Living Planet Report, dagli anni ’70 perso il 68% delle specie selvatiche

In 50 anni abbiamo perso il 68% delle specie di fauna selvatica. Un calo dell’87% per il gorilla di pianura orientale, in Congo, e fino al 99% per il pappagallo cenerino, in Ghana.  I dati, sconvolgenti, emergono dal Living Planet Report 2020, il documento di monitoraggio pubblicato ogni due anni dal World Wide Fund for Nature (Wwf) in collaborazione con la Zoological society of London (ZSL). Lo studio ha monitorato 21.000 popolazioni di oltre 4000 specie di vertebrati dal 1970 al 2016, e ha messo in luce, tra gli altri,  il rischio gravissimo in cui incorrono le specie di acqua dolce, che hanno subito globalmente un calo dell’84%.

 

La causa principale del declino catastrofico di specie a livello globale, peggiore di quello registrato nello scorso report del 2018, è la distruzione degli habitat naturali, soprattutto a causa di deforestazione e agricoltura intensiva. Questa tendenza avvicina l’essere umano agli animali selvatici, rischiando di favorire l’insorgenza di nuove pandemie come quella di  Covid-19 in atto. 

 

“Stiamo assistendo alla distruzione della natura da parte dell’umanità – dichiara Marco Lambertini, direttore Wwf Internazionale – In effetti, è un ecocidio. Per 30 anni abbiamo visto la perdita di biodiversità accelerare  e ancora continua nella direzione sbagliata. Il Report di quest’anno ci dimostra che l’impatto è catastrofico non solo per le specie selvatiche, ma anche per la salute umana e molti aspetti della nostra vita”.

 

Fonte: https://www.lanuovaecologia.it/living-planet-report-2020-wwf-68-specie-selvatiche-perdita-biodiversita/