Riscaldamento e raffrescamento: l’urgenza della decarbonizzazione

L’UE ha raggiunto l’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas a effetto serra del 20%, rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, il raggiungimento dell’obiettivo per il 2030 per tagliare le emissioni del 55% richiede il raddoppio della riduzione annuale delle emissioni di gas a effetto serra ottenuta tra il 2005 e il 2020. Il riscaldamento e il raffrescamento rappresentano la metà del consumo energetico finale dell’UE, il che ne fa un settore chiave negli sforzi dell’Europa per migliorare la sicurezza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. 

Il briefing “Decarbonising heating and cooling: a climate imperative“ dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), pubblicato il 23 febbraio 2023, sottolinea il doppio vantaggio – mitigazione del clima e sicurezza dell’approvvigionamento – di combinare l’efficienza energetica e le misure di conservazione con il rapido passaggio all’uso di energia rinnovabile e di scarto per il riscaldamento.

Uso storico delle fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento nell’UE, livelli 2005-2020 e Piani di azione nazionali per le energie rinnovabili (NREAP 2020). Fonte: AEA

Le misure di riqualificazione e conservazione dell’energia, comprese le campagne di informazione del pubblico, hanno dimostrato la loro efficacia nel ridurre il fabbisogno complessivo di riscaldamento e raffrescamento. Tuttavia, il briefing dell’AEA ricorda che le misure di efficienza energetica da sole non sono sufficienti per decarbonizzare il riscaldamento e il raffrescamento quando i combustibili fossili vengono utilizzati come principale fonte di energia. Nel 2020, quasi l’80% di tutto il consumo energetico domestico ha riguardato il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua, con oltre la metà di questa energia fornita dalla combustione di combustibili fossili, in particolare gas. Gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili e di recupero per il riscaldamento e il raffreddamento sono necessari per ridurre il consumo di gas, l’impatto climatico e l’inquinamento atmosferico.

dati di Eurostat hanno messo in evidenza che nel 2020, nonostante la pandemia di Covid-19 abbia bloccato le attività industriali e un inverno eccezionalmente mite abbia ridotto il fabbisogno di riscaldamento nella maggior parte degli edifici europei, la domanda di riscaldamento e raffrescamento residenziale e industriale è stata solo del 10% inferiore al livello medio annuo registrato dal 2005 al 2009, denunciando che i progressi nel conseguimento di una riduzione permanente del fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento sono troppo lenti.

Consumi finali di energia nelle famiglie dell’UE per riscaldamento degli ambienti e dell’acqua disaggregati per tipo di combustibile nel 2020 (Fonte: Eurostat)

Nel 2020 i Paesi settentrionali dell’UE, dove gli edifici hanno bisogno di più riscaldamento durante i mesi invernali, avevano raggiunto quote superiori al 50% di energia rinnovabile per riscaldamento e raffrescamento  utilizzando quote elevate di biomassa. L’uso diffuso di moderni sistemi di teleriscaldamento in questi paesi può facilitare l’integrazione del calore a bassa temperatura da fonti geotermiche e solari termiche e dal calore di scarto recuperato. Anche il Portogallo ha raggiunto una quota elevata di riscaldamento e raffrescamento rinnovabile, pari al 42%, integrando un mix più omogeneo di fonti rinnovabili che comprende pompe di calore, energia solare termica e utilizzo di biomasse solide per riscaldamento e raffrescamento. 

Ulteriori opportunità esistono in tutti i Paesi dell’UE di utilizzare diverse fonti rinnovabili e da rifiuti per il riscaldamento e il raffreddamento e sfruttare la digitalizzazione per sviluppare un sistema energetico più flessibile, sicuro e integrato che comprenda reti di riscaldamento, elettricità e mobilità.

Nell’Europa centrale e orientale, molti sistemi di teleriscaldamento urbano sono vecchi e segnati da sfide, tra cui il superamento dei problemi derivanti dalla scarsa manutenzione e dall’abbandono. Sebbene sia possibile modernizzare alcuni di questi sistemi per ridurne i costi di gestione e l’impatto ambientale, farlo non è semplice. La ricerca di soluzioni richiederà un’attenta analisi di compromessi economici e ambientali, anche per quanto riguarda alternative potenzialmente più sostenibili.

Poiché i sistemi di riscaldamento e raffrescamento durano più di un decennio, la sostituzione di combustibili fossili con la biomassa in tutti i Paesi può avere implicazioni indesiderate per il clima e l’ambiente. Spesso, tali materie prime possono essere utilizzate in modo più ottimale per sostituire materiali da costruzione a più alta intensità di carbonio o materie prime petrolchimiche. Spesso, tali materie prime possono essere utilizzate in modo più ottimale per sostituire materiali da costruzione a più alta intensità di carbonio o materie prime petrolchimiche. Sebbene i combustibili da biomassa sostenibili siano una fonte di energia rinnovabile, gli alberi e altra vegetazione fungono anche da pozzi di assorbimento del carbonio. Pertanto la domanda di risorse di biomassa, ad esempio per il riscaldamento, deve essere attentamente bilanciata con la necessità di aumentare i pozzi di assorbimento del carbonio terrestre, in linea con il quadro giuridico esistente per le emissioni e gli assorbimenti di gas a effetto serra derivanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF ) nel quadro 2030 per il clima e l’energia.

Non esistono pallottole d’argento per decarbonizzare gli edifici – osserva l’AEA – L’adeguamento termico durante questo decennio deve essere accompagnato da misure per sostituire i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili con fonti energetiche a zero e a basse emissioni di carbonio”.

Per gli edifici che utilizzano combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento, l’adeguamento termico dell’involucro è un passo fondamentale verso la decarbonizzazione del loro consumo energetico, ma da solo non è sufficiente. Un ulteriore isolamento di tali edifici aiuta a risparmiare energia e a ridurre la quantità di combustibili fossili utilizzati per il riscaldamento e il raffreddamento. Tuttavia, per decarbonizzare con successo il settore edile in linea con gli impegni climatici dell’UE per il 2030 e il 2050, l’adeguamento termico di tali edifici deve essere accompagnato da un passaggio a sistemi di riscaldamento basati su fonti rinnovabili

I responsabili politici possono massimizzare i co-benefici socio-economici, sanitari e ambientali delle strategie di riscaldamento e raffreddamento da rinnovabili, valutando le possibili interazioni e le implicazioni di specifici percorsi energetici, dando priorità alle fonti energetiche locali più sostenibili che corrispondano alle esigenze e alle opportunità delle popolazioni locali.

L’AEA ricorda, infine, che la Commissione UE ha recentemente pubblicato una tabella di marcia per il sostegno politico alla decarbonizzazione del riscaldamento e raffrescamento in Europa

Fonte: https://www.regionieambiente.it/riscaldamento-raffrescamento/