Proteste degli agricoltori: “Miope e pericoloso prendersela con il Green Deal”

Non si fermano le proteste degli agricoltori in Europa e in Italia. In queste ore i trattori sono giunti a Roma e a Sanremo, dove si sta tenendo il Festival. Questa mobilitazione di massa presenta notevoli ambiguità e solleva molti dubbi, come ha rimarcato anche il nostro Andrea Degl’Innocenti in una puntata di Io non mi rassegno in occasione della quale ha dato ampio spazio all’analisi delle motivazioni che hanno scatenato le proteste e delle conseguenze che esse hanno avuto.

 

Sul tema è intervenuta anche Deafal, ONG che da anni si occupa dell’impatto sociale e ambientale dell’agricoltura e porta avanti, fra le altre cose, un’intensa attività di diffusione dell’agricoltura organica rigenerativa. Secondo Deafal, se i “trattori” hanno avuto un merito, questo è stato porre sotto i riflettori la crisi strutturale che affligge il settore primario e l’intera filiera agroalimentare nell’Unione Europea. “Il problema però – sottolinea l’organizzazione nella sua presa di posizione – è che queste rivendicazioni indicano un colpevole sbagliato: le strategie del Green Deal e Farm to Fork dell’Unione Europea”.

 

Le proteste degli agricoltori sono volte all’ottenimento di una revisione completa della PAC – va ricordato che l’80% dei fondi PAC viene assegnato al 20% delle aziende agricole, principalmente grandi gruppi –, “un esempio di estremismo ambientalista a scapito della produzione agricola e dei consumatori”, oltre alla revisione dell’obbligo per gli agricoltori europei di lasciare incolto il 4% dei propri campi in modo da stimolare la biodiversità dei terreni. Proprio la rigenerazione del suolo è uno dei temi chiave per Deafal e della pratica dell’agricoltura rigenerativa, che l’ONG ha recentemente difeso dai tentativi di “appropriazione indebita” – se così si può dire – da parte della Bayern.

 

“Additare le misure ecologiste comunitarie come responsabili delle difficoltà del settore agricolo equivale a guardare il dito, quando si dovrebbe guardare la luna. La luna, in questo caso, è l’evidenza che oggi produrre cibo in Europa è economicamente insostenibile e gli agricoltori sono costretti a vendere sotto i costi di produzione: in questa prospettiva le manifestazioni di dissenso sono anche comprensibili e legittime”, spiega Deafal in risposta alle rivendicazioni degli agricoltori.

 

Fra l’altro la situazione è mutata radicalmente dall’inizio delle proteste degli agricoltori, poiché la Commissione Europea ha annunciato una sostanziale retromarcia sul regolamento sui pesticidi, andando quindi incontro agli agricoltori. Eppure attribuire al Green Deal le responsabilità di questa crisi è un atto miope e pericoloso, osserva Deafal. Scelte come il ritiro del regolamento Sur sulla riduzione dei pesticidi, il via libera alle Tecniche di evoluzione assistita (TEA) e il rinnovo all’uso del glifosato, solo per fare qualche esempio, hanno svuotato di senso e vanificato i possibili impatti positivi del Green Deal.

 

Sul tema è intervenuto anche il WWF per bocca di Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità, secondo cui «gli effetti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità stanno già causando impatti devastanti sui raccolti e mezzi di sussistenza in tutto il mondo. Rinunciando oggi ad avviare la necessaria trasformazione dei nostri sistemi agro-alimentari, come era bene delineato nelle Strategie del Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità 2030, la situazione peggiorerà notevolmente. Rinviare oltre il 2024 l’attuazione concreta di queste strategie per la riduzione delle emissioni dei gas clima alteranti, dell’uso dei pesticidi in agricoltura e rinunciare al ripristino della natura nelle aree agricole è un errore imperdonabile».

 

“Le ragioni della crisi vanno cercate altrove, nei modelli di produzione, distribuzione e sostegno agli agricoltori“, spiegano ancora da Deafal. “Dobbiamo essere coscienti del fatto che un numero limitato di grandi gruppi industriali esercita un controllo significativo sul mercato globale delle attrezzature agricole, sul settore delle sementi e sulla commercializzazione di cereali e altre derrate alimentari. Questo controllo influisce direttamente sui prezzi sia per i produttori che per i consumatori”.

 

La situazione è dunque piuttosto complessa. Come ha evidenziato anche Andrea Degl’Innocenti, buona parte delle proteste degli agricoltori europei e italiani – che hanno aggiunto alcune rivendicazioni a quelle già avanzate dai colleghi degli altri Paese – non è condivisibile e si rifà esclusivamente a logiche commerciali, quasi corporative, tralasciando completamente l’aspetto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Anche Deafal esprime dubbi in proposito, criticando inoltre chi cavalca politicamente questi movimenti e fa il gioco della lobby dell’agroindustria, sempre attiva per affossare le politiche europee del Green Deal.

 

“La crisi dell’agricoltura europea, ribadiamolo, ha origine da un sistema agroalimentare fallimentare, che pone gli agricoltori in condizioni di dipendenza non solo dai grandi gruppi agroindustriali e dalle fonti fossili, ma anche dai sussidi della stessa Unione Europea. Mantenere in vita un sistema che ha manifestato tutti i suoi limiti e i suoi impatti negativi non farà altro che danneggiare gli agricoltori, ritardando o impedendo un cambiamento inevitabile”, sostiene la ONG.

 

Fonte https://www.italiachecambia.org/2024/02/proteste-degli-agricoltori/