Il gas, il nucleare e l’Ucraina: il “Don’t look up” della politica e dei media

Quello che sta succedendo con il gas e la guerra che batte alle porte dell’Ucraina e dell’Europa sembra la tragica e smemorata messa in atto del film  “Don’t Look Up” mandato in onda recentemente su Netflix e subito – profeticamente e subitaneamente – dimenticato.

 

Gli stessi politici che fino a pochi giorni fa si dichiaravano delusi per il deludenti risultati della COP26 Unfccc di Glasgow, ora chiedono di trivellare l’Adriatico e lo Jonio per estrarre qualche goccia di gas che non farà abbassare le nostre bollette neanche di un centesimo. Gli stessi ministri e premier che a Milano si facevano fotografare con un’accigliata e refrattaria Greta Thunberg, ora liquidano con un’alzata di spalle le manifestazioni contro il gas e il nucleare nella tassonomia Ue fatte dagli stessi ragazzi che avevano convocato alla pre-Cop di Milano per ascoltare le loro “preziose opinioni”, che hanno prontamente gettato nel cassonetto della dimenticanza.

 

Gli stessi media – soprattutto i grandi media – che ci raccontavano un paio di mesi fa che il mondo aveva poco tempo e poco margine di manovra per salvarsi da un cambiamento climatico catastrofico, che ce ne mostravano gli effetti già all’opera (confermati oggi dalla NASA) con infografiche, ora pubblicano estasiati le cartografie dei giacimenti di gas e petrolio che l’Italia potrebbe/dovrebbe sfruttare per sfuggire alla schiavitù del gas russo (sic!), mentre intanto sperano che, se anche scoppierà la guerra in Ucraina, Putin non chiuderà i rubinetti del gas russo.

 

D’altronde, cosa aspettarsi da un’informazione che, nella Giornata del Ricordo, ha definito, su uno dei tre telegiornali Rai – in prima serata – Tito un comunista stalinista quando il defunto presidente della defunta Jugoslavia di tutto si poteva accusare tranne di essere amico di Stalin? La memoria e il ricordo in questo Paese sono a brevissima scadenza – meno di uno yogurt – seguono percorsi “emotivi” che nascondono input di radicatissimi interessi politici/economici, si adattano pedissequamente al giochino sempre funzionante di trasformare gli interessi delle élite (la casta si sarebbe detto fino a pochi anni fa) in populismo: basta con questi rompicoglioni di ambientalisti, prendiamoci il nostro gas o se lo prendono i croati!  In assenza della fatica dell’informazione si preferisce il talkshow eterno, dove cambiare opinione, contraddire il già detto e il già scritto non porta pena, scivola come petrolio sull’acqua, inquina ma nessuno bonifica.

 

Così un  test riuscito sulla fusione nucleare – ancora sperimentale e lontanissima dal poter essere utilizzata per produrre energia pulita – diventa la conferma che bisognerebbe tornare al nucleare a fissione: la maniera più costosa, pericolosa e inquinante sul lungo periodo di produrre energia. Così, mentre il nuclearista e petro-gasiero Vladimir Putin – verso il quale questo giornale non ha mai mostrato nessuna simpatia – ammassa truppe entro i suoi confini e nello Stato vassallo della Bielorussia gli Usa e la Nato ammassano armi e truppe da mesi ai confini della Russia, ci si scandalizza che i russi abbiano cacciato via un sottomarino nucleare statunitense che era entrato nelle loro acque territoriali (pensate a cosa sarebbe avvenuto se fosse successo il contrario) e si prendono per oro colato gli avvertimenti del presidente Usa Joe Biden che ipotizza che la Russia possa creare  un incidente per scatenare una guerra di invasione. Bisogna però dire che Biden e gli Usa di incidenti creati ad arte per intervenire se ne intendono ancora più di Putin:  dalla Baia dei Porci al Vietnam, passando per le decine di golpe organizzati nel giardino di casa caraibico e latino-americano,  fino alle false fiale di antrace e alle false armi di distruzione di massa in Iraq e alla strage delle torri gemelle – perpetrata da jihadisti sauditi di Al-Qaeda – utilizzata per invadere l’Afghanistan e per giustificare 20 anni di una guerra disastrosamente persa, sempre insieme alla fedelissima Italia atlantista anche dove l’Atlantico non arriva.

 

L’Ucraina rischia di diventare la Siria rovesciata dell’Occidente, solo che verso entrambi i fronti non stanno partendo i combattenti progressisti per difendere il Rojava kurdo dal Califfato nero dello Stato Islamico/Daesh o dalle truppe (Nato) turche, ma mercenari nazifascisti per difendere sia i sacri confini della Grande Madre Russia sia quelli dell’Occidente cristiano e della nuova Nato.

 

Solo poche settimane fa, dopo l’uscita di “Don’t Look Up”  i giornali e (non molti) politici, ci invitavano ad alzare lo sguardo, a guardare la cometa che sta arrivando a tutta velocità verso la terra, metafora chiarissima del più grosso rischio che ha di fronte l’umanità: il cambiamento climatico che già vediamo nel Mediterraneo in fiamme e nell’Artico di Putin dove sprofondano nel permafrost che si scioglie i gasdotti che ci portano sempre più a caro prezzo l’energia che ci serve. La Russia è uno dei pusher del riscaldamento globale europeo e la “virtuosa“ America di Biden e Kerry, che prometteva di azzerare il negazionismo climatico di Donald Trump,  punta a diventarlo, prendendosi la piazza di spaccio europea, inviando già in questi giorni verso l’Europa colossali navi cariche di gas naturale liquefatto, frutto di una delle tecniche di trivellazione più pericolose e inquinanti: il fracking.

 

Intanto, la COP27 Unfccc quest’anno verrà organizzata da una dittatura araba fedele amica dell’Occidente,  dell’Europa e dell’Arabia saudita – l’Egitto – che ricatta nostro Paese a causa degli interessi che abbiamo nello sfruttamento dei suoi enormi giacimenti di gas nel Mediterraneo. Lo stesso Egitto che ha interessi concomitanti con quelli russi e sauditi in Libia, un altro fallimento petrolifero (anche della diplomazia italiana) che la crisi ucraina serve a nascondere: le “risolutive” elezioni di dicembre annullate e rinviate sine die, mentre Tripoli e Bengasi hanno di nuovo due governi separati e nemici di quella che fu una colonia fascista italiana e poi il Paese dell’amico di Andreotti e di Silvio Berlusconi: Muammar Gheddafi, disarcionato e assassinato con una guerra civile petrolifera per procura, nella quale la Nato non guardò molto per il sottile su sovranità e confini. Un altro disastro che continua anche ora.

 

Se l’esempio di “Don’t Look Up” è calzante per spiegare un’immediata smemoratezza di fronte a ogni evidenza e avvertimento, oggi in realtà non dobbiamo alzare la testa, ma tenere gli occhi davvero rivolti a terra, anzi, sotto terra, perché la cometa che ci distruggerà  – se non prenderà l’aspetto di un olocausto nucleare realizzato grazie al plutonio prodotto con le centrali nucleari – è lì sotto, creata dalla storia naturale e geologica del nostro pianeta, custodita come un bruciante veleno. E’ il vaso di Pandora che ci eravamo detti che bisognava chiudere, sigillando sotto terra le risorse di idrocarburi che non abbiamo ancora sfruttato, per non far salire la temperatura del pianeta. E’ il vaso di Pandora che, dopo molte promesse e giuramenti, stiamo riaprendo a furor di popolo, per non aver investito quanto bisognava nelle energie rinnovabili, per non averle promosse, per averle ostacolate con ogni tipo di legaccio burocratico, per aver preferito  finanziare i combustibili fossili che ora ci lamentiamo costino troppo ma che continueremo a finanziare come prima e più di prima… E intanto, ora rimettiamo in discussione il bonus del 110% perché ci sono una minoranza di truffatori che se ne sono approfittati. Don’t Look Up: non guardiamo la cometa del malaffare, il rapporto incestuoso tra criminalità, evasione ed elusione fiscale endemica, complicità bancarie e imprenditoria famelica e cleptomane, non cerchiamo di affrontare una pandemia del malaffare e della truffa che in Italia sembra sistemica, si colpisce nel mucchio, anche gli onesti. Applausi della stampa, qualche distinguo di Confindustria che chiede di non penalizzare gli imprenditori (speriamo anche non quelli che hanno organizzato le frodi).

 

La pagheremo cara, la pagheremo sempre più cara, speriamo di non cominciare da subito con la nuova guerra che si profila ai confini gasieri e nucleari dell’Europa che è – anche se nessuno lo dice – una nuova guerra dell’energia fossile e di una geopolitica fossile, dinosauresca.

 

Don’t Look Up

 

di Umberto Mazzantini

 

Fonte: https://greenreport.it/news/energia/il-gas-il-nucleare-e-lucraina-il-dont-look-up-della-politica-e-dei-media/