Amazzonia, persi 5 milioni di ettari di foresta in cinque anni

Oltre 5 milioni di ettari di foresta amazzonica sono andati perduti tra gennaio 2017 e novembre 2021, l’equivalente dell’intero Costa Rica: lo documentano miliardi di immagini radar acquisite dai satelliti Sentinel-1 di Copernicus, il programma di osservazione della Terra di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea. È ormai dal 2015 che la missione Sentinel-1 permette di monitorare con una regolarità senza precedenti la salute delle foreste tropicali di tutto il mondo: milioni di gigabyte di dati vengono acquisiti giorno e notte, anche in presenza di nubi, nebbia, fumo o aerosol, permettendo così di avere aggiornamenti sulla deforestazione ogni 6-12 giorni con una risoluzione di 20 metri. Grazie al progetto scientifico «Sentinel-1 for Science: Amazonas» coordinato dall’Esa, oltre 450 terabyte di dati sono stati rielaborati ottenendo un data cube, ovvero una struttura di dati multidimensionale che contiene informazioni statistiche rilevanti per identificare la deforestazione (leggi anche: Brasile, deforestazione 2022 record in Amazzonia: persa un’area pari a 3mila campi calcio al giorno).

 

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L’Amazzonia ha sofferto nel 2022 con il quinto record annuale consecutivo di deforestazione, secondo il monitoraggio satellitare realizzato da Imazon. Tra gennaio e dicembre sono stati devastati 10.573 km², la più grande distruzione in 15 anni, da quando l’istituto di ricerca ha iniziato a monitorare la regione, nel 2008. Cio equivale alla demolizione di quasi 3mila campi da calcio al giorno di foresta. Nell’infografica GEA i dati forniti da Imazon.

 

Grazie a questo approccio è stata condotta un’analisi dinamica della deforestazione dell’Amazzonia, con una mappa che indica la perdita di oltre 5,2 milioni di ettari in meno di cinque anni. «Quello che stiamo vedendo dallo spazio è oltre un milione di ettari di foreste umide tropicali che scompaiono ogni anno nel bacino amazzonico, con l’anno peggiore che è il 2021 in Brasile. D’ora in poi possiamo tenere traccia di queste perdite e riferirle in modo trasparente e coerente ogni 12 giorni», commenta l’esperta Neha Hunka della compagnia Gisat che collabora al progetto. Il prossimo obiettivo sarà quello di quantificare la perdita di carbonio sulla base delle variazioni della copertura del suolo, in collaborazione con il team Climate Change Initiative dell’Esa.