Pronta la mappa delle aree con le carte in regola per ospitare il deposito delle scorie nucleari

l plico è stato consegnato il 15 marzo, come da programma. Al ministero per la Transizione ecologica (Mite) è arrivata la mappa aggiornata delle località che hanno tutte le carte in regola per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. In gergo tecnico è la Carta nazionale delle aree idonee. In una sigla Cnai. Un documento al momento secretato, perché dovrà ricevere una serie di autorizzazioni prima di essere pubblicato.

 

È l'ultimo passaggio tecnico per selezionare la rosa di territori che potrebbe ospitare l'impianto dove stoccare 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi, tra scarti della filiera dell’atomo ormai dismessa e scorie dalla medicina nucleare e dall’industria. Poi, dopo la sua pubblicazione, a parlare sarà la politica, per riuscire a individuare il luogo dove costruire il deposito, un cantiere da 900 milioni di euro, quattromila operai e quattro anni di durata. L'auspicio è quello di un'auto-candidatura. Prospettiva, tuttavia, sempre più remota.

 

Dove eravamo rimasti

La Cnai sancirà quali siano in Italia le località che possiedono tutte le caratteristiche per poter ospitare l'infrastruttura. La scelta ricade già su una rosa ristretta di 67 aree, dislocate tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, frutto di un precedente lavoro di selezione. Dodici in particolare, tra le province di Torino, Alessandria e Viterbo, rispondono a pieni voti ai criteri stabiliti da Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning nucleare. 

 

Tuttavia nessuna si è resa disponibile ad accogliere il deposito, che sarà realizzato da Sogin. Anzi, in occasione del seminario nazionale (una consultazione pubblica con enti locali e associazioni dei territori che si è svolto tra settembre e dicembre 2021), tutti i rappresentanti delle aree individuate si sono espressi contro, contestando alcune delle informazioni prodotte da Sogin e richiamando una serie di condizioni per essere esclusi dalla scelta, dall'agricoltura di pregio a monumenti storici, dalla presenza di altre infrastrutture critiche a falde acquifere o parchi. Sogin ha fatto sapere di aver ricevuto oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di 25mila pagine di documenti.

 

Cosa ci aspetta ora

A valle di questi incontri e di altri dati che ha ricevuto nel 2021, Sogin ha preso la prima bozza di territori ritenuti adeguati (detta Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, Cnapi) e l'ha sfrondata. La Cnai, consegnata al ministero guidato da Roberto Cingolani, dovrà ottenere il via libera dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin), l'ente nazionale che vigila la filiera dell'atomo. Dopodiché ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile (Mitm) e Mite dovranno approvarla e pubblicarla. A quel punto si conoscerà la rosa di potenziali indirizzi del deposito delle scorie.

 

I tempi a questo punto sono in mano alla politica. Che, storicamente, non ha mai affrontato di buon grado il tema del deposito dei rifiuti radioattivi, rimandando la decisione benché urgente. Basti pensare che la Cnapi, consegnata da Sogin al ministero dello Sviluppo economico (Mise) nel 2016, è stata pubblicata dal ministero il 5 gennaio del 2021, all'improvviso, costringendo molti dei Comuni interessati a correre a reclutare esperti e raccogliere dati per valutare la decisione. Wired ha chiesto un commento al Mite, senza ricevere risposta.

 

L'Italia non si può permettere altre esitazioni. È uno dei pochi paesi in Europa a non avere ancora una struttura di questo tipo. E ha contratti milionari per tenere alcune scorie in Francia e nel Regno Unito, benché Sogin sia riuscita a strappare qualche sconto. Parigi e Londra, tuttavia, vogliono rassicurazioni sul rientro dei rifiuti in patria.

 

Risolverebbe una partita molto delicata un'auto-candidatura di uno dei territori che sarà nella Cnai. In questo modo i ministeri non sarebbero tenuti a negoziazioni a livello locale. O, se anche questi fallissero, a dover decidere d'imperio dove costruire il deposito. Tuttavia se c'è una cosa chiara che è emersa al seminario nazionale è il netto, corale no di tutti gli interessati a ospitare l'infrastruttura. Non una buona premessa. E questo nonostante esempi nel resto d’Europa, come quello di Aube in Francia o Cabril in Spagna, dimostrino che questi impianti possono convivere con agricoltura tradizionale e turismo (quello francese è nella regione dello Champagne) o con oasi naturali (nei cui pressi sorge quello iberico).

 

Il progetto

Nel deposito saranno stoccati 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa intensità e temporaneamente i 17mila a media e alta intensità, in attesa che a livello europeo si costruisca un impianto centralizzato. Il deposito occuperà 150 ettari e sarà composto da novanta costruzioni in calcestruzzo armato, dette le celle, che a loro volta conterranno i moduli in cemento, dove saranno collocati i contenitori di metallo con i rifiuti. Un sistema a matrioska per sigillarli per i successivi 300 anni. Sorgerà anche un parco tecnologico per la ricerca e lo studio sui rifiuti nucleari. L'anno scorso si diceva che il 2022 sarebbe stato l'anno buono per chiudere la partita. Vediamo se la promessa sarà mantenuta.

 

Fonte: https://www.wired.it/article/nucleare-deposito-scorie-nazionale-cnai-aree-idonee-sogin-mise/