Trent'anni dalla legge sulle aree protette: il bilancio di Legambiente

Trent’anni fa nasceva la legge 394/91 sulle aree protette. Una normativa che, secondo Legambiente, in questi 30 anni ha fatto tutto sommato bene al Paese in termini di crescita di aree protette, tutela e conservazione della biodiversità e habitat, riscoperta dei territori. La legge ha anche contribuiro a dare una spinta importante all’economia locale, alla promozione dello sviluppo sostenibile e alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore turistico e nell’economia green. A parlar chiaro è la fotografia scattata da Legambiente nel report dedicato alle legge 394 in cui fa un bilancio, con numeri alla mano, di questi 30anni indicando anche criticità e sfide future da affrontare.

 

Sopra la media europea

Secondo il report (scaricabile qui) di Legambiente, più dell’11% del territorio nazionale è oggi sottoposto a tutela: la legge 394/1991 ha garantito nella Penisola la crescita della aree protette che sono passate dal 3% all’11%. Si tratta di uno dei sistemi nazionali di tutela della natura più consistente dell’Unione Europea, dove la media dei territori protetti è del 5%. La normativa ha, inoltre, permesso la nascita dell’Ente parco come un nuovo soggetto istituzionale autonomo – oggi sono quasi 200 –; ha consentito di riscoprire territori di pregio fino ad allora marginali che hanno ritrovato interesse e ricevuto risorse pubbliche per invertire le dinamiche di sviluppo. Per esempio l’istituzione dei Parchi nazionali ha fatto emergere nuove geografie territoriali sconosciute (es. il Cilento o i Monti Sibillini), fatto emergere realtà fino al 1990 conosciute per fatti negativi (es. Aspromonte per i sequestri, l’Asinara per il carcere), invertito la tendenza al degrado e abbandono del territorio (es. Cinque Terre, Vesuvio). E poi ci sono i grandi successi raggiunti nella conservazione di habitat e specie e le storie di valorizzazione del territorio. Dieci le storie virtuose raccontate da Legambiente: si va, ad esempio, dalle faggete vetuste italiane – inserite nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO – alla tutela del camoscio appenninico salvato dall’estinzione – agli inizi del ‘900 erano 40 esemplari, oggi se ne contano circa 3.000 –  passando alla fioritura della Piana di Castelluccio tutelata dal Parco nazionale dei Monti Sibillini – grazie all’insistenza del Parco si è riusciti a prevenire e regolamentare, questa estate, i flussi turistici nella Piana. Un bilancio, quello di questo 30ennale tutto sommato positivo, ma per Legambiente non bisogna dimenticare alcune criticità, come il mancato aggiornamento in questi anni della normativa, la cui riforma è stata interrotta nel 2018. Assenza di modelli partecipativi, scarse risorse tecnico-scientifiche, disomogeneità di fondi e organici tra i parchi nazionali e le altre aree protette sono i punti dolenti di una normativa che deve essere al più presto rivista. E poi c’è l’urgenza di creare nuove aree protette per raggiungere l’obiettivo di tutelare il 30% del territorio e del mare entro il 2030 come chiesto dall’Europa. Per questo oggi l’associazione ambientalista ha organizzato una serie di flash mob territoriali, dalla Lombardia alla Sicilia, per chiedere l’istituzione di 52 aree naturali protette, di cui 26 nuove nella Penisola e altre 26, tra Parchi nazionali e Aree marine protette, in fase istitutiva da tempo di cui si sollecita una rapida conclusione dell’iter.

 

I numeri delle aree protette

La superficie protetta in Italia è il doppio della media europea. Oltretutto in Italia conserviamo la gran parte del patrimonio di biodiversità (1/3 della fauna e il 50% delle specie floristiche del continente europeo, in territori che non sono wilderness ma contengono oltre 800 mila imprese che operano nei settori dell’agricoltura, pesca, zootecnia, foreste e turismo (bioeconomia). La nostra Penisola in totale conta 871 tra parchi e riserve (nazionali, regionali e locali) e aree marine con oltre 5milioni di ettari di territorio protetto a terra e a mare, e copre una percentuale dell’11% del territorio nazionale, coinvolge tutte le regioni e 2.500 comuni (la gran parte piccoli o piccolissimi) con una popolazione complessiva di 10 milioni di cittadini residenti.

 

Aggiornamento della legge

Per Legambiente è fondamentale aggiornare la normativa che risente del tempo e delle nuove competenze che si vogliono affidare ai parchi (le funzioni che avevano le province nelle politiche di area vasta, la gestione dei siti natura 2000, la sorveglianza dopo l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stati nell’Arma dei Carabinieri ad esempio), per poter gestire al meglio i successi nel campo della conservazione della biodiversità (si salvano dall’estinzione i camosci ma cresce anche la presenza di cinghiali e di altre specie invasive), per promuovere l’agricoltura biologica e frenare il consumo di suolo e produrre beni e prodotti agricoli riducendo le emissioni in atmosfera e il consumo di risorse naturali. Un capitolo particolare dovrà essere dedicato alle aree marine protette, colmando un gap d’attenzione già presente nella formulazione originaria della legge quadro. Non dimentichiamo che l’Italia oggi dispone della più importante e più estesa rete di aree marine protette del Mediterraneo, con una varietà di ambienti e di eccellenze che spazia dal parco archeologico sommerso di Baia e Gaiola alle ultime dune dell’Adriatico, dai graniti paleozoici e le praterie di Posidonia di Tavolara al coralligeno di Porto Cesareo. Infine in questo processo di aggiornamento della normativa sarà fondamentale garantire una partecipazione e un dibattito pubblico attraverso la terza Conferenza nazionale delle aree protette che chiediamo da anni di realizzare.

 

Contro il prolificare delle fake news

Infine in occasione del 30ennale della legge 394, Legambiente con la sua campagna Unfakenews realizzata insieme a Nuova Ecologia, smonta tre bufale ambientali, ricordando che: 1) Non è vero che i parchi nazionali impediscono lo sviluppo economico. Nei 24 Parchi nazionali italiani, che interessano circa 1,5 milioni di ettari, pari al 5,1% del territorio nazionale, sono presenti 328mila imprese, di cui il 13,1% sono imprese giovani (under 35) e il 26,8% imprese femminili. Queste realtà sono una parte importante delle imprese della green economy, che impiegano oltre 3 milioni di lavoratori e generano un valore aggiunto di oltre 100 miliardi di euro, pari al 10,6% dell’intera economia del nostro Paese. 2) Non è vero che nessuno vuole i Parchi nel proprio territorio. I comuni dei soli Parchi nazionali sono 550, per una popolazione di 706.058 abitanti. Di questi nessuno preme per uscirne, mentre ci sono Parchi che hanno allargato i loro confini. 3) Se nasce un Parco non si potrà più fare agricoltura. Falso. 752.400 ettari di territorio dei Parchi nazionali (il 50,9% del totale nazionale) è interessato da attività agricole con 55.000 occupati diretti e una diffusione di imprese agricole del 21,4% (a livello nazionale è il 13%). L’agricoltura dei Parchi è un modello di efficacia e competitività per i piccoli produttori che hanno saputo rispondere alla nuova richiesta dei consumatori, i quali sempre di più preferiscono produzioni biologiche e a basso impatto.

 

Fonte: https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/trentanni-dalla-legge-sulle-aree-protette-il-bilancio-di-legambiente