Utrecht, il garage dei 25 mila pedali

Con gli eleganti oblò di un vetro spesso come il cristallo, i lunghi corridoi rivestiti in listelli di legno chiaro e gli ampi ballatoi che collegano tra loro i suoi tre livelli, il parcheggio per biciclette più grande del mondo somiglia a un panfilo mastodontico.

 

Benvenuti nel parking per bici da record

Oblò di cristallo, corridoi rivestiti in legno, un flusso di 100 persone al minuto. A Utrecht il parking di bici da record

 

Inaugurato nell’agosto 2019 dalla sottosegretaria alle Infrastrutture, Stientje van Veldhoven, che da allora si autodefinisce la “ministra delle bici”, lo Stationsstalling di Utrecht, o garage della stazione ferroviaria, ha una capienza di 12.500 posti. Una cifra da primato, mai raggiunta altrove. Così come sono da record i costi dell’opera, che hanno superato i 30 milioni di euro. Ci sono voluti cinque anni di lavori per completare quest’imponente exploit architettonico sotterraneo, con tre piani che si snodano intorno a un’apertura centrale, dove le vie per i ciclisti e quelle per i pedoni sono indicate con due colori diversi: il rosso per i primi, il grigio per gli altri. “Tutto è stato concepito per risultare il più semplice possibile”, ci spiega Herbert Tiemens, che ha diretto il progetto per conto del comune di Utrecht e che ci fa guida nel megaparcheggio. “Del resto, prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19, durante le ore di punta il flusso degli ingressi raggiungeva anche 100 persone al minuto. E’ stato perciò necessario pensare un sistema di entrata e di uscita per evitare che si formassero code e collisioni tra pedoni e ciclisti”.

 

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Il bike park olandese è molto diverso dal quello giapponese al quale ha strappato il record di capienza. Quello della stazione Kasai di Tokyo, aperto nel 2008 e che conta quasi diecimila posti, dispone di 50 ascensori automatici che nascondono le bici nelle viscere della metropoli, in profondissimi silos inaccessibili ai ciclisti. Nel meno sofisticato e meno tecnologico parcheggio di Utrecht ognuno può invece parcheggiare autonomamente la propria bici, percorrendo corridoi lunghi 350 metri e larghi 5. “La semplicità, si sono detti gli architetti dello studio Ector Hoogstad Architects, vincitori dell’appalto nel 2011, è sinonimo di funzionalità. Anche perché un sistema troppo complesso rischia di incepparsi e di creare problemi agli utenti”, spiega Tiemens.

 

Con il più alto numero di ciclisti al mondo rispetto alla sua popolazione, l’Olanda è da decenni molto attenta alla sostenibilità dei trasporti e allo sviluppo della mobilità dolce. “In realtà, la prima pista ciclabile di Utrecht risale al 1885, e fu aperta per quegli happy few che possedevano le bici di una volta, con la ruota anteriore molto più grande di quella posteriore. Ma la vera rivoluzione delle bici risale agli anni Settanta del secolo scorso, quando nelle città più grandi del Paese nacque un vasto movimento di protesta contro le auto che ingolfavano i centri storici, rendevano l’aria irrespirabile e investivano troppi pedoni”. I politici furono in fretta costretti ad adeguarsi alla volontà popolare e a promuovere leggi per convertire il trasporto urbano, investendo in quello pubblico e incoraggiando l’uso della bicicletta.

 

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Lo Stationsstalling può dunque considerarsi l’ultimo traguardo di una politica quasi cinquantennale. “Siamo perfino riusciti a installare dei pannelli luminosi a 300 metri dai suoi due ingressi per indicare il numero di posti ancora disponibili, proprio come per i parcheggi delle auto”, dice ancora Tiemens.

 

 

Costruita sotto la nuova piazza che collega la stazione centrale di Utrecht e il centro commerciale Hog Catharijne, la struttura assicura ai ciclisti anche sicurezza, velocità e praticità: oltre alle stazioni di controllo, al suo interno sono forniti servizi di assistenza, con un centro per le riparazioni e uno di noleggio con 750 biciclette. Certo, è costato parecchio, ossia 2400 euro per ogni posto bici, ma per un valido motivo: la volontà di realizzare nel centro della città una struttura che sia anche un monumento architettonico, funzionale ma anche esteticamente soddisfacente. “Non troppo, però. Anzitutto per non distrarre i ciclisti e poi perché la sua natura è di un luogo di transito, dove le persone non devono aver voglia di stazionare”, aggiunge Tiemens, che ci mostra sul soffitto le numerose telecamere di controllo istallate per evitare furti o vandalismi. Aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per farlo funzionare serve una squadra di quaranta persone.

 

Il 60% dei 30 milioni di euro necessari alla sua costruzione sono stati versati dalla compagnia ferroviaria ProRail, il 20% dal comune di Utrecht e il 20% restante dal ministero dei Trasporti. Contando tutti i garage per le bici intorno alla stazione di Utrecht, primo hub ferroviario d’Olanda, si totalizzano 33 mila posti, 22 mila dei quali gratuiti per le prime 24 ore. Possono sembrare tanti, anzi tantissimi, ma è verosimile che presto non basteranno più. Infatti, nei Paesi Bassi il tasso di aumento dei ciclisti si è rivelato nel 2019 quasi tre volte superiore a quello stimato due anni prima. Non solo: in prossimità della stazione di Utrecht sta nascendo un nuovo quartiere residenziale in quella che era un’area industriale, che una volta finito farà aumentare la popolazione della città di circa 10 mila persone. Gli amministratori della città già prevedono che si arriverà a saturazione dei posti bici entro il 2025, e forse prima. C’è perciò chi sta già studiando nuove soluzioni, magari allungando in prua o in poppa il gigantesco Stationsstalling.    

 

Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml