L’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’energia nucleare

Una nuova speranza si profila all’orizzonte per il nucleare. Il dibattito su questa tipologia di energia è tornato al centro dell’agenda politica a causa del cambiamento climatico e della sicurezza energetica. L’energia del futuro, i rettori a fissioni di quarta generazione e quelli a fusione, tra non molto saranno realtà e cambieranno lo scenario energetico mondiale. L’Italia in questa transizione può e deve, secondo la roadmap creata da “Fondazione M&M – Idee per un Paese migliore”, giocare un ruolo importante contribuendo allo sviluppo scientifico delle nuove tecnologie e installando, nel medio termine, centrali nucleari a fissione sul territorio.

 

Esistono due tipologie di produzione di elettricità dagli atomi: la fissione, dove l’uranio rilascia energia scindendosi, e la fusione, dove nuclei leggeri creano elettricità unendosi. Quest’ultima tipologia non produce scorie di lunga durata, ma è ancora in fase di sviluppo e molti Stati, come Germania e Stati Uniti, stanno investendo ingenti somme di denaro per questa tecnologia. Per quanto riguarda la fissione, si sono intensificati gli sforzi e gli investimenti per rendere presto disponibili i cosiddetti Small Modular Reactors (Smr), dispositivi di piccola taglia, più sicuri e la cui filiera costruttiva sarà interamente sviluppata in fabbrica.

 

La comunità internazionale sta lavorando per aumentare l’energia prodotti da atomi e, durante l’ultima conferenza sul clima (Cop28), ventidue Paesi si sono impegnati a triplicare la loro capacità nucleare entro il 2050. Anche l’Unione Europea ha riconosciuto nel suo Green deal il potenziale del nucleare di ridurre le emissioni e di fornire energia pulita e affidabile.

 

L’energia atomica è complementare con quella solare ed eolica per offrire un mix energetico a bassissime emissioni. Il vantaggio del nucleare è quello di essere una fonte di tipo continuativo attiva tutto il tempo, a differenza del solare e dell’eolica che sono discontinue e richiedono sistemi di accumulo. «Per arrivare al Net zero entro il 2050, tenendo conto della crescita della domanda di energia a livello mondiale, il modo più efficiente, meno rischioso e più sostenibile economicamente è quello di integrare le diverse fonti energetiche, compreso il nucleare», spiega Fondazione M&M.

 

In ambito italiano, nel luglio del 2023 è stata creata la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, sotto la guida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase). Questa iniziativa mira a riunire esperti, accademici, e rappresentanti dell’industria per definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore. Sempre sotto il profilo istituzionale, è stato depositato un Disegno di legge contente “Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti sul territorio nazionale e la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare”. In Italia la politica è sempre più preoccupata del tema della sicurezza energetica, soprattutto dopo i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, e della transizione energetica.

 

Nel nostro Paese l’energia nucleare è stata già bocciata da due referendum: nel 1987, dopo il disastro di Chernobyl, e nel 2011, dopo l’incidente di Fukushima. Secondo Fondazione M&M «probabilmente è mancata un’adeguata campagna di sensibilizzazione sulle tematiche energetiche data la poca considerazione che si poneva fino a qualche anno fa su questo tema».

 

Ma la percezione pubblica sta lentamente cambiando. Secondo uno studio di Swg, il ventisei per cento degli italiani è contrario al nucleare, indipendentemente dalle circostanze, il cinquantaquattro è favorevole se così facendo si riducessero i costi dell’energia, il venti per cento invece è favorevole a prescindere. Soprattutto sono i giovani quelli più d’accordo sulle centrali nucleari.

 

Uno dei problemi è che la popolazione non è adeguatamente informata su questo tipo di energia: pochi cittadini sanno cosa sono i reattori a fissione di quarta generazione e, secondo un altro sondaggio Swg, oltre il settantacinque per cento domanda una maggiore informazione sul tema nucleare.

 

Anche negli altri Paesi occidentali i programmi per la costruzione di nuove centrali a fissione sembrano essere in difficoltà a causa, per esempio, delle preoccupazioni relative alla sicurezza, di altalenanti decisioni politiche e del quadro normativo rigido.

 

L’Occidente, anche se sta avviando alcuni programmi di sviluppo della fusione, rischia di perdere la sua leadership nel settore a favore di Cina, India, Russia e Turchia. Queste nazioni stanno costruendo nuovi impianti e nuova tecnologia chiave.

 

«Per facilitare lo sviluppo di un solido settore nucleare e l’eventuale ritorno alla costruzione di centrali sul nostro suolo – dice Fondazione M&M – sono opportuni alcuni passi che affrontino le sfide che gli altri paesi occidentali stanno affrontando su questo settore. L’Italia può e deve mantenere una posizione di rilievo in un settore che sarà di grande espansione».

 

Alcune delle strategie pensate dalla fondazione sono: investire nella ricerca e nella formazione, attuare un processo di designazione dei siti di stoccaggio delle scorie, sperimentare nuovi partenariati con le comunità locali e attuare una campagna di informazione accurata e innovativa.

 

«Lo sviluppo della filiera nucleare e l’eventuale reintroduzione dell’energia nucleare in Italia rappresenta una sfida complessa, ma alla portata del Paese, utile non solo per contribuire a garantire la sicurezza energetica nazionale e la decarbonizzazione – afferma la fondazione – ma come risorsa preziosa per lo sviluppo della nostra economia e per garantirci di giocare ruoli chiave in future scelte strategiche a livello internazionale».

 

Fonte https://www.linkiesta.it/2024/04/italia-ruolo-sviluppo-energia-nucleare/