica utilizzato per aiutare a pianificare, attuare e valutare gli impatti delle azioni intraprese de che, spiega la CBD, «è un potente strumento per organizzare obiettivi e soluzioni misurabili e per valutare gli impatti sia a breve che a lungo termine in una struttura coerente, significativa e trasparente. Ciò consentirà a diverse parti interessate di articolare progetti, lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni, utilizzare lo stesso linguaggio quando condividono informazioni sullo stato di attuazione e garantire che le azioni collettive siano allineate al raggiungimento del massimo impatto possibile».

 

La bozza zero del WG2020 tiene anche conto di elementi di orientamento su obiettivi, target samart, indicatori, linee di base e quadri di monitoraggio, relativi ai fattori che determinano la perdita di biodiversità, per il raggiungimento di un cambiamento trasformativo, nell’ambito dei tre obiettivi della CBD, discussi nel corso del 23esimo meeting del Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice, nonché i risultati dell’undicesima riunione del Open-ended Inter-sessional Working Group on Article 8(j) and Related Provisions. Include anche un elenco preliminare di indicatori che possono essere utilizzati per valutare i progressi verso gli obiettivi. Inoltre, il quadro proposto considera i vari processi di consultazione che hanno avuto luogo, comprese le opinioni espresse durante il briefing informale dei copresidenti il 24 novembre 2019.

 

Prima di essere approvati definitivamente dai governi al summit della CBD che si terrà a ottobre a Kunming, gli obiettivi per estendere le aree protette entro il 2030 potrebbero aumentare o diminuire e oltre a raggiungere gli di maggiore estensione delle aree protette bisognerà anche definire e trovare i finanziamenti per gestirle e proteggerle. O’Donnell. Fa notare che questo è fondamentale: «Il modo per rendere questo obiettivo pienamente efficace e funzionante è se le e nazioni più ricche, i filantropi e le corporations mettessero diverse risorse per aiutare alcuni dei Paesi in via di sviluppo a raggiungere questi obiettivi mentre diventano sempre più audaci».

 

Fonte: http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/biodiversita-la-cbd-onu-chiede-di-proteggere-il-30-della-terra/