Fra le specie monitorate dal Living planet report c'è il delfino rosa di fiume dell'Amazzonia, il più grande cetaceo di acqua dolce (chiamato Inia, da Inia geoffrensis, o Bonto), le cui popolazioni sono crollate del 65%, tra il 1994 e il 2016, nella Riserva brasiliana di Mamirauá.
Anche i gorilla di pianura orientale, Gorilla beringei graueri (sottospecie di gorilla orientale che vive al giorno d'oggi solo nelle foreste della Repubblica Democratica del Congo orientale), hanno subito un declino stimato dell'80%, nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega in Congo, tra il 1994 e il 2019.
Di due terzi sono calati i cuccioli di leone marino dell'Australia meridionale e occidentale, monitorati tra il 1977 e il 2019.
Complessivamente, come gruppo di specie, la riduzione maggiore riguarda le popolazioni d'acqua dolce monitorate, diminuite in media dell'83% a causa della perdita di habitat e delle barriere alle rotte migratorie.
Le cause principali secondo il Report del Wwf
Secondo il Living Planet Report le principali cause del declino delle popolazioni di fauna selvatica sono i cambiamenti nell'uso del suolo e del mare, lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, il cambiamento climatico, l'inquinamento e le specie aliene invasive, le minacce provenienti da agricoltura, caccia e bracconaggio, e deforestazione sono particolarmente gravi ai tropici; mentre hotspot di inquinamento sono particolarmente importanti in Europa.
"I dati del Living Planet Report sono l'ennesimo, drammatico allarme del pessimo stato di salute della biodiversità globale e confermano che il tempo a nostra disposizione per invertire la curva dell'emorragia di natura che contraddistingue la nostra epoca è ormai agli sgoccioli” ha detto Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia.
Inoltre, a meno che non limitiamo il riscaldamento globale a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C, è probabile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.
In conclusione, il rapporto indica che solo aumentando gli sforzi di conservazione e ripristino, producendo e consumando, in particolare il cibo, in modo più sostenibile e decarbonizzando rapidamente e profondamente tutti i settori sarà possibile mitigare la doppia crisi di clima e natura.
di Carlotta Urbani
Fonte: https://www.rainews.it/articoli/2022/10/in-50-anni-le-popolazioni-di-fauna-selvatica-calate-del-69-a-rischio-la-salute-generale-del-pian-e3afc13e-70b7-438e-9201-0f129a5e80ab.html