Dalle rinnovabili 700 mila nuovi occupati nel 2021: «Ma servono nuove strategie e pari opportunità»

 

 

 

 

 

 

Due miliardi di persone lavorano nel mondo. Dipendente più o precario meno. E certo che, se confrontato con questo numero, potrebbero apparire pochi 12 milioni e 700mila individui occupati in un determinato settore. Ma qui stiamo parlando di energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico e altro ancora), un campo lavorativo in forte crescita e soprattutto abbastanza recente. A dare i numeri ci hanno pensato l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) e l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), pubblicando il rapporto, “Renewable energy and jobs”, presentato nel corso del Global Clean Energy Action Forum di Pittsburgh, negli Stati Uniti. E sempre per gli amanti dei numeri, soltanto lo scorso anno si sono aggiunti all’esercito dei dipendenti delle rinnovabili, ben 700 mila unità. Superando così i 12 milioni di posti di lavoro. E tutto questo nonostante l’emergenza sanitaria e la crisi energetica sempre più col fiato sul collo del mondo intero.

 

Secondo il report “Renewable energy and jobs”, curato da Irena , l’occupazione nelle rinnovabili ha raggiunto nel mondo 12,7 milioni di unità. Solo nel 2021, 700 mila nuovi posti di lavoro. Ma occorrono catene di approvvigionamento stabili. Crescono i mercati nazionali.

 

Quali sono i motivi di tale corsa al lavoro da energia rinnovabile? Prima di tutto, le dimensioni del mercato nazionale sono uno dei principali fattori che influenzano la creazione di posti di lavoro nelle energie rinnovabili. Poi, una parte importante per questo settore è dato dalla manodopera e da altri costi. Intanto, tra le rinnovabili al più alto tasso di occupazione, troviamo l'energia solare: il fotovoltaico è il settore in più rapida crescita; nel 2021 ha garantito 4,3 milioni di posti di lavoro, vale a dire più di un terzo dell'attuale forza lavoro globale nel settore delle energie rinnovabili. Mica male. Ma poi ci sono altri aspetti alla base della crescita di posti di lavoro nel settore energie rinnovabili: cambiamento climatico, ripresa post Covid—19 e interruzione della catena di approvvigionamento contribuiscono a rendere i mercati nazionali più solidi, sia per sostenere la spinta verso l'industrializzazione dell'energia pulita, sia per la capacità di esportazione delle tecnologie rinnovabili.

 

Parole accompagnate dai fatti: il rapporto mostra, infatti, che un numero crescente di Paesi sta creando posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Quasi due terzi di tutti questi posti di lavoro sono in Asia. La Cina da sola rappresenta il 42 per cento del totale globale, seguita da Ue e Brasile con il 10% ciascuno e da Stati Uniti e India con il 7 per cento ciascuno.

 

Transizione per tutti e spazio alle donne

Sulla stessa lunghezza d’onda, le parole del direttore generale dell'Oil, Guy Ryder: «Al di là dei numeri, esiste una crescente attenzione per la qualità dei posti di lavoro e le condizioni di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, per garantire un'occupazione dignitosa e produttiva. La quota crescente di occupazione femminile suggerisce che le politiche e la formazione dedicate possono migliorare in maniera significativa la partecipazione delle donne alle occupazioni nel settore delle energie rinnovabili, l'inclusione e, in ultima analisi, il raggiungimento di una transizione giusta per tutti».

 

Provando poi a geolocalizzare questa “fame lavorativa” di rinnovabili, scopriamo (o forse riscopriamo) che la Cina è il principale produttore e installatore di pannelli solari fotovoltaici, oltre a creare un numero sempre più crescente di posti di lavoro nel settore dell'eolico offshore. L'India? Ha aggiunto oltre 10 gigawatt di fotovoltaico e ha generato così molti posti di lavoro nell'installazione, anche se rimane fortemente dipendente dai pannelli importati.

 

Geopolitica del sole e del vento

L'Europa rappresenta circa il 40 per cento della produzione mondiale di energia eolica ed è il più importante esportatore di attrezzature correlate; inoltre sta tentando di ricostituire la sua industria di produzione del solare fotovoltaico. Tra le note dolenti, il ruolo dell'Africa è ancora limitato, ma il rapporto sottolinea che vi sono crescenti opportunità di lavoro nel settore delle energie rinnovabili decentralizzate, soprattutto a sostegno del commercio locale, dell'agricoltura e di altre attività economiche. Tra le sorprese che non ti aspetti, ecco il Messico, il principale fornitore di pale per turbine eoliche, mentre il Brasile si conferma il principale datore di lavoro nel settore dei biocarburanti, ma sta anche aggiungendo numerosi posti di lavoro nelle installazioni eoliche e solari fotovoltaiche.

 

Stati Uniti e Cina: è corsa all’eolico offshore

E se la Cina, come abbiamo già detto, spinge molto sull’eolico offshore, è nella logica delle cose trovare gli Stati Uniti sempre più concentrati nel costruire una base industriale nazionale per il nascente settore dell'eolico offshore. Ma il rapporto di Irena non dimentica di parlare di lavoro come dignità per la persona, invitando i governi a formulare pacchetti di politiche complete, comprendenti la formazione dei lavoratori, al fine di garantire posti di lavoro dignitosi, di alta qualità, ben retribuiti e diversificati, nel perseguimento di una transizione equa.

 

di Peppe Aquaro

 

Fonte: https://www.corriere.it/pianeta2030/22_settembre_22/dalle-rinnovabili-700-mila-nuovi-occupati-2021-ma-servono-nuove-strategie-industriali-ade14a2a-3a6e-11ed-b03d-1f9e636121b9.shtml