Un trattato globale vincolante contro l’inquinamento da plastica entro il 2024: l’esito dell’Assemblea Onu

La sua invenzione è valsa il premio Nobel nel 1963 a Giulio Natta e a Karl Ziegler. Il papà della plastica è stato l’unico italiano nella storia ad essersi aggiudicato il massimo riconoscimento per la chimica. Allora a essere premiata fu la capacità di replicare un processo che avveniva in natura creando un materiale del tutto innovativo: il propilene isotattico. Oggi quello stesso materiale del quale venivano esaltate la resistenza e la robustezza è diventato un problema: non per la sua natura, quanto per la nostra incapacità di gestirlo. Prodotto in eccesso, disperso nell’ambiente, ridotto in microparticelle è arrivato a causare una “epidemia” che sta lentamente soffocando il Pianeta. Di un uso più consapevole della plastica, della sua regolamentazione e del suo smaltimento si è discusso negli ultimi tre giorni a Nairobi, in Kenya, all’Assemblea dell’ambiente delle Nazioni Unite, (UNEA-5). Ed è al termine di questa assemblea che è sato raggiunto un traguardo storico (valso un minuto di standing-ovation): la creazione di un comitato intergovernativo per negoziare e finalizzare entro il 2024 un trattato giuridicamente vincolante in tutto il mondo contro l’inquinamento da plastica. La risoluzione, approvata dalle delegazioni dei governi degli Stati membri dell’Onu, si basa su tre proposte presentate rispettivamente da Perù e Ruanda (che è quella che ha ricevuto il maggior sostegno, da parte di una sessantina di Paesi), Giappone e India.

 

A Nairobi, fino al 2 marzo, i rappresentanti dei 193 Stati membri dell’Onu, delle imprese, della società civile hanno raggiunto un accordo storico: entro il 2024 verrà finalizzato un trattato giuridicamente vincolante per combattere l’inquinamento da plastica in tutto il mondo

«È un giorno che finirà ne i libri di storia», ha dichiarato il presidente dell’Unea, nonché ministro norvegese per il clima e l’ambiente, Espen Barth Eide. «Ora abbiamo un accordo su uno strumento giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica. Non siamo contro la plastica, siamo contro l’inquinamento da plastica».

 

L’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente è l’organo decisionale più importante al mondo sull’ambiente e si riunisce ogni due anni. L’Assemblea riunisce rappresentanti dei 193 Stati membri dell’ONU, delle imprese, della società civile e di altri portatori di interessi per concordare politiche volte ad affrontare le sfide ambientali più urgenti a livello mondiale. Quella che si è svolta in questi giorni è la quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente. Il tema generale che verrà affrontato è: «Rafforzare le azioni a favore della natura per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Il gruppo di esperti per regolamentarne l’uso Il focus è proprio il ruolo della natura nella nostra vita e lo scopo finale è trovare un accordo per intervenire in modo decisivo e tutelare la natura nei suoi aspetti sociale, economico e ambientale.

 

Anche l’Unione Europea è presente con una delegazione: come si legge sul sito dell’UE, il suo obiettivi principale è istituire un comitato internazionale che riesca a negoziare un accordo giuridicamente vincolante a livello globale sulla plastica. Inoltre, l’UE mira all’adozione di un approccio circolare nei confronti della plastica con il supporto di un gruppo di esperti di sostanze chimiche (paragonabile all’ IPCC per la sua azione sul clima). Si legge sul sito: «Attualmente la mancanza di una definizione internazionalmente concordata delle soluzioni basate sulla natura ostacola i progressi in vari processi negoziali, con il rischio di un ecologismo di facciata e di una classificazione errata delle attività. L’UE si adoprerà per ottenere una definizione comune che agevoli le discussioni in sede di COP15 e in altri consessi delle Nazioni Unite come la convenzione sul clima».

 

A che punto siamo con la plastica – il rapporto OECD

Come si legge nel rapporto pubblicato dall’OECD, organization for economic cooperation and development Global Plastics Outlook: Economic Drivers, Environmental Impacts and Policy Options, «L’attuale ciclo di vita della plastica è tutt’altro che circolare”. A livello globale, la produzione annuale di plastica è raddoppiata nel giro di vent’anni: se nel 2000 la produzione ammontava a 234 milioni di tonnellate, nel 2019 siamo arrivati a 460 milioni di tonnellate totali. E l’aumento della produzione si riflette anche proporzionalmente sulla quantità di rifiuti prodotti: da 156 milioni di tonnellate prodotte nel 2000 a 353 Mt nel 2019. «Solo il 9 per cento dei rifiuti di plastica è stato riciclato, mentre il 19 per cento è stato incenerito e quasi il 50 per cento è andato in discarica. Il restante 22 per cento è stato smaltito in discariche non controllate, bruciato in fosse aperte o disperso nell’ambiente».

 

Micro e macroplastica: i numeri

Il Covid ha aumentato i rifiuti di plastica monouso, anche se l’uso della plastica è diminuito complessivamente: «Il lockdown e il calo dell’attività economica nel corso del 2020 hanno ridotto l’uso della plastica del 2,2 per cento rispetto ai livelli del 2019. Tuttavia, l’aumento dell’uso di dispositivi di protezione personale e della plastica monouso ne ha incrementato il consumo. Con la ripresa dell’economia, si prevede che l’uso della plastica riprenda di nuovo, portando a una nuova crescita dei rifiuti di plastica e alle pressioni ambientali associate». I rifiuti di plastica mal gestiti sono la principale fonte di perdite di macroplastica: rappresentano l’88 per cento di rifiuti plastici dispersi nell’ambiente e derivano principalmente da raccolta e smaltimento inadeguati. Solo nel 2019, 22 milioni di tonnellate di materiali plastici sono stato dispersi nell’ambiente. Le microplastiche – polimeri con un diametro inferiore a 5 mm –rappresentano il restante 12 per cento e sono generate da fattori come abrasione di pneumatici o da lavaggio di vestiti fatti di materiali plastici, come il poliestere.

 

Plastica negli oceani

Sempre secondo il rapporto OCSE, nei fiumi si sono accumulati 109 milioni di tonnellate di plastica accumulata e 30 sono i milioni di tonnellate di plastica che oggi si trovano nell’oceano. Solo nel 2019, 6,1 Mt di rifiuti di plastica sono fuoriusciti nei fiumi, nei laghi e nell’oceano. L’accumulo di plastica che oggi si trova nei fiumi, domani potrebbe riversarsi con facilità nell’oceano. «E le perdite potrebbero continuare per decenni, anche se i consumi venissero ridotti». Dal punto di vista delle emissioni, all’interno del documento viene evidenziato come la plastica abbia una impronta non indifferente, con un contributo pari al 3,4 per cento delle emissioni globali di gas serra durante il suo ciclo di vita. «Nel 2019, la plastica ha generato 1,8 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra, con il 90% proveniente dalla sua produzione e conversione da combustibili fossili. Chiudere i cicli dei materiali potrebbe ridurre sostanzialmente questa impronta».

 

Fonte: https://www.corriere.it/pianeta2030/22_marzo_01/assemblea-onu-l-ambiente-cerca-soluzione-all-inquinamento-plastica-f740dd08-98bf-11ec-899b-30de360aaa79.shtml

 

di Valeria Sforzini