Le aree protette italiane verso il 100% di produzioni biologiche entro il 2030: una sfida possibile

Una sfida per il ben-essere in tempi di guerra, necessaria ed urgente per dare fiducia ad un rilancio della qualità della vita per la nostra salute. L’agricoltura può essere sana e sostenibile, può rispettare i parametri necessari a combattere la crisi climatica e a proteggere la biodiversità.

 

La legge per la produzione agricola con il metodo biologico, dopo 13 anni di attesa, con 195 favorevoli, 4 astenuti e nessun contrario è stata approvata il 2 marzo 2020 prevedendo mezzi e strumenti a tutela e sostegno del metodo biologico con particolare rilievo nelle aree protette nazionali e regionali di cui alla legge n. 394 del 1991 e le aree comprese nella rete «Natura 2000», previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357.

 

Tra le altre opportunità della legge, l’istituzione di un tavolo tecnico per la produzione biologica e la nascita del marchio biologico italiano; inoltre saranno predisposti un piano d’azione nazionale per la produzione biologica con cadenza triennale e un piano nazionale per le sementi biologiche. Viene anche istituito il fondo per lo sviluppo della produzione biologica. Altre norme riguardano la formazione professionale degli operatori del settore e i distretti biologici.

 

L’introduzione del marchio Bio italiano e la revisione dei controlli risulta una delle novità più interessanti che dovrebbero mettere fine alle polemiche sulle produzioni biologiche ed offrire l’occasione per nuove e maggiori tuteleai consumatori e agli imprenditori.

 

La nuova normativa è in linea con le strategie comunitarie emanate nell’ambito del Green deal, ma anche della Politica agricola comune (Pac) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dove sono stati stanziati 300 milioni di euro dedicati ai contratti di filiera e di distretto biologico. L’obiettivo è quello di aumentare le produzioni sostenibili dal 16 al 25%.

 

«Una giornata storica», l’ha definita il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura Francesco Battistoni: «Con l’approvazione della legge saremo in grado di dare un ulteriore impulso al comparto grazie alle novità introdotte, come il marchio biologico, la definizione giuridica dei distretti bio e la legge delega al Governo per la revisione della normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli. L’Italia è seconda a livello mondiale, dietro soltanto agli Stati Uniti, per prodotti biologici esportati».

 

Con oltre 80 mila aziende l’Italia ha un ruolo di leader in Europa che secondo i recenti dati raccolti in 190 Paesi dal rapporto “The World of Organic Agriculture2022” pubblicato dall’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica (Fibl) le vendite sono cresciute di 14 miliardi rispetto al 2019, un balzo senza precedenti che porta il mercato mondiale a superare i 120 miliardi di fatturato annuo. Nel mercato italiano le vendite sono aumentate del +5% rispetto al 2020, raggiungendo un valore di 4,6 miliardi di euro.

 

Soddisfatto il presidente della Rete internazionale dei Bio-distretti IN.N.E.R. Salvatore Basile, che 18 anni fa codificò il modello biodistrettuale, applicato ora con successo in tutti i 5 continenti: «Il ruolo delle aree protette è fondamentale per la transizione ecologica delle aree rurali, da perseguire attuando le buone pratiche dell’agroecologia ed i principi dell’agricoltura biologica, che sono anche alla base di tutti i bio-distretti. In questa direzione il prossimo 11 marzo alle ore 10 promuoveremo presso la sede del Parco nazionale del Vesuvio ad Ottaviano (NA) un Convegno sull’avvio di un nuovo distretto biologico nell’area vesuviana che, insieme a quello del Parco nazionale del Cilento ed a quello delle Riserve naturali Foce del Sele Tanagro, darà vita al Sistema integrato dei bio-distretti campani». Nel corso dell’incontro ampio spazio sarà dedicato alla presentazione della nuova legge nazionale sul biologico.

 

Il ruolo delle aree protette

 

L’articolo 13 della legge disciplina i distretti biologici, intendendosi tali – fermo restando quanto previsto dall’articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, che annovera i distretti biologici e i biodistretti tra i distretti del cibo – anche i sistemi produttivi locali, anche di carattere interprovinciale, o interregionale, a spiccata vocazione agricola, nei quali siano significativi:

 

– la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare, all’interno del territorio individuato dal biodistretto, di prodotti biologici conformemente alla normativa vigente in materia;

 

– la produzione primaria biologica che insiste in un territorio sovracomunale, ovverosia comprendente aree appartenenti a più comuni.

 

I distretti biologici si caratterizzano, inoltre, per l’integrazione con le altre attività economiche presentinell’area del distretto stesso e per la presenza di aree paesaggisticamente rilevanti, comprese le areenaturali protette nazionali e regionali di cui alla legge n. 394 del 1991, e le aree comprese nella rete «Natura 2000», previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357.

 

I distretti biologici si caratterizzano, altresì, per il limitato uso dei prodotti fitosanitari al loro interno. Inparticolare, gli enti pubblici possono vietare l’uso di diserbanti per la pulizia delle strade e delle areepubbliche e stabilire agevolazioni compensative per le imprese. Gli agricoltori convenzionali adottano lepratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, sono disciplinati i requisiti e le condizioni per la costituzione dei distretti biologici (comma 4). Sono inoltre indicate le finalità dei medesimi distretti biologici.

 

In questo contesto ed in vista dell’approvazione della legge, molte aree protette avevano già avviato processi virtuosi di cooperazione  legati ai biodistretti per stimolare e attivare una salda cooperazione con i produttori, le aziende agricole, le associazioni di settore e del turismo sostenibile e le istituzioni dei territori dei Parchi come nel caso della “Carta di Padula” sottoscritta il 17 maggio 2018 Certosa di Padula (SA) in occasione del  Convegno su “Agroecologia e Bio-distretti: risorse per le generazioni future”:

 

per sviluppare il biologico territoriale in Italia, attraverso la crescita dei bio-distretti

per raggiungere il 100% di produzioni biologiche entro il 2030 nei Parchi.

L’intento ara quello di sviluppare la rete di supporto all’attuazione della Carta di Padula e della Carta europea dell’agro-ecologia nelle aree protette, da rilanciare sulla base delle nuove conoscenze e dei nuovi contributi della legge sul biologico in corso di presentazione.

 

Consolidare quindi la partnership tra i soggetti sociali disponibili a promuovere l’Agro-ecologia, e i Bio-distretti, puntando nel contempo a rafforzare le relazioni tra le aziende agricole, le associazioni di settore e del turismocon le Istituzioni e gli enti di ricerca e tutti gli attori impegnati su questa lungimiranti prospettive.

 

di Domenico Nicoletti

 

Fonte: https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/le-aree-protette-italiane-verso-il-100-di-produzioni-biologiche-entro-il-2030-una-sfida-possibile/