E’ passato un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. La guerra ha ucciso decine di migliaia di persone e gli sfollati sono milioni, ma ha anche causato danni ambientali diffusi. Già nell’ottobre 2022, il rapporto “The Environmental Impact of the Conflict in Ukraine: A Preliminary Review”, pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep) <, da GRID Arendal e dai loro partner, avvertiva che la guerra stava lasciando un’eredità tossica per le generazioni future: «L’intera gamma e la gravità delle conseguenze richiederanno una verifica e una valutazione, sebbene siano già stati identificati migliaia di possibili incidenti di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e il degrado degli ecosistemi, compresi i rischi per i Paesi vicini».
L’Unep sta supportando il governo ucraino nel monitoraggio dell’impatto ambientale da remoto e si sta preparando a intraprendere valutazioni dell’impatto sul campo, un compito colossale vista la portata e la diffusione geografica dei disastri ambientali segnalati.
L’agenzia ambientale dell’Onu ricorda che «Il sostegno agli Stati membri e alle regioni colpiti da disastri e conflitti è fondamentale per il mandato dell’Unep di fornire assistenza tecnica e supporto alla governance ambientale che mantenga sotto costante revisione lo stato dell’ambiente mondiale». Negli ultimi 20 anni , l’Unep ha condotto diverse valutazioni d’impatto dei conflitti in Paesi come Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Kosovo e Balcani occidentali, Iraq, Libano, Territori palestinesi occupati, Somalia, Sud Sudan e Sudan.
L’Agenzia Onu ha condotto una prima spedizione esplorativa in Ucraina nel 2022, a sostegno del coordinatore residente dell’Onu e su richiesta delle autorità ucraine, e sta mobilitando un maggiore sostegno per aiutare a valutare l’ampia gamma di impatti ambientali.
Secondo i dati dell’Unep e dei suoi partner, «Il conflitto ha provocato danni in molte regioni del Paese, con incidenti in centrali e impianti nucleari, infrastrutture energetiche, tra cui cisterne per lo stoccaggio di petrolio, raffinerie petrolifere, piattaforme di perforazione e impianti di gas e oleodotti di distribuzione, miniere e siti industriali e impianti di trasformazione agricola. Il risultato sono stati molteplici casi di inquinamento atmosferico e contaminazione potenzialmente grave delle acque sotterranee e superficiali. Anche le infrastrutture idriche, comprese le stazioni di pompaggio, gli impianti di depurazione e le fognature, hanno subito danni significativi e sono stati danneggiati numerosi impianti industriali, magazzini e fabbriche, alcuni dei quali immagazzinano una serie di sostanze pericolose che vanno dai solventi all’ammoniaca e alla plastica. Sostanze pericolose sono state rilasciate anche da esplosioni in impianti di stoccaggio agroindustriali, inclusi fertilizzanti e impianti di acido nitrico. Ci sono anche segnalazioni che sono stati presi di mira diversi grandi allevamenti di bestiame, dove le carcasse di bestiame rappresentano un ulteriore rischio per la salute pubblica».
In molte aree urbane la bonifica delle abitazioni distrutte comporterà problemi colossali, anche perché i detriti potrebbero essere mescolati con materiali pericolosi, in particolare l’amianto. Le immagini satellitari hanno mostrato anche un aumento significativo degli incendi in varie riserve naturali e aree protette, nonché aree boschive. Inoltre, l’inquinamento dovuto all’uso estensivo di armi, anche nelle aree popolate, e i grandi volumi di rifiuti militari, compresi i veicoli militari distrutti, creano un’importante sfida per la bonifica post conflitto.
La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato che «La mappatura e lo screening iniziale dei rischi ambientali servono solo a confermare che la guerra è letteralmente tossica. La prima priorità è che questa distruzione insensata finisca ora. L’ambiente riguarda le persone: si tratta di mezzi di sussistenza, salute pubblica, aria e acqua pulite e sistemi alimentari di base. Si tratta di un futuro sicuro per gli ucraini e i loro vicini, e non si devono fare ulteriori danni. L’Ucraina avrà quindi bisogno di un enorme sostegno internazionale per valutare, mitigare e riparare i danni in tutto il Paese e alleviare i rischi per l’intera regione».
Osnat Lubrani, coordinatore residente delle Nazioni Unite in Ucraina., ha concluso: «Se ci aspettiamo che possano tornare a riprendere la loro vita di prima, milioni di ucraini sfollati hanno bisogno di un ambiente sano e sicuro in cui tornare a casa. Non appena i combattimenti finiranno, e devono finire presto, dovrà essere sostenuta una colossale operazione di bonifica».
Intanto, con 141 voti a favore e 7 contrari (Bielorussia, Corea del nord, Eritrea, Mali, Nicaragua, Russia e Siria) e 32 astenuti, tra i quali ci sono colossi demografici e geopolitici come Cina, India e Pakistan, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto la fine della guerra in Ucraina e che la Russia «Ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina».
L’assemblea generale dell’Onu ha invece respinto due emendamenti proposti dalla Bielorussia che chiedevano di modificare diverse disposizioni della risoluzione e di invitare gli Stati membri dell’Onu dall’astenersi dall’inviare armi nella zona del conflitto.
La risoluzione Onu approvata esortata gli Stati membri a «Cooperare in uno spirito di solidarietà per affrontare gli impatti globali della guerra sulla sicurezza alimentare, l’energia, la finanza, l’ambiente e la sicurezza nucleare». Sottolineando che «Gli accordi per una pace duratura dovrebbero prendere in considerazione questi fattori» e ha anche invitato tutte le nazioni a «Sostenere il Segretario Generale nei suoi sforzi per affrontare questi impatti».
La risoluzione ha ribadito «L’impegno dell’Assemblea per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, estendendosi alle sue acque territoriali» e ha inoltre sottolineato «La necessità di garantire la responsabilità, ai sensi del diritto internazionale, per i crimini più gravi commessi in Ucraina attraverso indagini e procedimenti nazionali o internazionali indipendenti per garantire giustizia a tutte le vittime e la prevenzione di crimini futuri».
Fonte: https://greenreport.it/news/inquinamenti/unep-la-guerra-in-ucraina-e-letteralmente-tossica/