Siccità, auto, case green: un rapporto valuta l'impatto ambientale delle nuove tecnologie

Uno strumento per orientare scelte tecnologiche indispensabili e urgenti per l'ambiente, ma attente agli sviluppi futuri. Il rapporto Siccità, transizione auto, case green. Mission impossible, yet mandatory dell'Osservatorio imprese della facoltà di Ingegneria civile e industriale dell'Università La Sapienza di Roma (che viene presentato oggi al Mase) è, nelle parole del presidente Riccardo Gallo "un contributo di informazioni scientifiche e tecnologiche ad uso del governo italiano. Il messaggio che vuole veicolare è che sono necessari cambiamenti urgenti e le autorità preposte non posson recalcitrare. Tuttavia, quando si  adottano nuove tecnologie per risolvere problemi come quelli della siccità, della mobilità e dell'edilizia è importante tenere in conto che le nemmeno le tecnologie sono mature, per cui si devono fare scelte oculate".

 

Il rapporto è un documento di quasi cento pagine di contenuto prevalentemente tecnologico. L'Osservatorio, che lo ha elaborato, è una commissione interna della facoltà di Ingegneria civile e Industriale della Sapienza e ha il compito di facilitare il trasferimento di conoscenza dalle imprese italiane più dinamiche, innovative, internazionali, redditive ai consigli d'area didattica della facoltà, in modo da integrare l'offerta formativa e migliorare il profilo dei propri laureati. Al rapporto, come sottolinea Gallo, "hanno contribuito i maggiori esperti di ciascuno dei tre temi, docenti di ingegneria civile e industriale della Sapienza".

 

Nel descrivere il lavoro fatto Gallo sottolinea più volte che "l'evoluzione drammatica della situazione, dovuta anche al cambio climatico, spinge a far presto e a ipotizzare tecnologie nuove che non sono tutte pronte. Per questo è indispensabile valutare che ognuna ha delle controindicazioni, dei rovesci della medaglia. L'ansia che viene dall'urgenza può portare a sottovalutare le controindicazioni. Questo è il leit motiv del rapporto, che appunto ha come sottotitolo 'mission impossible': siamo combattuti tra l'obbligo a frenare l'inquinamento e l'impossibilità a farlo perché ci sono controindicazioni".

 

Siccità: la dissalazione e l'effetto collaterale della brina

Ogni sezione del rapporto fa degli esempi in questo senso. Per quanto riguarda la siccità, il capitolo 1, coordinato da Francesco Napolitano, indica tra le tecnologie di possibile utilizzo per aumentare le risorse idriche per l'agricoltura gli impianti di desalinizzazione. In questo senso, le tecniche sono molto avanzate, ma, si legge nel rapporto: "Uno dei maggiori problemi dei processi di dissalazione è la brina, ovvero l'acqua di mare concentrata. Laddove si potrebbe pensare di dismettere la brina direttamente in mare, l'operazione non risulta semplice in quanto ha sensibili impatti sulla flora e fauna sottomarina ai punti di immissione. Il problema, quindi, non permette elevate rese dei processi, a meno che la brina non venga destinata al suolo per la produzione del sale marino".

 

Le auto e i limiti dei biocarburanti tradizionali

La transizione verso auto non più alimentate con combustibili fossili è una delle grandi sfide affrontate dal rapporto nel capitolo 2, coordinato da Domenico Borello. Anche qui si sottolineano  pro e contro delle nuove tecnologie e tra le alternative disponibili al petrolio e al gas vengono citati anche i biocarburanti. Il nome è promettente, ma il rapporto spiega che "La produzione di biocarburanti tradizionali è in forte aumento e (questo è il forte rischio) può portare allo sfruttamento di terreni finora non coltivati come foreste, zone umide e torbiere, che costituiscono aree a elevato stoccaggio di carbonio. Questo processo, noto come cambiamento indiretto della destinazione del suolo, può causare il rilascio di anidride carbonica immagazzinata negli alberi e nel suolo e rappresenta un attentato alla riduzione di gas serra, perché diminuirebbe la capacità di assorbimento dell'anidride carbonica da parte dell'ecosistema vegetale".

 

 

Edilizia: l'attività sismica e gli incendi

Il capitolo 3, coordinato da Livio de Santoli, parte dalla direttiva Ue EPBD (Energy Performance Building Directive) del 2018, che è una guida generale sull'efficienza energetica degli edifici e che è stata recepita in Italia dal Decreto legislativo 48/2020. In questo ambito, ciascun Paese deve presentare alle istituzioni europee un quadro riassuntivo di azioni per fronteggiare anche i rischi connessi all'attività sismica e agli incendi, e deve redigere una tabella di marcia per raggiungere gli obiettivi di medio termine al 2030 per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell'Ue almeno del 55% rispetto al 1990. Anche in questa sezione, strumenti normativi e tecnologici a disposizione e in fase di implementazione vengo analizzati nel dettaglio, con valutazioni puntuali su "fattibilità tecnica, ambientale ed economica dei sistemi alternativi ad alta efficienza, come primo passo all'interno dell'iter progettuale di nuovi edifici".

 

"Il rapporto si concentra sull'Italia - conclude Gallo - ma siccome valuta variabili interconnesse bisogna sempre considerare che la situazione è mondiale, non soltanto italiana, perciò è ovvio che le scelte vadano fatte da organismi mondiali, con opzioni tecnologiche globali fornite da una comunità scientifica già internazionale. Indispensabile però che questa non diventi per i singoli Paesi una scusa per l'inazione: non ci sono alibi, non si può stare a girarsi i pollici. È vero che l'Italia è politicamente più debole di altri Paesi, ma questo non può esimerla dal farsi pungolo ad ogni livello".

 

di Cristina Nadotti

 

Fonte https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/09/13/news/siccita_case_green_transizione_auto_rapporto_sapienza-414103462/