Papa. «Il cambiamento climatico? Innegabile»: ecco che cosa dice la “Laudate Deum”

Il punto di partenza è perentorio: Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono sempre più evidenti». Anzi, «forse ci stiamo avvicinando a un punto di rottura». Lo scrive il Papa in apertura di Laudate Deum, l’Esortazione apostolica sulla crisi climatica che aggiorna l’enciclica Laudato si’ e che il Pontefice indirizza “a tutte le persone di buona volontà”. Il documento viene pubblicato non a caso il 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi patrono dell’ambiente, conclusione del Tempo del Creato, e giorno di apertura del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. A seguire alcuni dei punti più significativi del documento pubblicato integralmente su Avvenire.

 

Quelli che minimizzano e accusano i poveri

Nel documento il Papa cita quanti ricordano che fenomeni di raffreddamento e fortissimo caldo ci sono sempre stati. «Trascurano di menzionare l’insolita accelerazione del riscaldamento» e per mettere in ridicolo chi ne parla citano il verificarsi di freddi estremi

«dimenticando che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento globale». Sembrerebbe poi, ed è un triste tentativo di semplificare la realtà, «che la colpa sia dei poveri» responsabili di «avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne». Invece, i numeri dicono «che una percentuale più ricca della popolazione mondiale in quina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri».

 

Le cause

Malgrado «opinioni sprezzanti e irragionevoli anche dentro la Chiesa». Le responsabilità dell’uomo nel provocare il cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio, avverte il Papa. E il grave velocizzarsi dei fenomeni dipende «dagli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli». Alcune manifestazioni di questa crisi climatica, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno, la riduzione dei giacchi sono irreversibili per centinaia di anni. Tuttavia non bisogna cedere a diagnosi apocalittiche e irragionevoli. Si tratta piuttosto di assumere una visione più ampia «che ci permetta non solo di stupirci delle meravigli del progresso ma anche di prestare attenzione ad altri effetti che probabilmente un secolo fa non si potevano nemmeno immaginare».

 

Il potere della tecnologia

Il secondo capitolo della Laudate Deum è dedicato al “crescente paradigma tecnocratico” evidenziando «che le capacità ampliate dalla tecnologia danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero». «Non ogni aumento di potere», infatti, «è un progresso per l’umanità». Basti pensare alle tecnologie utilizzate per lanciare bombe atomiche e annientare gruppi etnici.

 

L’uomo parte della natura

Fermo restando che l’uomo non è un fattore esterno capace solo di danneggiare l’ambiente, «dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti». Ci vuole lucidità è onestà, l’amara constatazione, «per riconoscere in tempo che il nostro potere e il progresso che generiamo si stanno rivoltando contro noi stessi». Alla base anche la logica del massimo profitto al minimo costo e una sbagliata concezione della “meritocrazia” che è diventata «un meritato potere umano a cui tutto deve essere sottoposto, un dominio di coloro che sono nati con migliori condizioni di sviluppo».

 

La debolezza della politica internazionale

Il terzo capitolo evidenzia che le crisi globali «vengono sprecate quando sarebbero l’occasione per apportare cambiamenti salutari». In questo senso serve un quadro diverso per una cooperazione efficace. Occorre, in particolare «una sorta di maggiore democratizzazione nella sfera globale per esprimere e includere le diverse situazioni». Così «non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti».

 

Il futuro

Il quarto capitolo dell’Esortazione apostolica è dedicato a progressi e fallimenti delle conferenze sul clima. Viene evidenziato il ruolo importante giocato dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 e dalla Cop21 di Parigi nel 2015 che ha prodotto un accordo che ha coinvolto tutti prefigurando come obiettivo a lungo termine il «mantenere l’aumento delle temperature medie globali al di sotto di due gradi rispetto ai livelli preindustriali puntando comunque a scendere sotto gli 1,5gradi». Il proseguo degli incontri, come Sharm el-Sheikh nel 2022 hanno rivelato un basso livello di attuazione dei propositi anche per la mancanza adeguati meccanismi di controllo mentre adesso si guarda con speranza alla Cop 28 di Dubai.

 

Le attese

Il quinto capitolo pone a tema la Conferenza delle parti che dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi si svolgerà negli Emirati Arabi Uniti. L’auspicio è che «porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente». In tale senso le forme di conversione ecologica dovranno aver tre caratteristiche: essere efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili. Un accenno anche alle proteste, alle azioni dei gruppi “radicalizzati” che occupano, dice il Papa, «un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli».

 

Alla luce della fede

L’ultimo capitolo è infine dedicato alle motivazioni spirituali dell’impegno per l’ambiente e dell’Esortazione stessa. Scrive il Papa che «la fede autentica non solo dà forza al cuore umano ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri». In questo contesto ai credenti viene chiesto di contribuire a realizzare una cultura nuova basata per esempio sul ridurre gli sprechi e consumare in modo oculato, così da inquinare meno. Un cambiamento «diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe infatti un impatto significativo a lungo termine». Si tratta di non cedere alle lusinghe di una tecnocrazia che domina tutto e di non considerare l’uomo come un dominus assoluto. Lodate Dio è il nome di queste lettera, conclude il Pontefice, «perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso».

 

di Riccardo Maccioni

 

Fonte https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/crisi-climatica-diseguaglianze-stili-di-vita-irresponsabili-ecco-la-laudate-deum